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Dateci i dati! Campagna per promuovere indagini sulla violenza contro le donne disabili

In merito alla campagna di cui si tratta nel presente testo, segnaliamo l’aggiornamento del 28 aprile 2022: Dati sulla violenza contro le donne: verrà rilevata anche la disabilità della vittima

La Ministra con delega alle Pari Opportunità integri i quesiti già previsti nella Proposta di Legge in materia di statistiche sulla violenza di genere, attualmente in discussione alla Camera dei Deputati, disponendo che i dati che verranno raccolti nelle indagini statistiche previste nel provvedimento siano disaggregati anche per la disabilità e rilevino informazioni sull’accessibilità dei luoghi e dei servizi antiviolenza. È questa, in estrema sintesi la richiesta della campagna di sensibilizzazione “Dateci i dati! promossa da Informare un’h, un centro impegnato da diversi anni sui temi della disabilità al femminile.

Violenza sulle donne, dati Istat 2014: Violenze fisiche o sessuali: donne con disabilità: 36,6%, donne senza limitazioni: 31,5%; stupri o tentati stupri: donne con disabilità: 10%, donne senza limitazioni: 4,7%; violenza psicologica dal partner attuale: donne con disabilità: 31,4%; donne senza limitazioni: 25%; stalking prima o dopo la separazione: donne con disabilità: 21,6%, donne senza limitazioni: 14,3%.
I dati ISTAT del 2014 mostrano chiaramente che le donne con disabilità sono più esposte alla violenza di genere rispetto alle donne senza limitazioni.

Già approvata al Senato, è ora in dirittura di arrivo alla Camera dei Deputati la Proposta di Legge n. 2805, avente ad oggetto le “Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere”. Si tratta di un provvedimento strategico per la prevenzione della violenza contro le donne, la protezione delle vittime e la punizione degli autori, in linea con le disposizioni contenute nella Convenzione di Istanbul (ovvero la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica) del 2011, che l’Italia ha ratificato con la Legge 77/2013. Infatti, come in qualsiasi altro ambito, anche in relazione a questo fenomeno, per poter attuare politiche adeguate ed efficaci, è necessario fare riferimento alle evidenze scientifiche. La qual cosa, tradotta in termini pratici, significa trovare degli indicatori utili a descrivere il fenomeno stesso e raccogliere i relativi dati statistici. La statistica è una scienza meravigliosa perché se il campione è costruito utilizzando le tecniche probabilistiche, è possibile impiegare i dati raccolti attraverso esso per risalire a quelli dell’intera popolazione. È attraverso questa procedura che gli Istituti di Ricerca come l’ISTAT (l’Istituto nazionale di statistica) riescono a fare rilevazioni affidabili riguardo ai fenomeni di volta in volta considerati.

La Proposta di Legge n. 2805 dovrebbe segnare un ulteriore passo avanti nel contrasto alla violenza di genere perché sistematizza la raccolta dati su questo fenomeno disponendo che l’ISTAT e il SISTAN (ovvero il Sistema statistico nazionale) realizzino, «con cadenza triennale, un’indagine campionaria interamente dedicata alla violenza contro le donne che produca stime anche sulla parte sommersa dei diversi tipi di violenza, ossia violenza fisica, sessuale, psicologica, economica, anche alla presenza sul luogo del fatto dei figli degli autori o delle vittime, e atti persecutori in riferimento a comportamenti che costituiscono o contribuiscono a costituire reato, fino al livello regionale», così prevede il primo comma dell’articolo 2 in tema di Obblighi generali di rilevazione (grassetti nostri in questa e nelle successive citazioni). Un altro elemento qualificante del provvedimento è dato dal fatto che la raccolta dati è stata impostata in modo che i diversi soggetti coinvolti possano interagire tra di loro. Dunque sono definiti gli impegni delle Strutture sanitarie, del Ministero dell’Interno, del Ministero della Giustizia e dei Centri Antiviolenza. Possiamo ritenere che questa impostazione sia corretta e ringraziamo per il lavoro svolto. Tuttavia, esaminando il testo da un altro punto di vista, riteniamo che esso presenti significative criticità. Ci riferiamo alla mancanza di attenzione specifica alle donne con disabilità, e più in generale alle donne e alle ragazze che sono o potrebbero essere vittime di discriminazione multipla e intersezionale.

In merito a tali questioni è importante sottolineare che l’articolo 4 (Diritti fondamentali, uguaglianza e non discriminazione) della Convenzione di Istanbul individua proprio nell’uguaglianza e nella non discriminazione due dei principi cardine della Convenzione stessa. In particolare il comma 3 dell’articolo 4 prescrive che la sua attuazione «deve essere garantita senza alcuna discriminazione fondata sul sesso, sul genere, sulla razza, sul colore, sulla lingua, sulla religione, sulle opinioni politiche o di qualsiasi altro tipo, sull’origine nazionale o sociale, sull’appartenenza a una minoranza nazionale, sul censo, sulla nascita, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere, sull’età, sulle condizioni di salute, sulla disabilità, sullo status matrimoniale, sullo status di migrante o di rifugiato o su qualunque altra condizione». A ciò si aggiunga che nel Capitolo III, in tema di Prevenzione, è stabilito che «Tutte le misure adottate ai sensi del presente capitolo devono prendere in considerazione e soddisfare i bisogni specifici delle persone in circostanze di particolare vulnerabilità, e concentrarsi sui diritti umani di tutte le vittime» (articolo 12, comma 3). Un’analoga formulazione si trova nel Capitolo VI, in tema di Protezione e sostegno, dove si legge: «Le Parti si accertano che le misure adottate in virtù del presente capitolo: […] soddisfino i bisogni specifici delle persone vulnerabili, compresi i minori vittime di violenze e siano loro accessibili» (articolo 13, comma 3). Il tema dell’accessibilità ricorre anche nelle disposizioni sulle case rifugio: «Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per consentire la creazione di rifugi adeguati, facilmente accessibili e in numero sufficiente per offrire un alloggio sicuro alle vittime, in particolare le donne e i loro bambini, e per aiutarle in modo proattivo» (articolo 23); ed in quelle sul supporto alle vittime di violenza sessuale: «Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per consentire la creazione di centri di prima assistenza adeguati, facilmente accessibili e in numero sufficiente, per le vittime di stupri e di violenze sessuali, che possano proporre una visita medica e una consulenza medico-legale, un supporto per superare il trauma e dei consigli» (articolo 25).

Quanto il nostro Paese sia inadempiente sotto il profilo dell’attenzione alle vittime di violenza che versano in circostanze di particolare vulnerabilità (tra le quali rientrano anche le donne con disabilità) è esplicitato con estrema chiarezza dal GREVIO, il Gruppo di esperti/e indipendenti responsabile del monitoraggio dell’attuazione della Convenzione in questione, nel suo primo Rapporto di valutazione riguardo alla situazione italiana (pubblicato a gennaio 2020). In questa sede non è necessario scendere nel dettaglio (chi volesse farlo può consultare la seguente analisi), tuttavia è importante segnalare che tra le molteplici raccomandazioni in tema di contrasto alla violenza nei confronti delle donne con disabilità espresse dal GREVIO, vi è anche quella di «supportare la ricerca e aggiungere degli specifici indicatori correlati a donne e ragazze, nella raccolta dei dati sulla violenza contro le donne che sono o potrebbero essere vittime di discriminazione intersezionale» (punto 27).

Inoltre vale la pena ricordare che nell’ottobre del 2019 proprio la Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità quattro diverse Mozioni presentate da diversi schieramenti e finalizzate a contrastare la discriminazione multipla che colpisce le donne con disabilità. Ebbene, segnaliamo che due di esse – la Mozione 1-00243 (presentata dall’onorevole Lisa Noja e altri/e) e la Mozione 1-00264, (presentata da Alessandra Locatelli e altri/e) – contengono disposizioni per la raccolta di dati disaggregati anche in funzione della disabilità.

Venendo a tempi più recenti, porta la data del 17 novembre 2021 il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 approvato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che annovera tra le sue finalità anche la tutela delle donne «vittime di discriminazioni multiple» (pagina 1), e tra i suoi principi ispiratori il concetto di «inclusione, nell’ottica di considerazione delle vulnerabilità e delle discriminazioni delle vittime», e quello di «intersezionalità, in quanto la parità di genere va considerata in rapporto a tutte le possibili discriminazioni» (pagina 2). Apprezziamo moltissimo questa impostazione, e onestamente non avremmo saputo esprimerci meglio, pertanto ci aspettiamo politiche coerenti e congruenti.

E veniamo al punto: dall’esame del testo della Proposta di Legge n. 2805 non risulta che sia previsto di raccogliere dati disaggregati per la disabilità e neppure sull’accessibilità quanto meno dei centri antiviolenza e delle case rifugio. Gli unici riferimenti espliciti alla disabilità individuati nella Proposta di Legge sono contenuti nel comma 3 dell’articolo 5 (Rilevazioni statistiche del Ministero dell’interno e del Ministero della giustizia), in cui, riguardo alla relazione autore-vittima, si specifica che essa è rilevata, tra gli altri, anche per i reati di «abbandono di persona minore o incapace di cui all’articolo 591 del codice penale», e di «circonvenzione di incapace di cui all’articolo 643 del codice penale».

Il problema è che senza raccogliere dati disaggregati anche per la disabilità in tutti gli snodi del percorso antiviolenza non è possibile descrivere in modo adeguato il fenomeno della violenza nei confronti delle donne con disabilità, né definire e attuare politiche e programmazioni mirate per questo target. Inoltre, senza raccogliere dati sull’accessibilità alle donne con disabilità dei centri antiviolenza e delle case rifugio non sarà possibile intraprendere un percorso di abbattimento delle barriere di diversa natura che queste donne continuano a trovare nell’accesso ai servizi, perpetuando così una situazione di discriminazione sistemico-istituzionale già in atto. Per questo motivo il centro Informare un’h, che da diversi anni è impegnato sui temi della disabilità al femminile, ha deciso di lanciare la campagna di sensibilizzazione “Dateci i dati!” Questa è volta a chiedere che i dati che verranno raccolti nelle indagini statistiche previste nella Proposta di Legge n. 2805 siano disaggregati anche per la disabilità, e che nelle stesse indagini vengano inseriti indicatori sull’accessibilità dei luoghi e dei servizi antiviolenza.

Ci risulta infatti che gli unici dati probabilistici relativi alla violenza nei confronti delle donne con disabilità nel contesto italiano siano quelli, ormai datati, prodotti dall’ISTAT nell’indagine La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia. Anno 2014. E poiché essi mostrano chiaramente che le donne con disabilità sono più esposte alla violenza di genere rispetto alle altre donne*, già questo dovrebbe essere sufficiente a far comprendere quanto sia importante raccogliere dati sulla violenza disaggregati anche per la disabilità.

Ciò premesso, riconosciamo l’importanza della Proposta di Legge n. 2805 e, considerando che ora sta per concludere l’iter parlamentare, non vogliamo impedirne l’approvazione. Ma poiché riteniamo che le lacune evidenziate costituiscano una discriminazione basata sulla disabilità, chiediamo che, in conformità a quanto previsto dal comma 2 dell’articolo 2 della Proposta in questione, la Ministra con delega alle Pari Opportunità, a cui è affidato il potere di indirizzo in merito all’individuazione delle esigenze di rilevazione statistica in materia di prevenzione e contrasto della violenza contro le donne, integri i quesiti già previsti nel testo con appositi provvedimenti volti a sanare le criticità riscontrate. Infine, va opportunamente ricordato che tali provvedimenti vanno definiti in collaborazione con gli organismi di rappresentanza delle persone con disabilità, come previsto dal terzo comma dell’articolo 4 dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (ratificata dall’Italia con la Legge 18/2009).

Il GREVIO ha rilevato che nelle politiche poste in essere dall’Italia nel contrasto alla violenza di genere i riferimenti alla «problematica della discriminazione intersezionale, che riguarda i gruppi di donne più svantaggiate, come le donne con disabilità, le donne Rom, le donne richiedenti asilo e le migranti […] sono frammentari e non prevedono degli obiettivi e degli impegni operativi concreti in termini di prevenzione, protezione, punizione e politiche coordinate» (punto 24). Non è ipotizzabile che tali politiche possano cambiare se non ci disponiamo a raccogliere dati disaggregati per la disabilità. Senza questi dati le donne con disabilità vittime di violenza continueranno ad essere discriminate.

Simona Lancioni
Responsabile di Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa)

* Violenze fisiche o sessuali: donne con disabilità: 36,6%, donne senza limitazioni: 31,5%; stupri o tentati stupri: donne con disabilità: 10%, donne senza limitazioni: 4,7%; violenza psicologica dal partner attuale: donne con disabilità: 31,4%; donne senza limitazioni: 25%; stalking prima o dopo la separazione: donne con disabilità: 21,6%, donne senza limitazioni: 14,3% (fonte: ISTAT, La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia. Anno 2014).

ENTI ADERENTI

La presente campagna è pubblica, gli Enti che desiderano aderire possono farlo scrivendo alla e-mail: info@informareunh.it, trascriviamo di seguito in ordine di arrivo i soggetti che l’hanno sottoscritta.

UILDM Nazionale – Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare
FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
Associazione Casa della Donna di Pisa
Associazione Diritti alla Follia
CERPA Italia – Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità
AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla
Associazione Femminile Maschile Plurale di Ravenna
Casa delle donne di Ravenna
AILS – Associazione Italiana Lotta alla Sclerodermia
SensibilMente di Olbia
Linea Rosa (centro antiviolenza) di Ravenna
Associazione MondoDonna di Bologna
Coordinamento Etico dei Caregivers di Pisa
AIAS Bologna – Associazione Italiana Assistenza Spastici
AVI di Roma- Agenzia Vita Indipendente
ANMIC sezione di Pisa – Associazione Nazionale per la tutela delle persone con disabilità (già Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili)
Centro di Documentazione e Studi delle Donne di Cagliari
Associazione onData

 

Vedi anche:
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.

 

Data di creazione: 28 Marzo 2022

Ultimo aggiornamento il 3 Maggio 2022 da Simona