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Le Linee guida per la presa in carico di donne con disabilità vittime di violenza

Dopo due anni di sperimentazione e lavoro a diretto contatto con donne con disabilità con vissuti di violenza, il servizio antiviolenza CHIAMA chiAMA, gestito congiuntamente dall’Associazione MondoDonna onlus e dall’AIAS di Bologna, ha prodotto un importantissimo strumento operativo liberamene scaricabile: “Accorciare le distanze. Linee guida per la presa in carico di donne con disabilità che hanno subito violenze e discriminazioni multiple”.

Opera della pittrice scozzese contemporanea Lucy Campbell raffigura una giovane donna con una maglia di pizzo bianco e una giacca grigia: la donna è ritratta nell’atto di coprirsi il viso con le mani mentre alcuni uccellini colorati le sistemano l’acconciatura.

Giusto nei giorni scorsi il Comitato delle Donne del Forum Europeo sulla Disabilità (EDF) ricordava come le donne con disabilità abbiano da 2 a 5 volte più probabilità di subire violenza rispetto ad altre donne. Eppure, nonostante queste evidenze, almeno qui in Italia sono davvero pochi i servizi antiviolenza preparati ad accogliere le vittime di violenza con disabilità. Uno di questi sono gli Sportelli CHIAMA chiAMA inaugurati nell’area metropolitana di Bologna nel maggio del 2020 dall’Associazione MondoDonna onlus (capofila del progetto) e dall’AIAS di Bologna (Associazione Italiana Assistenza Spastici). Strutturati in termini di multidisciplinarietà e flessibilità, gli sportelli hanno svolto molteplici attività di formazione e sensibilizzazione sui temi della violenza nei confronti delle donne disabili e, dopo due anni di sperimentazione e lavoro a diretto contatto con donne con disabilità con vissuti di violenza, sono riusciti a produrre un importantissimo strumento operativo liberamene scaricabile: Accorciare le distanze. Linee guida per la presa in carico di donne con disabilità che hanno subito violenze e discriminazioni multiple. Si tratta di un supporto prodotto nell’àmbito delle attività di “Accorciare le distanze: prospettive di prossimità tra genere e disabilità per donne vittime di violenza”, un progetto realizzato grazie al sostegno dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese. Scopo delle Linee guida è quello di fornire indicazioni utili, strumenti e spunti di riflessione a chi si approccia per la prima volta ad affrontare la tematica della violenza e delle discriminazioni multiple. A completare il lavoro un filmato per far conoscere i servizi antiviolenza del territorio dotato di alcuni accorgimenti di accessibilità (sottotitolazione, impiego della lingua dei segni italiana (LIS), una piccola parte è supportata dalla comunicazione aumentativa alternativa – CAA), e diversi poster e targhe anche questi studiati con accorgimenti di accessibilità (scaricabili a questo link).

Cosa rende queste Linee guida importantissime? A parere di chi scrive a renderle tali è la circostanza che attualmente anche chi opera nella rete antiviolenza incorre frequentemente in alcuni gravissimi equivoci. Il primo di questi equivoci è costituito dal fatto che alcuni centri antiviolenza ritengono che la presa in carico delle vittime di violenza con disabilità competa ai servizi per la disabilità. Si tratta di un’erronea lettura della realtà visto che la sperimentazione ha mostrato in modo molto chiaro che per affrontare efficacemente questi casi è fondamentale lavorare con equipe multidisciplinari che includano tutte le competenze richieste dalle differenti situazioni che si possono presentare. Un altro equivoco è dato dal fatto che quando si parla di intersezionalità chi opera nella rete antiviolenza associa questo concetto alla discriminazione e alla violenza nei confronti delle donne immigrate/straniere/rifugiate/richiedenti asilo, la qual cosa non è sbagliata – specie se si considera che il concetto di intersezionalità nasce proprio dalla riflessione sulla combinazione di sessismo e razzismo sviluppatasi nell’àmbito del cosiddetto “femminismo nero” –, ma certamente non può considerarsi esaustiva, visto che il fenomeno si presenta anche nella combinazione di sessismo e abilismo. A ciò si aggiunga che la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata dall’Italia con la Legge 77/2013) si regge sul principio di non discriminazione e che il divieto di compiere discriminazioni sulla base della disabilità è esplicitamente espresso nella Convenzione stessa (all’articolo 4). Quanto siano vincolanti tali disposizioni lo documentano i tanti moniti rivolti all’Italia dal GREVIO – il Gruppo di esperti/e indipendenti responsabile del monitoraggio dell’attuazione della Convenzione di Istanbul – proprio per averle disattese (si veda, a tal proposito, il seguente approfondimento). L’ultimo equivoco nasce da considerazioni pratiche, e può essere riassunto nella massima poiché non sappiano come relazionarci alle donne con disabilità diverse, non siamo in grado di prenderle in carico. Sotto questo profilo l’esistenza di servizi come gli Sportelli CHIAMA chiAMA prima, e la pubblicazione della Linee guida poi, documentano che non siamo all’anno zero, che alcune cose sono già state fatte e che esse, come in ogni processo virtuoso, sono oggetto di condivisione.

Cosa contengono le Linee guida? La prima fondamentale questione che affrontano le Linee guida è quella di guidare le operatici dei centri antiviolenza (CAV) a porsi delle domande riguardo al proprio agire operativo e alle prassi consolidate per individuarne gli elementi di criticità. La qual cosa non è affatto banale se si considera che non può esserci accessibilità ed inclusione se non si è disposti/e a individuare gli elementi del sistema antiviolenza che fino ad oggi hanno letteralmente tagliato fuori le donne con disabilità.

Una volta individuate le criticità del sistema è necessario verificare, ripensare e ridefinire tutti gli snodi del percorso antiviolenza, la predisposizione del setting, l’accoglienza, le modalità, i luoghi e i tempi del colloquio d’ascolto. Sono quindi riportate delle buone prassi. Altre parti sono dedicate al percorso di sostegno psicologico, alla rete territoriale di sostegno e alla consulenza legale. Al lavoro vero e proprio sono accostate diverse attività complementari (gli incontri laboratoriali e la formazione) ed alcune schede operative (una scheda utente, una scheda di monitoraggio dell’accessibilità, alcuni esempi di materiali per la comunicazione predisposti con accorgimenti di accessibilità).

MondoDonna e l’AIAS di Bologna hanno fatto davvero un ottimo lavoro. Le Linee guida offrono davvero tanti spunti di lavoro e di riflessione. A conclusione di questa breve presentazione, ecco un passaggio particolarmente significativo.

«Possiamo affermare che ci si occupa ancora molto poco della dimensione del disagio psichico e relazionale che si costituisce nella vita delle persone che si confrontano direttamente o indirettamente con la disabilità. Questa “irruzione” della disabilità quasi sempre non trova figure e spazi che permettano di raccontare e condividere cosa viene vissuto. Ancora una volta le esperienze di donne con disabilità e anche di operatori/operatrici sottolineano infatti un silenzio invalicabile rispetto al dolore psichico e parlano della difficoltà di avere di fronte un interlocutore/interlocutrice che possa ascoltare. Trovare di fronte a sé un’interlocutrice che non nega il dolore, non lo minimizza, non lo cancella fuggendo (concretamente o emotivamente), ma lo rispetta e se ne fa carico, consente alla persona che lo soffre molti passaggi fondamentali:

  • trasformarlo in parole, attraverso il racconto di sé;
  • sentirsi riconosciute e accolte anche per questi aspetti inevitabili della propria esperienza» legata alla disabilità;
  • constatare che chi ci sta di fronte è in grado di esserci e di contenere tali elementi dolorosi;
  • iniziare un processo di trasformazione del dolore, sperimentando che il dolore non produce solo distruzione, solitudine, terra bruciata attorno a sé, ma può essere condiviso e dunque evolvere;
  • avviare un processo di possibile nuova vitalità e nuova capacità di desiderare».

Simona Lancioni
Responsabile del centro Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (PI)

 

Estremi della pubblicazione:

Accorciare le distanze. Linee guida per la presa in carico di donne con disabilità che hanno subito violenze e discriminazioni multiple, a cura Loretta Michelini, Giovanna Casciola, Corine Giangregorio e Sara Dori di MondoDonna Onlus e Valentina Fiordelmondo, Maria Cristina Pesci e Margherita Borri dell’AIAS Bologna Onlus, supporto realizzato nell’ambito del progetto Accorciare le distanze: prospettive di prossimità tra genere e disabilità per donne vittime di violenza realizzato con il sostegno dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese, s.l., s.n., 2022, 33 pagine, formato pdf.

Vedi anche:

Sportello CHIAMA chiAMA.

MondoDonna onlus.

AIAS di Bologna – Associazione Italiana Assistenza Spastici.

Servizi antiviolenza preparati ad accogliere donne con disabilità (repertorio) – 2022

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.

 

Ultimo aggiornamento il 11 Luglio 2022 da Simona