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Che succederà ai milioni di persone con disabilità dell’Ucraina?

«Una forte risposta europea all’invasione russa in Ucraina deve rispecchiare i valori dell’Europa nel promuovere i diritti umani, incorporando in ogni azione i diritti e le esigenze delle persone con disabilità»: facciamo nostro il messaggio dell’Alleanza Internazionale sulla Disabilità, sperando che trovi la maggior diffusione possibile e soprattutto un concreto riscontro da parte di “chi può”. Perché se la guerra mina la vita, la salute e la sicurezza di tutte le persone, per quasi tre milioni di persone con disabilità e per le loro famiglie, la situazione, se possibile, è ancora peggiore. *

“I più vulnerabili tra i vulnerabili”, ovvero gli oltre 80.000 bambini e bambine con disabilità chiusi negli istituti (nella foto alcuni di loro).

Lo abbiamo già sottolineato nei giorni scorsi: sono quasi 3 milioni le persone con disabilità che vivono in Ucraìna, disabilità fisiche, sensoriali, intellettive, persone che già dal 2014, ovvero da quando è incominciato quello che con un pessimo termine viene definito “conflitto a bassa intensità”, vivevano una situazione di emergenza. Basti citare quel rapporto prodotto lo scorso anno dall’OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, secondo il quale, anche a causa della pandemia, sul numero totale di persone in Ucraina bisognose di assistenza umanitaria, il 13% aveva una disabilità.
Ora, dopo l’aggressione russa, la guerra in Ucraina non è più “a bassa intensità” e se essa «mina la vita, la salute e la sicurezza di tutti gli esseri umani», come ha dichiarato Yannis Vardakastanis, presidente dell’IDA, l’Alleanza Internazionale sulla Disabilità e dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, «per circa tre milioni di persone con disabilità e per le loro famiglie che vivono in Ucraina, la situazione è molto peggiore».« In quanto persona con disabilità che difende i diritti dei rifugiati con disabilità da molti anni – ha aggiunto Vardakastanis -, sono profondamente preoccupato per le mie sorelle e i miei fratelli in Ucraina che devono affrontare molteplici ostacoli per accedere a un’evacuazione sicura e all’assistenza umanitaria».

Cì sono infatti alcuni elementi da ricordare dopo quanto accaduto in Ucraina nell’ultima settimana: in una situazione di guerra emergono in tutta la loro forza una serie di problemi già presenti e mai risolti in precedenza: dall’inaccessibilità fisica, che ora riguarda ad esempio quella dei rifugi, se è vero che è letteralmente impossibile entrarvi per chi ha una disabilità motoria. E poi l’inaccessibilità delle informazioni: come possono, infatti, le persone con disabilità visiva o uditiva, quelle sordocieche, capire in quale modo accedere alla sicurezza e all’assistenza? E in tempo di guerra aperta, poi, aumentano anche lo stigma e l’ignoranza, in particolare nei confronti delle persone con disabilità intellettiva e di quelle con disabilità psicosociali, esponendole a un rischio maggiore di essere lasciate indietro nelle evacuazioni e di subire violenze e abusi. Fino ad arrivare ai “più vulnerabili tra i vulnerabili”, quelle centinaia di migliaia di persone con disabilità chiuse in strutture istituzionali, tra cui oltre 80.000 bambini e bambine. La loro sorte, se possibile, è ancora più incerta.

Ora, dopo la condanna dell’aggressione russa e il fermo appello lanciato nei giorni scorsi da IDA ed EDF, cui nel nostro Paese si rifà direttamente anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), a garantire protezione e sicurezza a tutte le persone con disabilità dell’Ucraina, come avevamo riferito anche su queste pagine, molto altro è accaduto e nel sito dell’IDA se ne parla così: «L’invasione russa ha innescato una rapida condanna internazionale e promesse di sostegno e aiuto all’Ucraina. In particolare, il conflitto ha portato a una trasformazione senza precedenti nella Regione, con l’azione dell’Unione Europea e dei suoi Stati Membri, sia individualmente che all’unisono, per affrontare la crisi. Ebbene, è fondamentale che i diritti e le esigenze delle persone con disabilità siano incorporati in queste azioni. Che tutte le parti interessate coinvolte nel fornire aiuto e supporto ai civili nelle zone di conflitto comprendano e affrontino i bisogni delle persone con disabilità. Una forte risposta europea all’invasione deve anche rispecchiare i valori dell’Europa nel promuovere i diritti umani».
«Abbiamo forti standard internazionali – ha aggiunto Vladimir Cuk, direttore esecutivo dell’Alleanza – e in qualità di voce che rappresenta oltre un miliardo di persone con disabilità in tutto il mondo, vogliamo ricordare a tutti gli attori che qualsiasi misura adottata per affrontare la situazione e assistere le persone colpite deve garantire pienamente i diritti, l’inclusione e la partecipazione di tutti i gruppi di persone con disabilità secondo le norme internazionali».

Sono questi i messaggi che oggi facciamo pienamente nostri, con la speranza che trovino la maggior diffusione possibile e soprattutto un concreto riscontro da parte di “chi può”. (Stefano Borgato)

* Il presente testo è già stato pubblicato su Superando.it, il portale promosso dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), e viene qui ripreso, con lievi adattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

 

Il testo integrale (in inglese) del messaggio sull’Ucraina lanciato dall’IDA (International Disability Alliance) – è disponibile a questo link. Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: Elham Youssefian (eyoussefian@ida-secretariat.org).

 

Vedi anche:

 

IDA – International Disability Alliance.

EDF – European Disability Forum.

FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap.

Stefano Borgato, Garantire protezione e sicurezza a 2.700.000 persone con disabilità dell’Ucraina, «Informare un’h», 28 febbraio 2022.

 

Ultimo aggiornamento il 2 Marzo 2022 da Simona