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Emilia-Romagna: un’importante Risoluzione per le persone con disabilità che compiono 65 anni

«Non dobbiamo mai perdere di vista il progetto personalizzato: è questo il faro che deve orientare ogni scelta, nel pieno rispetto della persona e delle sue abitudini di vita», spiega Giuseppe Paruolo, consigliere della Regione Emilia-Romagna, nonché proponente di una recente Risoluzione, approvata all’unanimità, volta ad assicurare che le persone con disabilità over 65 possano scegliere di rimanere nella soluzione abitativa in cui si trovano, e che, se lo desiderano, possano anche continuare a frequentare gli stessi centri diurni frequentati da una vita, preservando legami affettivi, consuetudini e amicizie.

Un’assistente accompagna, sorreggendola, una donna anziana lungo un percorso all’aperto.

Lo scorso 27 aprile l’Assemblea della Regione Emilia-Romagna ha approvato all’umanità la Risoluzione n. 3615, presentata dal consigliere regionale Giuseppe Paruolo e sottoscritta da numerosi consiglieri, che impegna la Giunta a cambiare le prassi organizzative ed i regolamenti comunali per assicurare che le persone con disabilità over 65 possano scegliere di rimanere nella soluzione abitativa in cui si trovano. In sede di discussione sono stati inseriti alcuni emendamenti finalizzati a far sì che la persona con disabilità over 65 possa anche continuare a frequentare lo stesso centro diurno frequentato da una vita, dove ha creato legami affettivi, consuetudini e amicizie. La necessità di approvare una Risoluzione di questo tipo scaturisce dalla constatazione che la vita delle persone – di tutte le persone, non solo di quelle con disabilità – solitamente non subisce repentine modificazioni al compimento del 65 anno di età, ma gli l’automatismi burocratici tuttora esistenti espongono le persone disabili al rischio di vedersi modificare i servizi ed il luogo di residenza in funzione della sola età anagrafica.

«Si tratta di evitare vecchi automatismi, per i quali, quando la persona con disabilità compie 65 anni, trovandosi a essere allo stesso tempo “persona con disabilità” e “persona anziana”, rischia di essere trasferita in una RSA, ovvero in una struttura residenziale per anziani – argomenta Paruolo –. Anche quando, invece, il suo desiderio e il suo progetto di vita richiederebbero di dare continuità alla sua collocazione abitativa o comunque alle sue consuetudini ed amicizie. Non possiamo dimenticare così la sua vita trascorsa in un luogo familiare, togliendo la persona all’ambiente e agli affetti in cui era inserita. Allo stesso tempo non possiamo dimenticare l’impatto emotivo, psicologico e fisico che l’esclusione dal suo centro diurno di sempre ha sulla persona con disabilità over 65, esclusione che di fatto rischia di vanificare gli obiettivi raggiunti proprio grazie al progetto personalizzato».

Queste situazioni ben esemplificano il tipo di problematiche che si vengono a creare quando una stessa persona assomma in sé due fattori di rischio di discriminazione – in questo caso la presenza della disabilità e l’età avanzata – che, se non considerati simultaneamente, danno adito ad una discriminazione multipla.

Alcuni anni fa, con la Delibera di Giunta n.733 del 2017, la Regione Emilia-Romagna ha già provveduto ad eliminare questo automatismo nell’àmbito della residenzialità, dunque in merito a questo aspetto si tratta semplicemente di dare piena attuazione ad una disposizione in essere. Per quel che riguarda i centri diurni, la Delibera di Giunta regionale n.130 del 2021 ha previsto che anche gli assegni di cura per le persone assistite al domicilio siano programmati per garantirne la continuità e la coerenza lungo il ciclo di vita personale e familiare, in modo tale da contribuire a sostenerne il progetto di vita. Allo stesso modo anche gli importi degli assegni di cura non possono essere modificati in ragione della sola età anagrafica dei beneficiari, con particolare attenzione al compimento dei diciotto e dei sessantacinque anni.

«Insomma, non dobbiamo mai perdere di vista il progetto personalizzato: è questo il faro che deve orientare ogni scelta, nel pieno rispetto della persona e delle sue abitudini di vita – conclude Paruolo –. Dobbiamo essere fieri di questo principio e chiedere con forza la sua piena applicazione, superando l’approccio burocratico che si attarda in vecchie pratiche e che impedisce ad esempio di continuare a frequentare lo stesso centro diurno al compimento del 65mo anno di età. È una questione molto concreta, che impatta sulla vita di tante persone. Ed è al tempo stesso una questione di civiltà. Per questo è davvero importante il consenso unanime che ha accompagnato l’approvazione di questa risoluzione». (S.L.)

 

Si ringrazia Carlo Hanau per la segnalazione.

 

Ultimo aggiornamento il 2 Maggio 2022 da Simona