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“I Figli della Tigre” e la magia dei legami che non finiscono

Parigi. Nel cuore della notte, quattro amici fuggono dal centro medico in cui sono alloggiati per andare a visitare la Torre Eiffel. Nel 1991 non era ancora invalsa l’idea che i soggiorni per le persone con disabilità potessero essere ospitati nei luoghi per tutti. Ma per loro quello non fu un semplice viaggio, fu un momento iniziatico che vissero con l’intensità di un’opera epica. I Figli della Tigre, una storia in stile fantasy di Enrico Lombardi, ora pubblicata dai tipi di LCF Edizioni, nasce così, dalla trasposizione fantastica di un evento reale che recava in sé qualcosa di “magico”, l’inizio di un legame autentico.

La copertina de “I Figli della Tigre”, una storia fantasy di Enrico Lombardi, è illustrata con un disegno realizzato dagli studenti e dalle studentesse del Liceo Artistico Midossi di Civita Castellana (Viterbo). Esso raffigura la parte superiore di una tigre il cui ruggito si staglia davanti ad un sole infuocato. Nell’opera prevalgono i colori di terra.

Pubblicata dalla LCF Edizioni nei giorni scorsi, I Figli della Tigre, una storia in stile fantasy di Enrico Lombardi (1967-2021), è in realtà un’opera che risale al 1995.

Tutto ebbe inizio nell’estate del 1991, quando quattro amici – Enrico (Ghigo), Emanuele (Ema) Giorgi, Gabriele (Gabry) Giorgi e Valerio (Vale) Burgio –, poco più che ventenni, partirono alla volta di Parigi. Erano alloggiati in un centro medico alla periferia della capitale francese, ma fuggirono nel cuore della notte perché Ghigo voleva visitare la torre Eiffel. Si ritrovarono a vagare senza soldi per le campagne parigine. Con Ghigo in sedia a rotelle e Gabry dall’andatura instabile, essendo interessato da una tetraparesi spastica. Insomma, non erano messi molto bene. Ma uniti, ridendo e scherzando per superare la paura, dopo un po’ di peripezie, riuscirono nell’impresa. Per loro, quello del 1991, non fu un semplice viaggio, fu un momento iniziatico che vissero con l’intensità di un’opera epica. Fu l’inizio di un legame che non si è mai spezzato, anche quando, inevitabilmente, alcuni di loro hanno preso percorsi di vita diversi. Dunque non deve sorprendere che quando Ghigo, qualche anno dopo, nel 1995, – volendo raccontare cosa realmente significò per lui quell’esperienza, e quanto fosse importante quell’amicizia – scelse lo stile fantasy. I Figli della Tigre nacque così. C’era il fatto che la passione per il fantasy lo aveva pervaso sin da molto giovane, ben prima che le trasposizioni cinematografiche delle opere di J. R. R. Tolkien (Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit) e di George R. R. Martin (Il trono di Spade) lo trasformassero in un fenomeno commerciale. Ma c’era anche che il fantasy si presta in modo particolare ad indagare con modalità ludiche temi molto profondi, come la dialettica tra il bene e il male, e Ghigo/Enrico, che aveva un’ironia brillante e amava i giochi di ruolo, non è mai stato un tipo superficiale.

Il fantasy è un genere letterario che si colloca nel filone della letteratura fantastica e che include anche elementi magici. Niente di così distante dalle nostre conoscenze, in realtà, se riflettiamo sul fatto che anche la Divina commedia del Sommo Poeta è ambientata in un mondo fantastico, affronta il tema del bene e del male, racconta di un viaggio iniziatico, e contiene elementi magici (in genere non è una prerogativa dei vivi avere un’esperienza sensibile dell’aldilà). Eppure, a volerlo trovare, qualcosa di “magico” c’è anche in questo mondo.

Un primo piano di Enrico Lombardi e Simona Lancioni, sua compagna di vita, mentre guardano in macchina e sorridono raggianti, immersi in una vegetazione dai fiori rossi.

Il racconto che, dopo decenni di dormienza, risbuca fuori come per magia. Vale che ha l’idea di pubblicarlo. L’LCF Edizioni che accoglie la sua proposta. Chi scrive, compagna di vita di Enrico per quasi 28 anni, che trascrive il cartaceo per farne un testo in digitale. Tutti gli eredi di Enrico che concordano nel devolvere tutte le royalties della pubblicazione alla UILDM Sezione di Pisa (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). Stefano Borgato, anch’egli amico di Enrico, che svolge il lavoro di editing e ne cura la presentazione. Chiara Giovanale, compagna di Vale, che propone di indire un concorso tra gli studenti del Liceo Artistico Midossi di Civita Castellana, in provincia di Viterbo, per produrre le illustrazioni da inserire nel testo. La professoressa Novella Cremonini ed il professor Vincenzo Montini che trasformano la proposta di concorso in un progetto di alternanza scuola-lavoro per i ragazzi e le ragazze che vogliono partecipare, e loro che aderiscono con entusiasmo producendo illustrazioni di qualità: Rossella Boi, Matteo Capaldi, Chiara Giusti, Noemi Monteforte, Emanuele Morenghi, Beatrice Saraceni, Ramis Sulpizi, Giulia Travisano e Matilde Tripiciano. Alessandro Budroni, doppiatore professionista, un altro amico di Enrico, che si offre di realizzare la versione audio dell’opera, per chi le storie preferisce ascoltarle, ma anche per facilitarne la fruizione a chi ha problemi col cartaceo. Tutto questo non è esso stesso fantastico? Tutte le persone che hanno conosciuto Enrico hanno preso parte all’iniziativa ispirate e mosse dai legami autentici che lui ha saputo intrecciare durante la sua vita. Una motivazione che è riuscita a coinvolgere ulteriori persone che non lo hanno conosciuto direttamente. Dunque eccole le magie di questo mondo: i legami che non finiscono anche quando non c’è più un corpo da abbracciare; la gratitudine che diventa più grande del dolore; l’amore scambiato che continua ad abitarci. (Simona Lancioni)

 

Estremi dell’opera:

Enrico Lombardi, I Figli della Tigre. Una storia fantasy, Campagnano di Roma, LCF Edizioni, 2023, 148 pagine, 18.00 euro. Disponibile anche in versione audiolibro, a cura di Alessandro Budroni (previa richiesta alla casa editrice). Acquistabile anche sugli store di Mondadori, Feltrinelli e Amazon. Le royalties dovute agli eredi saranno interamente devolute alla UILDM Sezione di Pisa (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare).

Breve nota biografica sull’Autore

Enrico Lombardi (Livorno, 1967-2021) ha vissuto cercando un equilibrio tra il suo sentire, la sua formazione e professione, ed il suo impegno civile. Essendo una persona con disabilità, si è impegnato sin da giovane nel contrasto alle discriminazioni e nel riconoscimento dei diritti propri e delle altre persone con disabilità. Ancora giovanissimo fonda la sezione livornese della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), l’Associazione di cui, più tardi, è divenuto presidente nazionale. Dopo essersi laureato in Scienze Politiche con il massimo dei voti, costituisce una cooperativa sociale finalizzata all’impiego di persone svantaggiate e si crea una famiglia propria. Empatico, curioso, ironico, profondo, coltiva una miriade di interessi, viaggia per l’Europa, è appassionato di Stephen King, fumetti Marvel, cinema e letteratura fantasy, giochi di ruolo.

I Figli della Tigre: che bella avventura!
di Stefano Borgato*
Storie di amicizia, eroismi, duelli, misteri, agguati notturni e molto altro, dove il “bene” e il “male” sono sempre al posto giusto e alla fine a trionfare è il “bene”. Quanto ce n’è bisogno, di volare con la fantasia, in un mondo complesso come il nostro, dove invece le risposte troppo semplici altro non fanno che complicarlo sempre più.
L’esergo del primo capitolo di questo libro racconta già tutto su quello che si leggerà nelle pagine successive: «Ma su tutti i regni del sognante occidente primeggiava superbo quello di Albatrax. Qui venne il Capitano, i capelli neri, lo sguardo cupo, la spada nella mano: un ladro, un assassino, un predone, capace dio abissali malinconie e di incontenibili esplosioni di allegria… Venne a schiacciare sotto i suoi piedi i più preziosi troni della terra».
A questo punto sarebbe sin troppo facile dire che Enrico Lombardi, meglio ancora “Ghigo”, come si firma nell’introduzione e come lo chiamavano sin da bambino gli amici più cari, volesse cavalcare, con questo suo lungo racconto, l’onda del fantasy di cui la moda è letteralmente esplosa negli ultimi anni. Basti pensare al successo mondiale del Trono di Spade.
Da un altro lato, sarebbe sin troppo banale dire che Enrico Lombardi, persona con una grave disabilità fisica, si appassionasse a questi universi fantastici, per poter volare oltre i limiti del suo corpo. Facile, banale, ma soprattutto completamente falso. I Figli della Tigre, infatti, è stato scritto quasi trent’anni fa, quando il fantasy non era affatto di moda. Ma quel che più conta è che Enrico si muoveva da sempre con agilità tra fumetti, animazione e cinema – si può dire nel mondo della cultura? – affascinato in particolare dal “pianeta Marvel” (Spiderman e compagnia), inventando a propria volta scenari fantastici, da utilizzare magari sin dagli albori dei videogiochi di ruolo, che spesso lo impegnavano fino a notte inoltrata.
Ma anche questo sarebbe riduttivo, parlando tra l’altro di una persona che rifuggiva come dall’orticaria qualsivoglia stereotipo o etichetta preconfezionata. Una volta scrisse: «Quando mi trovo a dover spiegare in che cosa consiste la mia malattia, sono costretto a fare i salti mortali per far capire al mio interlocutore che la forza di volontà è una gran bella cosa, ma che forse la ricerca scientifica è meglio!». Bella lezione, tutta insieme, di concretezza, lucidità e ironia, al di là di ogni frase fatta.
C’era certamente il suo vivo impegno nell’associazionismo sociale, ma oltre a questo Enrico Lombardi era un uomo affamato di vita, di ogni espressione della cultura, estremamente attento, oltretutto, a quei fenomeni sociali che riteneva significativi, a partire dai progressivi spostamenti della comunicazione e dell’informazione nel trattare i vari eventi. E il tutto sempre alla ricerca della “profondità del mare”, oltre la superficie, con un taglio costantemente intriso della giusta dose di autoironia.
Pensando ad Enrico, torna spesso alla mente un vecchio racconto, anche quello fantasy, dominato esclusivamente dalle regole dell’economia (ricorda qualcosa a qualcuno?), dove tutti, ma proprio tutti, sono obbligati a “giocare in borsa”, pena l’emarginazione sociale, pena dure condanne. Solo un uomo un giorno esclama: «Non voglio giocare a Monopoli, io voglio scriverne le regole e, se necessario riscriverle!».
È lo stesso spirito con cui Enrico Lombardi entrava nei mondi della fantasia, dove i comportamenti, i sentimenti, le scelte assomigliano sin troppo spesso a quelli della vita quotidiana di tutti.
Immergetevi anche voi, lettori e lettrici, nell’universo dei Figli della Tigre, sarà una bella avventura, che potrebbe anche dare un po’ di speranza per questo nostro povero mondo del 2022. Ma questa è tutt’altra storia.
*Presentazione del libro I Figli della Tigre.

 

Vedi anche:

Sarebbe riuscito a ironizzare anche sulla sua morte. Il ricordo di Enrico Lombardi, a cura di Barbara Pianca, «DM», n. 202, maggio 2021, pp. 4-5.

Ciao Enrico, grazie della tua Amicizia, a cura di Stefano Borgato, «Superando.it», 12 gennaio 2021.

 

Ultimo aggiornamento il 4 Febbraio 2023 da Simona