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Uno spazio di confronto per chi accoglie un figlio adottivo o affidatario con disabilità

Qualche giorno fa è stato inaugurato a Firenze il “Salotto M’aMa”, uno spazio di confronto per rispondere alle esigenze di coppie, singoli e famiglie che hanno accolto – o pensano di accogliere – un figlio adottivo o affidatario con disabilità. A realizzarlo è l’associazione Mamme matte, un gruppo di donne e mamme (adottive, affidatarie, biologiche) animate dalla “stravagante” convinzione che ogni bambino abbia diritto ad una famiglia. Ogni bambino: anche se grandicello, con una disabilità, o con un passato pesante alle spalle.

 

Un logo realizzato dall’associazione Mamme matte raffigura il disegno minimalista di un bus con su scritto “mamme matte”, con dentro alcune donne sorridenti, l’ultima delle quali regge un filo al quale è aggrappato un bambino in sedia a rotelle che si fa allegramente scorrazzare.
Un logo realizzato dall’associazione Mamme matte raffigura il disegno minimalista di un bus con su scritto “mamme matte”, con dentro alcune donne sorridenti, l’ultima delle quali regge un filo al quale è aggrappato un bambino in sedia a rotelle che si fa allegramente scorrazzare.

L’Associazione si chiama Mamme matte, confidenzialmente M’aMa, ed è costituita da un gruppo di donne e mamme (adottive, affidatarie, biologiche) animate dalla “stravagante” convinzione che ogni bambino abbia diritto ad una famiglia. Ogni bambino: anche se grandicello, con una disabilità, o con un passato pesante alle spalle. Queste mamme hanno costituito una rete di famiglie, le “Famiglie matte”, costituita da famiglie e persone, sposate o conviventi, single, con o senza figli, che mettono al primo posto l’amore per i bambini, e sono disponibili ad accoglierli anche se, o proprio se, hanno bisogni speciali. Chi sono i bambini “con bisogni speciali”? Sono bambini con problemi di salute, con particolari condizioni genetiche, che hanno vissuto esperienze particolarmente dolorose, che appartengono a un gruppo di fratelli da non separare, i cosiddetti “normodotati” ma ritenuti “già grandi” (ossia che hanno più di 10 anni), spiegano sul loro sito.

Ebbene, proprio per rispondere alle esigenze di coppie, singoli e famiglie che hanno accolto – o pensano di accogliere – un figlio adottivo o affidatario con disabilità, l’associazione ha inaugurato uno spazio di confronto denominato “Salotto M’aMa”. Il primo incontro si è tenuto a Firenze, lo scorso sabato 18 maggio. Scopo dell’iniziativa è fornire a queste famiglie un luogo specificamente dedicato nel quale condividere dubbi, perplessità, incertezze, strategie, soluzioni sull’esperienza che vivono, o che si apprestano a vivere, e che inevitabilmente presenta delle peculiarità rispetto a quella vissuta delle altre famiglie adottive o affidatarie.

Il Salotto si riunisce il terzo sabato del mese, alle ore 18.00 (l’orario che sembrava più comodo per tutti), ed è supportato da un/a esperto/a nella relazione d’auto e nelle tematiche di affido familiare, che svolge il ruolo di facilitatore. Al primo incontro si sono presentate una ventina di persone, quasi tutte mamme, due padri ed un nonno “biologico”, che ha il nipotino con bisogni speciali in affido presso una famiglia. Pur essendo stato pensato per le famiglie affidatarie, ad esso si sono presentate anche diverse famiglie adottive. Tre coppie erano in attesa di un bambino o un ragazzo, una aveva appena dato la propria disponibilità, le altre stavano già vivendo l’esperienza dell’affidamento/adozione. A questo incontro «sono emerse non tanto le problematiche, ma una quotidianità che non è poi così terribile: l’esperienza che hanno raccontato le famiglie che hanno già accolto in casa un bambino con bisogni speciali non somiglia affatto a un martirio, né a una fatica insostenibile. Semmai, è il pensiero del domani che già inizia a preoccupare: è sorprendente che anche le mamme affidatarie si preoccupino del ‘dopo di loro’ e già cerchino una soluzione per quando non ci saranno più», ha dichiarato a «Redattore sociale» Emilia Russo, una delle promotrici dell’iniziativa. Russo che, rispetto alle famiglie ancora in attesa che venga loro assegnato un bambino/ragazzo, ha osservato: «Mi ha colpito molto una mamma, che ha già compiuto tutto il percorso per accogliere un bambino speciale: si domanda con angoscia: “E se alla fine non me lo danno?”. Quel bambino, che nessuno voleva e per il quale è stato difficilissimo trovare una famiglia. È già al centro della loro vita. Non pensano: “Nessuno lo vuole, ce lo affideranno sicuramente”, ma si preoccupano che alla fine il bambino che già sentono figlio loro possa non arrivare».

Prospettive future? Avendone constatato la necessità, estendere il progetto anche ad altre sedi, aprire un “salotto” anche per le famiglie biologiche (quelle che, come nel caso del nonno citato, non hanno più il figlio in casa), promuovere una cultura che sottolinei l’importanza di fare rete ancor prima che il bisogno d’aiuto possa trasformarsi in urgenza. (Simona Lancioni)

 

Per informazioni: mamatoscana@gmail.com

 

Vedi anche:

Mamme matte

 

 

Ultimo aggiornamento: 21 maggio 2019

Ultimo aggiornamento il 21 Maggio 2019 da