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L’Europa deve fare di più per proteggere le donne con disabilità

Lo scorso 11 luglio il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) ha esposto al Parlamento Europeo, riunito in sessione plenaria, un parere esplorativo (richiesto dal Pelamento stesso) sulla condizione delle donne con disabilità. Sottoposto a votazione, il parere è stato approvato con una larghissima maggioranza di 187 voti favorevoli (e solo 2 contrari). Il CESE propone all’UE e agli Stati membri di lanciare una campagna di sensibilizzazione sulle normative in materia di disabilità, per rafforzare la visibilità delle donne disabili e contribuire a combattere i pregiudizi nei loro confronti. Ben volentieri pubblichiamo la nota diramata dallUfficio stampa del CESE a seguito dell’evento, ed il testo integrale del parere esplorativo approvato dal Parlamento Europeo.

 

Gunta Anča, in primo piano, al Parlamento Europeo (Bruxelles), mentre espone il parere esplorativo del CESE sulla condizione delle donne con disabilità.
Gunta Anča, in primo piano, al Parlamento Europeo (Bruxelles), mentre espone il parere esplorativo del CESE sulla condizione delle donne con disabilità.

Il CESE afferma che l’Unione Europea deve contrastare e bandire qualsiasi tipo di discriminazione basata sul genere e sulla disabilità, di cui in Europa sono vittime circa 40 milioni di donne.

L’11 luglio il Comitato economico e sociale europeo (CESE), l’organo che rappresenta la società civile organizzata dell’UE, ha invitato le istituzioni europee e gli Stati membri a fare molto di più per proteggere le donne e le ragazze con disabilità, le quali nella società europea devono costantemente far fronte ad una discriminazione dalle molteplici forme, dovuta sia al loro genere che alla loro disabilità, e che spesso ha come conseguenza l’esclusione sociale.

Nel parere sull’argomento, adottato nella sessione plenaria di luglio, il CESE osserva che l’UE e i suoi Stati membri non dispongono di un quadro giuridico solido atto a tutelare e garantire i diritti umani di tutte le donne e le ragazze con disabilità. Non solo: da un lato, le loro politiche di genere non tengono conto della questione della disabilità, e specularmente, dall’altro, essi non hanno integrato una prospettiva di genere nelle loro strategie in materia di disabilità, il che contravviene alla legislazione in vigore in questo campo.

«Le donne con disabilità hanno bisogno di un sostegno ad hoc, eppure non viene loro riservata un’adeguata attenzione in nessuna delle strategie dell’UE, né nella strategia dedicata alle donne né in quella a favore delle persone con disabilità. È come se queste donne non esistessero, come se valessero meno del resto della popolazione», ha puntato il dito la relatrice del testo Gunta Anča dinanzi all’Assemblea plenaria.

Nel parere il Comitato esorta inoltre l’UE e i suoi Stati membri ad attuare la Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità e in particolare l’articolo 6, che è relativo alle donne con disabilità.

Invita anche ad utilizzare i fondi dell’UE per aiutare gli Stati membri a promuovere l’accessibilità e la non discriminazione nei confronti delle donne e delle ragazze con disabilità.

Il CESE insiste sull’importanza che l’UE e gli Stati membri aderiscano alla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica: rispetto alle altre donne, infatti, le donne con disabilità sono da 3 a 5 volte più esposte al rischio di diventare vittime di violenza.

Chiede un migliore accesso all’assistenza sanitaria per queste donne, tanto a servizi specificamente concepiti per le persone con disabilità quanto a servizi di assistenza sanitaria di carattere più generale. Poiché le strutture e le attrezzature per l’assistenza sanitaria, comprese le apparecchiature per la mammografia e i lettini per gli esami ginecologici, presentano spesso problemi di accessibilità fisica per le donne con disabilità, queste finiscono per essere escluse da misure di medicina preventiva, ad esempio dagli screening dei tumori al seno.

Pur rappresentando il 16 % della popolazione femminile totale in Europa, vale a dire 40 milioni di donne, la categoria delle donne e ragazze con disabilità è una delle più vulnerabili ed emarginate nella società europea.

«Molti responsabili politici semplicemente ignorano questo gruppo, e mancano sufficienti studi e dati statistici al riguardo. Non solo la condizione delle donne e ragazze con disabilità è peggiore rispetto a quella delle donne non disabili, ma lo è anche rispetto a quella degli uomini con disabilità», ha precisato Gunta Anča.

Sono spesso escluse da un’istruzione e una formazione inclusive, e presentano un basso tasso di occupazione: 18,8 %, rispetto al 28,1 % degli uomini con disabilità che hanno un lavoro. Le donne con disabilità non assumono ruoli guida o dirigenziali e non prendono sufficientemente parte alla vita politica né alla vita pubblica. Tutti questi fattori le espongono a un rischio maggiore di esclusione sociale e di povertà.

Nel parere il CESE mette particolarmente l’accento sui diritti sessuali e riproduttivi, che vengono spesso negati alle donne con disabilità a causa di stereotipi e pregiudizi dannosi presenti sia all’interno della cerchia familiare che nella comunità di appartenenza.

«Alle donne con disabilità in molti casi viene consigliato di sottoporsi alla sterilizzazione, poiché viene loro ripetuto che è meglio che non abbiano bambini. Chi tra queste donne desidera avere figli trova scarsissimo sostegno», ha dichiarato Anča. Il CESE chiede di porre fine alle sterilizzazioni forzate e insiste perché a tutte le donne sia riconosciuto il diritto di decidere in piena autonomia se conservare la loro fertilità o fondare una famiglia.

«Alcune leggi impediscono alle donne con disabilità di prendere decisioni in merito alla loro vita. Diversi ostacoli si frappongono inoltre all’esercizio dei loro diritti di cittadine dell’UE», ha concluso la relatrice Anča.

Oltre al fatto di doversi battere contro la Storia, gli atteggiamenti e i pregiudizi, le donne e le ragazze con disabilità sono totalmente ignorate dai mezzi d’informazione, che al massimo le «considerano da una prospettiva medico-sanitaria asessuata», passando sotto silenzio le loro capacità e il loro contributo all’ambiente in cui vivono.

Il CESE propone all’UE e agli Stati membri di lanciare una campagna di sensibilizzazione sulle normative in materia di disabilità, per rafforzare la visibilità delle donne disabili e contribuire a combattere i pregiudizi nei loro confronti.

Nel corso del dibattito sul parere alla plenaria del CESE, è stato sottolineato che le donne con disabilità dovrebbero partecipare attivamente alle elezioni europee, non solo in quanto elettrici, ma anche come candidate.

Il parere è stato elaborato su richiesta del Parlamento europeo, quale contributo del Comitato alla relazione sull’argomento che il PE pubblicherà in autunno.

 

Per maggiori informazioni:

Ufficio stampa del CESE (Laura Lui/Daniela Marangoni), tel. 02-546 9189/8422, e-mail: press@eesc.europa.eu

 

Nota: il Comitato economico e sociale europeo rappresenta le diverse componenti economiche e sociali della società civile organizzata. Esso è un organo istituzionale consultivo, istituito dal Trattato di Roma nel 1957. La funzione consultiva del Comitato permette ai suoi membri, e quindi alle organizzazioni che essi rappresentano, di partecipare al processo decisionale dell’Unione. Il Comitato si compone di 350 membri, provenienti da tutta l’UE, nominati dal Consiglio dell’Unione europea.

 

Vedi anche:

Comitato economico e sociale europeo (CESE)

Testo del parere esplorativo elaborato dal CESE sulla “La condizione delle donne con disabilità” approvato al Parlamento Europeo in seduta plenaria l’11 luglio 2018 (SOC/579), relatrice testo Gunta Anča.

Stefano Borgato,40 milioni di donne con disabilità che non vogliono più essere discriminate, «Informare un’h», 11 luglio 2018.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.

 

Ultimo aggiornamento: 16 luglio 2018

Ultimo aggiornamento il 16 Luglio 2018 da Simona