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Carlovittorio e il “cavallo di Troia”

Fa piacere leggere la presa di posizione della Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi), sulla vicenda di Carlovittorio, il ventenne bresciano interessato da una grave disabilità fisica, che è stato arbitrariamente sottratto alle cure della sua famiglia e rinchiuso da due anni in una struttura sanitaria dove sta progressivamente deperendo. Sono condivisibili la denuncia dei pregiudizi dei servizi socio-sanitari ed il richiamo alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, e tuttavia invitiamo la Federazione ad unirsi al coro di coloro che chiedono una riforma dell’amministrazione di sostegno volta a scongiurare che questi abusi possano ripetersi.

Processione del cavallo di Troia, un dipinto di Giandomenico Tiepolo del 1760 circa (fonte: Wikipedia).

Fa davvero piacere leggere la presa di posizione di Marco Espa e Dario Petri, rispettivamente presidente e già presidente della Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi), sulla vicenda di Carlovittorio, il ventenne bresciano interessato da una grave disabilità fisica acquisita al momento del parto, che è stato arbitrariamente sottratto alle cure della sua famiglia e rinchiuso da due anni in una struttura sanitaria dove sta progressivamente deperendo (Come aggiungere le barriere del pregiudizio alle tante altre barriere, «Superando.it», 2 maggio 2023). Una vicenda della quale, alcuni giorni fa, ci siamo occupati anche al centro Informare un’h (si veda: Carlovittorio, sottratto alle cure della sua famiglia, rischia la vita). Condividiamo in particolare che il primo impegno delle Istituzioni nei confronti delle persone con disabilità debba «essere rivolto al sostegno delle famiglie, con servizi a domicilio, co-progettati e personalizzati; [e che] si dovrebbe garantire a tutti [e tutte], indipendentemente dalla gravità della disabilità, il rispetto del principio di autodeterminazione e autonomia, enunciato dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità».

Espa e Petri osservano che «gli “esperti” tendono a sottostimare le potenzialità delle persone con disabilità, aggiungendo così la barriera del pregiudizio alle tante altre barriere che devono affrontare», e dunque individuano nel pregiudizio dei servizi socio-sanitari il principale fattore che ha determinato la sconcertante vicenda. Che i pregiudizi abbiano giocato un ruolo strategico in questa storia è fuori discussione, ma i pregiudizi da soli non avrebbero potuto assurgere a tanto se i servizi socio-sanitari non potessero disporre di uno strumento che consente loro di sostituirsi alle persone con disabilità nei processi decisionali. Detto ancora più chiaramente: per sottrarre Carlovittorio al suo ambiente di vita i servizi socio-sanitari hanno fatto nominare un amministratore di sostegno esterno alla famiglia che ha disposto che Carlovittorio venisse trasferito in una struttura sanitaria, presumibilmente con l’autorizzazione di un Giudice Tutelare, ma senza tenere in alcuna considerazione la volontà di Carlovittorio che, da quel che risulta, non viene consultato a riguardo. Allora fanno benissimo Espa e Petri a denunciare pubblicamente i pregiudizi e a richiamare la Convenzione ONU, e tuttavia invito la Federazione Italiana ABC a battersi anche per una riforma dell’amministrazione di sostegno finalizzata a fare in modo che questo istituto non possa più essere utilizzato come regime sostitutivo della volontà della persona con disabilità, ma solo come supportosostegno, appunto – all’autodeterminazione della persona con disabilità stessa (come, d’altronde, stabilito dall’articolo 12 della Convenzione ONU richiamata dagli stessi Espa e Petri).

Infatti, sotto questo profilo, la storia di Carlovittorio, non è dissimile da un’altra accaduta lo scorso febbraio a Roma, dove Simone, un altro giovane uomo con una grave disabilità, è riuscito, almeno per ora, a sfuggire all’istituzionalizzazione grazie alla prontezza della madre, Sara Bonanno, che, avendo scoperto che i servizi sanitari stavano richiedendo la nomina di un amministratore di sostegno esterno alla famiglia proprio allo scopo di sottrarlo al suo ambiente di vita, è riuscita a bloccare l’iter di nomina e ad evitare che Simone fosse trasferito in una residenza sanitaria assistita (RSA). «Com’è stato possibile che l’amministrazione di sostegno sia divenuta un’arma intimidatoria?», si chiedeva, giustamente, Bonanno a margine della sua vicenda. E dopo la pubblicazione della storia di Simone anche altre madri caregiver romane hanno trovato il coraggio di rendere pubblici ulteriori episodi di intimidazione e abusi, molto simili a quelli subiti da Bonanno, da parte di alcuni servizi socio-sanitari di Roma e provincia (a tal proposito si legga: Amministrazione di sostegno usata come arma per ricattare le famiglie).

Gli abusi commessi nell’applicazione dell’amministrazione di sostegno sono un fatto assodato e ben documentato da tempo (solo a titolo esemplificativo, si legga: Amministrazione di sostegno, doveva essere un abito su misura… invece), di recente si è anche costituita ALIBES, l’Alleanza per la LIbertà di Scelta e il Bene-Essere psicoSociale, che ha tra i suoi obiettivi programmatici proprio la riforma dell’istituto, mentre  continua ad essere debole l’attenzione al tema di un’importante parte dell’associazionismo delle persone con disabilità. Non è un caso – e lo scriviamo sine ira et studio (senza animosità e parzialità) – che Espa e Petri, pur occupandosi della vicenda Carlovittorio, non affrontino la questione. Eppure la possibilità legale di sostituirsi alla persona con disabilità si configura esattamente come un “cavallo di Troia” attraverso il quale viene introdotta nel nostro ordinamento giuridico – vale a dire in un contesto in apparenza rispettoso dei diritti umani (l’Italia ha ratificato la Convenzione ONU con la Legge 18/2009) –, la possibilità di prendere decisioni sulla vita delle persone con disabilità senza il loro consenso, e di spacciarle per “il loro bene”. Dunque invitiamo la Federazione Italiana ABC ad unirsi al coro di coloro che chiedono una riforma dell’amministrazione di sostegno in linea col dettato della Convenzione ONU. Infatti, più saranno i soggetti impegnati in questa rivendicazione, maggiori saranno le possibilità di porre fine all’arbitrio col quale ancora oggi soggetti terzi possono disporre della vita delle persone con disabilità.

Simona Lancioni
Responsabile di Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa)

 

Vedi anche:

Carlovittorio, sottratto alle cure della sua famiglia, rischia la vita, «Informare un’h», 21 aprile 2023.

Sara Bonanno, Com’è stato possibile che l’amministrazione di sostegno sia divenuta un’arma intimidatoria?, «Informare un’h», 4 febbraio 2023.

Amministrazione di sostegno usata come arma per ricattare le famiglie, «Informare un’h», 23 marzo 2023.

Amministrazione di sostegno, doveva essere un abito su misura… invece, «Informare un’h», 18 febbraio 2022.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema della “Tutela giuridica”.

 

Ultimo aggiornamento il 3 Maggio 2023 da Simona