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L’Unione Europea verso l’adesione alla Convenzione di Istanbul

Una volta stabilito che per ratificare la Convenzione di Istanbul – in materia di violenza di genere – è sufficiente un voto a maggioranza qualificata, l’Unione Europea ha potuto finalmente aggirare la contrarietà di alcuni Paesi, e deliberare l’adesione alla Convenzione stessa. Va tuttavia rilevato che alcuni/e esponenti della Destra italiana si sono astenuti o hanno votato contro. Una posizione che suscita preoccupazione e sconcerto in chi è impegnato/a nel contrasto alla violenza, come ben espresso in una lettera aperta indirizzata da D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza alla Presidente del Consiglio. Un’inquietudine che si fa più spessa se si riflette sulla situazione di coloro che, come le ragazze e le donne con disabilità, sono più esposte alla violenza rispetto alle altre donne.

Una realizzazione grafica dedicata all’anniversario della Convenzione di Istanbul raffigura quattro donne di nazionalità diversa tenute insieme da un abbraccio aperto. Una di esse è in sedia a rotelle.

In àmbito europeo il più importante strumento internazionale giuridicamente vincolante in materia di violenza di genere è costituito dalla Convenzione di Istanbul, ovvero la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, promulgata nel 2011, e ratificata anche dall’Italia con la Legge 77/2013. Per comprendere la dimensione del fenomeno, basti pensare che nell’Unione Europea una donna su tre ha subito violenza fisica e/o sessuale, vale a dire circa 62 milioni di donne. Nonostante questi dati e malgrado i molteplici appelli del Parlamento, l’Unione Europea non ha ancora ratificato l’importante trattato. La Commissione Europea aveva proposto l’adesione dell’Unione nel 2016, ma la ratifica si è arenata a causa della contrarietà di alcuni Paesi. La questione è stata sottoposta alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea che si è espressa nel 2021 stabilendo che l’Unione può ratificare la Convenzione di Istanbul anche senza l’accordo di tutti gli Stati membri, poiché a tale scopo è sufficiente un voto a maggioranza qualificata.

Forti di questo pronunciamento, mercoledì 10 maggio i deputati e le deputate hanno votato a favore dell’adesione dell’Unione Europea alla Convenzione di Istanbul. La stessa Corte UE ha individuato l’àmbito di applicazione appropriato per l’adesione dell’Unione Europea nelle politiche di asilo e cooperazione giudiziaria in materia penale, e negli obblighi delle istituzioni e della pubblica amministrazione dell’Unione. Dunque l’adesione si è concretizzata in due votazioni separate: per quanto riguarda le istituzioni e la pubblica amministrazione dell’Unione con 472 favorevoli, 62 contrari e 73 astensioni; mentre per la cooperazione giudiziaria in materia penale, l’asilo e il non respingimento con 464 favorevoli, 81 contrari e 45 astensioni. L’importante momento è stato anche l’occasione per ribadire che l’adesione dell’Unione Europea alla Convenzione di Istanbul non esime gli Stati membri dal ratificarla a loro volta, ed i sei Paesi membri che non l’hanno ancora ratificata – vale a dire Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Lituania e Slovacchia – sono stati invitati a provvedere senza indugio. La votazione pone dunque il Consiglio dell’Unione Europea nella condizione di procedere alla conclusione della procedura di adesione.

A margine della votazione va peraltro rilevato che, per ciò che concerne la posizione del nostro Paese, la maggioranza dei/delle esponenti di Lega e Fratelli d’Italia si sono astenuti, e due deputate della Lega hanno votato contro (fonte: Perché al Parlamento Europeo la destra italiana si è astenuta sulla Convenzione di Istanbul, «Il Post», 11 maggio 2023). Questa posizione è stata criticata da diversi soggetti per motivi opposti.

Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia, associazione antiabortista che ha diversi legami con i partiti della Destra ora al Governo in Italia, stigmatizza le astensioni argomentando che nel 2019 diversi deputati e deputate di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia avevano sottoscritto il loro «Manifesto Valoriale impegnandosi a “contrastare in ogni modo” l’indottrinamento gender nelle scuole» (documento sottoscritto anche da Giorgia Meloni). Coghe considera «grave che il Parlamento Europeo abbia votato a favore della ratifica della Convenzione di Istanbul, che propone al suo interno istanze LGBTQIA+ [Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, Queer, Intersessuali e Asessuali, N.d.R.], per le aree di competenza esclusiva dell’Unione Europea», dunque auspicava l’ennesimo respingimento della procedura di ratifica della Convenzione (fonte: UE. Pro Vita Famiglia: In voto Convenzione Istanbul inaccettabile astensione firmatari Manifesto pro vita, «Adnkronos», 10 maggio 2023).

Di segno opposto le critiche espresse da D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, che racchiude ben 84 organizzazioni impegnate su questi temi, e che ha manifestato il proprio sconcerto riguardo alle astensioni e ai voti contrari con una lettera aperta rivolta alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni (lettera disponibile a questo link). «Egregia Presidente del Consiglio, abbiamo appreso dalla stampa che Fratelli d’Italia e Lega, si sono astenuti durante la votazione per l’adesione dell’Unione Europea alla Convenzione di Istanbul, strumento internazionale per la tutela dei diritti delle vittime di maltrattamento e violenza – esordisce la lettera –. Addirittura, durante la votazione ci sono stati due voti contrari da parte di due esponenti dei partiti italiani che fanno parte della coalizione del Governo da Lei presieduto».
Ma a destare una particolare preoccupazione in D.i.Re sono «le dichiarazioni di Carlo Fidanza – capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo – e dell’eurodeputato Vincenzo Sofo, secondo i quali la Convenzione di Istanbul diventa il cavallo di Troia per imporre l’agenda gender: si tratta di argomentazioni prive di fondamento e che mettono in discussione tutto l’impianto antiviolenza che da anni si sta cercando di costruire e che tentano di allineare l’Italia ai Paesi europei che si stanno distinguendo per il contrasto ai diritti delle donne».
Infatti, nonostante l’Italia abbia ratificato la Convenzione, «questa è ancora ampiamente disattesa, con ricadute negative sui percorsi di uscita dalla violenza come – ad esempio – la vittimizzazione secondaria delle donne», è scritto in un altro passaggio della lettera. Le criticità nell’applicazione della Convenzione sono già state rilevate, tra gli altri, anche dal GREVIO, l’organo indipendente che monitora la sua attuazione, nel Rapporto di valutazione del 2020, e nel recente Rapporto delle Organizzazioni di donne sull’attuazione della Convenzione di Istanbul in Italia. In merito, D.i.Re osserva: «Uno degli ostacoli è la persistente sottocultura che alimenta discriminazioni e violenza e mantiene in essere asimmetrie di potere tra uomini e donne. Non può esserci nessuna evoluzione positiva nella condizione delle donne se quelle che arrivano a ruoli di potere e responsabilità non lavorano per abbattere le discriminazioni sessiste e non si impegnano per garantire la libertà dalla violenza di tutte». Questa dunque la conclusione: «Lei è la prima presidente del Consiglio in Italia, un Paese che conta una donna uccisa ogni tre giorni, che conta milioni di donne vittime di violenza maschile e che si colloca nella classifica sul Gender Gap del World Economic Forum al 63° posto. Che cosa ha intenzione di fare?»

L’inquietudine si fa ancora più spessa se si riflette sulla situazione di coloro che, come le ragazze e le donne con disabilità, sono più esposte alla violenza rispetto alle altre donne, un dato evidenziato nei già citati Rapporti del GREVIO e delle Organizzazioni di donne, e specificamente approfondito nel Rapporto Ombra del Forum Italiano sulla Disabilità (FID) del 6 aprile 2023 (di cui si può leggere nel seguente approfondimento). E d’altra parte anche il Forum Europeo sulla Disabilità (EDF) non ha mai perso occasione per rimarcare la particolare esposizione alla violenza delle ragazze e delle donne con disabilità – da 2 a 5 volte maggiore rispetto alle altre donne –, e per chiedere all’Unione Europea, ed ai Paesi che non l’hanno ancora fatto, di ratificare la Convenzione di Istanbul (se ne legga, solo a titolo esemplificativo, a questo, a quest’altro link).

Vi è una diffusa convinzione che le responsabilità della violenza competano esclusivamente a chi la agisce in prima persona, mentre non è ugualmente condivisa la percezione che anche l’omissione, il non fare, anche quando non assurge a reato (come nel caso dell’omissione di soccorso), configuri una responsabilità riguardo ad essa. Possiamo osservare infatti che astenersi o, peggio, votare contro l’adozione di strumenti di prevenzione e contrasto alla violenza di genere (o d’altro tipo) esprime una disposizione alla tolleranza, o addirittura alla connivenza col fenomeno in questione. Pertanto è fondamentale unirsi a quante e quanti stanno chiedendo alla Presidente del Consiglio di dare conto dei voti espressi dalla Destra di Governo al Parlamento Europeo, e di chiarire la posizione del Governo su questa materia. (Simona Lancioni)

 

Vedi anche:

Dossier – Convenzione di Istanbul e donne con disabilità – 2023.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.

 

Ultimo aggiornamento il 22 Maggio 2023 da Simona