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Cassazione, importante pronunciamento in materia di discriminazione sulla base della disabilità

Nei giorni scorsi è stata depositata un’importante Ordinanza della Corte di Cassazione in materia di tutela giurisdizionale delle persone disabili vittime di discriminazione. Essa scaturisce da una vicenda, risalente al 2015, nella quale diverse persone con disabilità visiva, accompagnate dal proprio cane guida, sono state costrette dall’addetto incaricato a scendere da una scala mobile della quale si stavano servendo, con la motivazione che l’impianto fosse vietato agli animali. Ora la Suprema Corte ha stabilito che quello fu un episodio di discriminazione basata sulla disabilità.

Una giovane donna cieca con il proprio cane guida.

Giornata storica per la tutela delle persone disabili vittime di discriminazione”, titola la news a firma dell’avvocata Chiara Frare, pubblicata nel sito dell’Associazione Blindsight Project. La news in questione rende conto di una recente Ordinanza della Corte di Cassazione (depositata il 5 aprile 2023) in materia di tutela giurisdizionale delle persone disabili vittime di discriminazione. Una soddisfazione compressibile visto che la vicenda da cui scaturisce riguarda il diritto delle persone con disabilità visiva di accedere a qualunque luogo accompagnate dal proprio cane guida. Un diritto la cui tutela giuridica risale agli anni ’70 (si tratta della Legge 37/1974, e successive modificazioni: la Legge 376/1988 e la Legge 60/2006), ma che ancora oggi, purtroppo, non viene riconosciuto da chi pone sullo stesso piano il cane guida, che svolge la funzione di ausilio per l’autonomia e non può essere separato dalla persona con disabilità, e gli altri animali da compagnia che, in alcuni casi, non possono accedere coi loro padroni a determinati ambienti e servizi.

Ma veniamo alla vicenda sulla quale la Corte di Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi in ultima istanza. L’episodio discriminatorio risale al 9 maggio 2015 ed ha per protagonisti un gruppo di persone con disabilità visiva, accompagnate dal proprio cane guida, che avevano deciso di accedere al centro di Belluno utilizzando la scala mobile Lambioi, un mezzo di trasporto che, superando un dislivello di circa 50 metri, permette l’agevole accesso al centro della città veneta in soli 3 minuti. Fatto sta che «Durante la loro salita con l’ausilio del cane guida, la scala veniva bruscamente fermata e l’addetto incaricato intimava la discesa, opponendo un divieto di accesso con cani previsto nel regolamento di esercizio e indicando, peraltro a persone con cecità, l’apposizione di una cartellonistica di divieto di accedere anche con cani guida all’impianto. Nel trambusto generale, Il gruppetto era quindi costretto a scendere ad impianto fermo».

Sentendosi umiliate dal trattamento ricevuto, e discriminate sulla base della propria disabilità, le persone disabili coinvolte hanno presentato un ricorso ai sensi della Legge 67/2006 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni) davanti il Tribunale di Belluno. Tuttavia, questo primo ricorso venne rigettato, ed i ricorrenti vennero condannati a rifondere le spese.

A questo punto Chiara Frare, nella sua veste di difensore dei ricorrenti (legale che assiste, tra gli altri, anche l’Associazione Blindsight Project nella tutela dei diritti delle persone disabili), ritenendo quel primo pronunciamento ingiusto ed inaccettabile, ha proposto loro di ricorrere in Appello. E questa volta le cose sono andate diversamente. «La Corte d’Appello di Venezia, riformando integralmente la sentenza di primo grado del Tribunale di Belluno, aveva accolto l’impugnazione dando ragione ai ricorrenti, accertando la natura discriminatoria delle condotte tutte poste in essere dal Comune di Belluno e dalla società Bellunum srl (proprietario l’uno e gestore l’altro dell’impianto) ai danni degli appellanti, titolari di un diritto soggettivo assoluto, condannando gli appellati al risarcimento del danno morale patito da ciascuno».

Com’è facile immaginare, questa volta il ricorso che ha portato la vicenda presso la Corte di Cassazione è stato intrapreso dalle parti soccombenti, il Comune di Belluno e la società Bellunum. E tuttavia la Suprema Corte ha rigettato sia il ricorso proposto dal Comune di Belluno sia quello incidentale svolto dalla società Bellunum, «stabilendo in maniera definitiva ed inequivocabile la natura discriminatoria delle condotte tenute da entrambi nei confronti dei disabili visivi accompagnati dai loro cani guida e condannando l’ente e la società partecipata anche alle spese del giudizio di Cassazione».

«La sentenza della Suprema Corte, unitamente alla precedente sentenza della Corte d’Appello di Venezia del 2020 oggi divenuta definitiva, rappresentano la pietra angolare per la tutela delle persone disabili vittime di discriminazione», è stato il commento dei legali dei ricorrenti.

In effetti le potenzialità della Legge 67/2006 sono ancora poco conosciute. Essa è volta a dare piena attuazione ai princìpi di parità di trattamento e di pari opportunità nei confronti delle persone con disabilità. Concetti con i quali dobbiamo ancora familiarizzare, se accade tuttora che le persone con disabilità che vogliono parità trattamento si ritrovino a dover andare in causa. Ora però la pronuncia della Suprema Corte rafforza la tutela giuridica accordata alle persone con disabilità vittime di discriminazione, perché chi discrimina sa che in caso di ricorso giudiziario avrà maggiori probabilità di uscirne soccombente. Non possiamo che rallegrarcene. (Simona Lancioni)

 

Vedi anche:

Sito dell’Associazione Blindsight Project.

 

Ultimo aggiornamento il 6 Aprile 2023 da Simona