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Un “doppio binario” per la Vita Indipendente in Toscana

Garantire la continuità dei progetti di Vita Indipendente in essere, e far partire 14 progetti sperimentali, sempre in tema di Vita Indipendente. Quello che scaturisce dalle due Delibere della Giunta Regionale Toscana, approvate lo scorso 27 dicembre, è di fatto un percorso a “doppio binario”, dove vengono designati con la stessa denominazione, “Vita Indipendente”, progetti e situazioni molto differenti.

 

Una persona con disabilità motoria ritratta di spalle mentre si sposta, con la sedia a rotelle, lungo un corridoio.
Una persona con disabilità motoria ritratta di spalle mentre si sposta, con la sedia a rotelle, lungo un corridoio.

Potremmo definirlo un percorso a “doppio binario” quello che scaturisce dalle due Delibere della Giunta Regionale Toscana, approvate lo scorso 27 dicembre, in tema di Vita Indipendente delle persone con disabilità. Due Delibere che, va subito chiarito, non modificano la disciplina definita dall’ultimo ’“Atto di indirizzo per la predisposizione dei progetti di Vita Indipendente”, quello entrato in vigore il 1 gennaio 2016 (si veda la Delibera della Giunta Regionale Toscana del 29 dicembre 2015, n. 1329, ed in particolare l’Allegato A). Di fatto però vengono designati con la stessa denominazione, “Vita Indipendente”, percorsi e situazioni molto differenti.

Entriamo nel merito.

La DGRT n. 1371/2016 garantisce continuità ai progetti di Vita Indipendente in essere, destinando ad essi un contributo complessivo annuale di 9 milioni di euro – la stessa cifra stanziata nelle tre annualità precedenti –, dispone che la somma di 4,5 milioni sia immeditatamente erogata a copertura del servizio per il primo semestre 2017, e stabilisce che il restante 50% del contributo annuale venga destinato con attosuccessivo. L’Allegato A, invece, definisce il riparto dei fondi alle diverse Zone Distretto (individuando in ciascuna Zona l’ente beneficiario delle risorse: alle Società della Salute, laddove costituite; alle Aziende UU.SS.LL. competenti per territorio, nelle Zone dove non è stata costituita la Società della Salute). La Delibera in questione è tuttavia importante poiché sottolinea come tra le “Strategie” inerenti “La disabilità” (punto 2.3.6.5), il Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2012-2015 (approvato con la Deliberazione del Consiglio Regionale n. 91 del 5 novembre 2014) preveda esplicitamente “la prosecuzione delle progettualità di Vita Indipendente revocabili solo nel caso di cessazione delle condizioni previste per l’accesso al progetto” (grassetti nostri).

La DGRT n. 1413/2016 prende le mosse dalla circostanza che, avendo partecipato ad un bando del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in tema di Vita Indipendente e inclusione nella società di persone con disabilità, la Regione Toscana è stata ammessa al finanziamento di 14 progetti sperimentali per un importo complessivo di quasi 1,065 milioni di euro. La Delibera in questione è pertanto volta all’approvazione del Protocollo di Intesa tra Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Regione Toscana finalizzato a rendere attuativi i progetti sperimentali approvati. Il Protocollo d’intesa è contenuto nell’Allegato A, mentre le caratteristiche dei progetti approvati, suddivisi per ambiti territoriali, sono riportati nell’Allegato B.

I progetti ammessi al finanziamento, che presentano caratteristiche molto differenti, riguardano i seguenti ambiti territoriali:

1. Società della Salute Mugello
2. Zona distretto Piana di Lucca
3. Società della Salute Fiorentina Nord Ovest
4. Società della Salute Firenze
5. Zona distretto Aretina
6. Zona distretto Valdichiana Aretina
7. Zona distretto Valdarno
8. Società della Salute Valdinievole
9. Società della Salute Lunigiana
10. Società della Salute Valdera
12. Società della Salute Pisana
13. Società della Salute Empolese e Valdarno Inferiore
14. Società della Salute Senese

La durata del Protocollo è fissata in mesi dodici a partire dalla comunicazione di inizio attività da parte della Regione. Né a livello ministeriale, né a quello regionale sono state date indicazioni circa la continuità dei progetti sperimentali una volta finita l’annualità, la qual cosa non vieta, ma neppure obbliga, gli enti preposti alla gestione dei fondi nelle diverse Zone Distretto a muoversi in tal senso. Un elemento di discrezionalità che, verosimilmente, porterà ad una disomogeneità applicativa all’interno dello stesso territorio regionale.

Alla luce di quanto esposto, è possibile tracciare il seguente quadro a “doppio binario”: da un lato ci sono i progetti stabilizzati finanziati con fondi regionali, giustamente tutelati secondo il principio della continuità assistenziale, e questo è l’aspetto positivo. La criticità è costituita dal fatto che il finanziamento reginale di 9 milioni l’anno, interamente assorbito dai progetti in essere e rimasto invariato per quattro annualità (2014-2015-2016-2017), ha di fatto impedito a nuovi utenti con disabilità di accedere al servizio, e determinato una disuguaglianza nell’accesso alle prestazioni.

Dall’altro lato ci sono i 14 progetti sperimentali – di durata annuale – la cui copertura economica – poco più di 1 milione di euro – è garantita attraverso un bando che ha consentito alla Regione Toscana di accedere a fondi ministeriali. Tuttavia, se è certamente appezzabile che la Regione si sia attivata per reperire questi fondi là dove si trovavano, non di meno appare evidente che le persone con disabilità che parteciperanno alla sperimentazione possono essere considerate come dei “precari della Vita Indipendente”. “Precari” perché il carattere sperimentale dell’iniziativa la configura necessariamente come temporanea, e non è esplicitamente previsto alcun tipo di tutela sotto il profilo della continuità assistenziale. Come si fa a parlare di “progetto di vita” quando l’orizzonte temporale contemplato si ferma all’annualità, e a guardar oltre si scorge solo nebbia? La mancanza di indicazioni circa la continuità assistenziale, e la discrezionalità accordata alle diverse Zone Distretto su questo importantissimo aspetto, espone le persone con disabilità ad una ulteriore disparità di trattamento: infatti queste persone non possono accedere ai progetti stabilizzati, e, una volta inserite nella sperimentazione, potrebbero avere maggiori o minori tutele a discrezione della Zona Distretto in cui risiedono.

In sintesi, allo stato attuale, le risorse reperite attraverso il Ministero non sanano la criticità relativa alla disuguaglianza nell’accesso alle prestazioni, giacché le prestazioni erogate attraverso la sperimentazione, pur rientrando sotto la stessa denominazione di Vita Indipendente, non sono le stesse di chi fruisce di un progetto stabilizzato. Inoltre le stesse modalità applicative dei progetti sperimentali non sono in grado di garantire alle persone con disabilità che vi accedono uguaglianza di trattamento. L’unica soluzione in grado di mettere insieme l’accesso egualitario alle prestazioni con la continuità assistenziale sembra essere un regolare incremento del fondo a copertura dei progetti di Vita Indipendente. Pertanto, sarebbe quanto mai opportuno che la Regione deliberasse in merito. Questo non vuol dire che va tutto male, per onestà intellettuale è corretto ammettere che in un contesto nazionale dove il riconoscimento e la disciplina dei progetti di Vita Indipendente (intesi come assistenza personale autogestita) ha proceduto “a macchia di leopardo”, la Toscana può essere annoverata tra le Regioni virtuose. Il che non significa che non ci siano problemi, né che questi non debbano essere segnalati con spirito costruttivo, e, possibilmente, risolti.

Infine, ulteriori osservazioni potrebbero essere fatte riguardo alla necessità che i percorsi di Vita Indipendente debbano essere ancora sperimentati. La prima norma nazionale italiana che ha previsto la possibilità di finanziare questo tipo di progetti risale al 1998 (Legge 162/1998) – diciannove anni fa –; da allora diverse regioni hanno effettuato una sperimentazione riscontrando gli innegabili benefici di questa modalità di erogazione dell’assistenza; l’articolo 19 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (ratificata dall’Italia con la Legge 18/2009) garantisce il diritto all’assistenza personale. Dunque viene da chiedersi: a cosa serve, nel 2017, continuare a parlare di sperimentazione dei percorsi di Vita Indipendente? E a cosa serve parlarne in una Toscana che questi percorsi li ha già sperimentati per tre anni (a partire dal 2004), e li ha messi a regime nel 2012?

 

Simona Lancioni
Responsabile del centro Informare un’h di Peccioli (PI)

 

Fonti normative:

Delibera della Giunta Regionale Toscana del 27 dicembre 2016, n. 1371, Progetti di Vita indipendente: prenotazione risorse primo semestre 2017. Allegato A (riparto fondi primo semestre 2017).

Delibera della Giunta Regionale Toscana del 27 dicembre 2016, n. 1413, Approvazione Protocollo di Intesa tra Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Regione Toscana, finalizzato all’attivazione e implementazione della proposta progettuale della Regione Toscana in materia di vita indipendente ed inclusione nella società delle persone con disabilità ai sensi del Decreto Direttoriale n. 276 del 21 ottobre 2016. Allegato A (protocollo d’intesa), Allegato B (caratteristiche dei progetti suddivisi per ambiti territoriali).

Delibera della Giunta Regionale Toscana del 29 dicembre 2015, n. 1329, Approvazione nuovo “Atto di indirizzo per la predisposizione dei progetti di Vita Indipendente”. Revoca Delibere n. 146 del 27 febbraio 2012 e n. 68 del 4 febbraio 2013. Assegnazione risorse annualità 2016. Allegato A (Atto di indirizzo), Allegato B (riparto fondi).

Toscana. Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2012-2015.

 

Vedi anche:

Simona Lancioni, Toscana: nuovo Atto d’indirizzo per i progetti di Vita Indipendente, «Informare un’h», 6 gennaio 2016 (ultimo aggiornamento: 15 febbraio 2016).

 

Ultimo aggiornamento: 10 gennaio 2017

Ultimo aggiornamento il 10 Gennaio 2017 da Simona