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Identità di genere, orientamento sessuale e sessualità nelle donne autistiche

All’interno della popolazione con autismo sembra esserci una maggiore variabilità nell’identità di genere rispetto a quella riscontrata nella popolazione generale. Tale affermazione trova riscontro anche in un recente studio realizzato da un gruppo australiano dell’Università di Deakin, dal quale è emerso che tra le donne con autismo vi è una probabilità maggiore di identificare un’identità di genere transgender e un orientamento sessuale non eterosessuale rispetto alle altre donne.

 

In una targa affissa su un panello di legno sulla scritta “inclusive” (inclusivo) figurano il simbolo che designa tutti i generi e quello che identifica le persone con disabilità (una figura stilizzata in sedia a rotelle).

Lo scorso 11 luglio la rivista «Molecular Autism» ha pubblicato un interessante studio realizzato da un gruppo australiano dell’Università di Deakin, dal titolo “Identità di genere, orientamento sessuale ed esperienze sessuali avverse nelle donne autistiche”. Scopo dello studio, condotto su un campione di 295 donne, è quello di quantificare la rappresentazione di differenze di genere e di orientamento sessuale nelle donne con disturbo dello spettro autistico (ASD), ed analizzare la presenza di esperienze sessuali negative nelle persone autistiche con identità sessuale transgender e con orientamento sessuale non eterosessuale.

La ricerca prende le mosse dalla constatazione che all’interno della popolazione con autismo sembra esserci una maggiore variabilità nell’identità di genere rispetto a quella riscontrata nella popolazione generale. Con l’espressione identità di genere si fa riferimento a quel complesso di situazioni che descrivono un senso di concordanza o meno tra il sesso assegnato ad ogni individuo alla nascita e quello percepito come proprio dall’individuo durante la vita. È chiamata “cisgender” la persona che si identifica col sesso assegnato alla nascita. Per descrivere gli altri casi – quelli nei quali la persona non si identifica col sesso assegnato alla nascita – si usano espressioni che denotano percezioni di sé differenti: “persone transgender”, “persone non binarie”, “persone gender fluid” e altre ancora. L’identità di genere non va confusa con l’orientamento sessuale che invece si riferisce all’attrazione emozionale e/o sessuale di una persona verso individui di sesso opposto, dello stesso sesso o di entrambi i sessi.

Qualche dato in merito all’identità di genere e all’orientamento sessuale nelle persone autistiche lo ha fornito il Team autismo dell’UOSD Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Universitario di Tor Vergata in un recente articolo pubblicato sul sito «Per Noi Autistici». In esso il Team ha evidenziato che «le statistiche più recenti hanno riscontrato una discordanza di genere negli individui con autismo tra il 5,4% e il 7,2% nei giovani e l’11, 3% negli adulti, rispetto a percentuali tra il 0,7 e il 5 % nella popolazione generale». Queste invece le osservazioni riguardo all’orientamento sessuale: «quando comparato alla popolazione generale, gli studi hanno osservato nella popolazione con ASD una maggiore variabilità nel loro orientamento sessuale ed un aumentato tasso di orientamento sessuale non eterosessuale. Oltre che una maggiore diversità sia nell’identità di genere che nell’orientamento sessuale, recenti osservazioni sulla sessualità degli individui con ASD hanno iniziato ad identificare un numero elevato di sfide ed esperienze negative in diversi ambiti sessuali e relazionali. Alcune di queste includono: ridotti livelli di funzionamento sessuale e romantico, minore coinvolgimento in comportamenti sessuali nonostante un chiaro interesse per la sessualità e le relazioni, un’aumentata difficoltà nel mantenere relazioni durature e un maggiore rischio di ricevere attenzioni sessuali non desiderate rispetto alla popolazione generale» (grassetti nostri nelle citazioni).

Tornando allo studio del gruppo australiano, delle 296 donne che hanno partecipato all’indagine, tutte con età maggiore di 18 anni, 161 erano donne senza autismo, mentre le restanti 134 auto-riferivano una diagnosi formale di disturbo dello spettro autistico. Dalla comparazione dei dati ottenuti è emerso che tra le donne con autismo vi era una probabilità maggiore di identificare un’identità di genere transgender e un orientamento sessuale non eterosessuale rispetto alle altre donne del campione. Lo studio ha anche cercato stabilire se un’identità di genere transgender aumentasse la probabilità di segnalare esperienze sessuali negative. Ebbene, le donne con autismo che dichiarano aver ricevuto comportamenti e approcci di tipo sessuale indesiderati sono in proporzione maggiore rispetto a quelle senza autismo. Invece, contrariamente alle aspettative, l’identificazione come transgender non sembra influenzare la probabilità di avere un’esperienza negativa nelle donne autistiche; tuttavia, rispetto alle donne eterosessuali con e senza autismo, nelle donne con autismo omosessuali è stato riscontrato un aumentato rischio di sperimentare comportamenti sessuali indesiderati (anche se le ragioni alla base di questo incremento rimangono poco chiare). È stato inoltre rilevato che le persone transgender non autistiche hanno maggiori probabilità di riportare un’esperienza sessuale vissuta con rimorso rispetto alle partecipanti cisgender non autistiche.

I risultati di questa indagine hanno dimostrato l’importanza di continuare a studiare la sessualità delle donne autistiche ed i fattori che modellano le loro identità sessuali e le loro esperienze sessuali. Il gruppo di studio ritiene che siano necessarie ulteriori ricerche per continuare a indagare i legami tra diversità sessuale e autismo, nonché i meccanismi alla base dello sviluppo dell’identità e dell’attrazione per le donne autistiche.

Alla luce delle vulnerabilità sessuali che sono già evidenti per le donne autistiche, i rischi aggiuntivi identificati nello studio segnalano l’importanza di affrontare i bisogni delle donne autistiche con un orientamento sessuale omosessuale. Le evidenze emerse hanno quindi implicazioni pratiche e cliniche per gli operatori sanitari che supportano sia le donne autistiche che quelle che si identificano con una minoranza sessuale. È evidente che c’è la necessità di aumentare la consapevolezza clinica sulla rappresentazione del genere e della diversità sessuale nell’autismo, in particolare tra le donne autistiche. I medici dovrebbero essere preparati a fornire opportunità per condividere le preoccupazioni e le incertezze che queste persone possono sperimentare mentre sviluppano ed esprimono le loro identità sessuali e di genere. I professionisti dovrebbero allo stesso modo essere consapevoli delle sfide uniche e delle esigenze di assistenza sanitaria che le donne autistiche possono sperimentare quando si identificano all’interno di una minoranza di genere o sessuale. (Simona Lancioni)

 

Per approfondire:

 

Laura A. Pecora, Grace I. Hancock, Merrilyn Hooley, David H. Demmer, Tony Attwood, Gary B. Mesibov e Mark A. Stokes, Gender identity, sexual orientation and adverse sexual experiences in autistic females, «Molecular Autism», 11 luglio 2020.

Team autismo Tor Vergata, Sessualità e identità di genere nelle femmine con disturbo dello spettro autistico, «Per Noi Autistici», 23 gennaio 2021.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità: diritti sessuali e riproduttivi”.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.

 

Ultimo aggiornamento il 26 Gennaio 2021 da Simona