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Violenza sulle donne con disabilità: storie di vita e dati della seconda edizione della ricerca VERA

Nell’ambito del progetto “Disabilità: la discriminazione non si somma, si moltiplica”, promosso dalla Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, sono state svolte due distinte ricerche mirate ad indagare il fenomeno della violenza nei confronti delle donne con disabilità. Sono state raccolte dieci storie di vita di donne con disabilità vittime di violenza, ed è stata realizzata la seconda edizione della ricerca VERA (anch’essa centrata sullo stesso tema). Due preziosi strumenti utili a conoscere meglio un fenomeno del quale, in realtà, sappiano ancora pochissimo.

 

Una donna con i capelli color rame ed un maglione grigio porta le mani al viso, ha gli occhi chiusi ed un atteggiamento assorto, mentre giace su un tappeto di foglie autunnali (foto di Anka Zhuravleva).

«Purtroppo, alcuni anni fa sono stata vittima di una violenza fisica, vicino casa mia, durante la festa religiosa della mia parrocchia. Lui era un mio ex ragazzo, un uomo separato con un figlio, che mi avevano presentato dei miei conoscenti. […] È stata un’esperienza terribile, non la auguro a nessuno, specialmente a noi donne. Ne ho sofferto molto, non volevo più stare con un uomo. Per un breve periodo sono rimasta anche sfigurata in volto. Sono andata dai Carabinieri per segnalare la violenza, però non hanno fatto nulla. Secondo me dipende anche dal fatto che ho una disabilità intellettiva: non si rendono conto del problema vero e proprio che una persona vive» (Lina, 43 anni, donna con disabilità intellettiva). Quello appena riportato è un passaggio di una delle dieci storie di vita di donne con disabilità vittime di violenza raccolte nell’ambito del progetto Disabilità: la discriminazione non si somma, si moltiplica – Azioni e strumenti innovativi per riconoscere e contrastare le discriminazioni multiple, promosso dalla Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH) e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Infatti, all’interno del progetto in quesitone, il fenomeno della violenza nei confronti delle donne con disabilità è stato oggetto di due distinte ricerche volte sondare il tema da due diverse prospettive, quella quantitativa che mira a cogliere la consistenza numerica di alcune variabili indagate, e quella qualitativa, utile ad interpretare correttamente i numeri e a focalizzare l’impatto del fenomeno della violenza sulla vita delle donne che l’hanno subita. L’indagine qualitativa è costituita dalla raccolta delle citate storie di vita, ed è stata svolta attraverso il metodo dell’intervista narrativa. Le storie, private degli elementi che avrebbero potuto portare all’identificazione delle donne intervistate, sono pubblicate in un rapporto di ricerca curato da Daniela Bucci con la collaborazione di Stefano Borgato (costoro hanno elaborato le interviste realizzate da Marta Mearini e Leila Pereira). Uno dei tratti più apprezzabili di questo metodo di indagine consiste nel cogliere una serie di aspetti che rivelano l’unicità di ogni percorso esistenziale, e, talvolta, la presenza di ulteriori caratteristiche, oltre all’essere donne e persone con disabilità, che espongono queste donne a discriminazioni e violenze aggiuntive. Caratteristiche che, tuttavia, di solito non vengono considerate nella loro compresenza e nel loro reciproco influenzarsi né dalle associazioni di riferimento, né dai soggetti, istituzionali e non, che operano nella rete antiviolenza. Per dare un’idea di questa varianza, facciamo un accenno a qualcuna delle storie raccolte. C’è Lupe, originaria dell’America Latina, che racconta di essere divenuta vittima di maltrattamenti e violenze psicologiche da parte del suo compagno in seguito all’acquisizione di una limitazione motoria. C’è Vanna, vent’anni, una disabilità visiva ed una storia fatta di solitudine, disagio e violenze psicologiche in famiglia, fino all’orlo del baratro, poi la risalita, il lavoro come educatrice cinofila, e la voglia di vivere che torna ad abitarla. C’è Barbara, 36 anni, donna transessuale che ha attraversato dolori profondi, subendo ripetute violenze fisiche e psicologiche, e che adesso vorrebbe il giusto supporto per trovare la serenità. C’è Luana, 42 anni, donna sorda e bisessuale, che ha raggiunto la serenità con sé stessa dopo un’esperienza di vita all’estero. Nel complesso il rapporto di ricerca contiene storie di donne con disabilità differenti, italiane e straniere, eterosessuali o appartenenti alla comunità LGBT+, con figli/e o senza, vittime di diverse forme di violenza. Storie di donne che incarnano una multiappartenenza identitaria, che hanno il diritto di essere considerate nella loro interezza, e rispettate nei loro modi di essere.

L’altra ricerca, quella di tipo quantitativo, si è concretizzata nella Seconda edizione della ricerca VERA  – VERA 2 (Violence Emergence, Recognition and Awareness, in italiano “Emersione, riconoscimento e consapevolezza della violenza”). Essa è stata realizzata attraverso un questionario, a risposte prevalentemente chiuse, somministrato attraverso un modulo di compilazione online, rivolto a donne con disabilità che hanno subìto violenza. Mentre la prima edizione della ricerca VERA (2018-2019) era stata svolta dalla FISH in collaborazione con l’associazione Differenza Donna (questo il primo Rapporto di ricerca), la seconda edizione (2020) è stata curata interamente dalla FISH. Vediamo qualche dato. Dei 561 questionari validi ai fini della ricerca sono stati utilizzati solo i 486 che contenevano le risposte all’intera sezione sulla violenza e che sono stati compilati da altrettante donne con disabilità. Il campione si è auto-selezionato, dunque non soddisfa i criteri probabilistici necessari affinché i dati raccolti possano essere riferiti all’intera popolazione delle donne con disabilità. Tuttavia, vista la carenza di dati su questo fenomeno, le informazioni raccolte sono comunque di grande interesse e utilità ai fini della descrizione e della comprensione del fenomeno stesso. L’età delle intervistate varia dai 18 ai 99 anni, ma la classe di età prevalente è quella tra i 31 e i 60 anni. Le intervistate sono nella maggioranza dei casi donne italiane, sono di origine straniera o hanno una doppia cittadinanza solo una percentuale intorno al 2%. Esse vivono principalmente nelle regioni del Nord; hanno un livello di scolarizzazione medio-alto, più dell’80% delle intervistate ha conseguito almeno un diploma di scuola superiore, una laurea o un titolo superiore alla laurea; nel 37% dei casi sono donne occupate, mentre il 14% circa risulta in cerca di occupazione. Il 45,5% delle donne del campione sono nubili, il 37,2% è coniugata o unita civilmente e il 13,4% è separata. Il 40% di esse ha dei figli. Questa la distribuzione per tipologia di disabilità: ha una disabilità motoria il 70,2% delle intervistate, una disabilità sensoriale il 23,8%, una disabilità intellettiva, relazionale o psichiatrica il 14,6%, una disabilità multipla (fatta di 2 ma anche 3 o 4 limitazioni funzionali contemporaneamente) il 7,2% del campione. Nel 6% dei casi la disabilità è stata causata dalla violenza.

Il 62.3% del campione (303 donne) dichiarano di aver subìto nel corso della propria vita almeno una forma di violenza. La forma di violenza più ricorrente è quella psicologica (51,4% del campione), segue la violenza sessuale (34,6% dei casi), la violenza fisica (14.4%) e quella economica (7,2%).

Come già nella prima edizione dell’indagine, anche in VERA 2 è stata rilevata una importante discrepanza tra la percezione della violenza e la sua reale manifestazione: a fronte di 172 donne (35,4% del campione) che risponde affermativamente al quesito generico sull’aver subìto una qualche forma di violenza, da parte del partner attuale o di un ex, di un familiare, di un conoscente, di uno sconosciuto o di un operatore, abbiamo un 62,3% di unità del campione che rispondono affermativamente alle domande specifiche inerenti le singole forme di violenza. La qual cosa mostra come tra le donne intervistate la consapevolezza della violenza subita affiori solo a fronte di domande molto specifiche.

Molto interessanti risultano i dati relativi agli autori/autrici della violenza. Il 47% del campione dichiara di aver subìto violenza solo da parte di uomini, una percentuale simile, 45%, dichiara di averla subita sia da uomini che da donne, il 7,5% di averla subita solo da donne. Le donne con disabilità, essendo sia donne che persone con disabilità, sono esposte sia alla violenza di genere (che colpisce in modo sproporzionato le donne), che alla violenza abilista, una forma di violenza che scaturisce dallo squilibrio di potere tra persone abili e disabili, che può essere agita sia da uomini che da donne, e che può avere vittime con disabilità di entrambi i generi. La circostanza che chi opera nella rete antiviolenza sia specificamente formato a riconoscere la violenza di genere (violenza maschile), ma non quella abilista, è verosimilmente uno dei fattori che contribuisce a non percepire e/o sottostimare quest’ultima forma di violenza, ma la presenza di donne tra gli autori della violenza ne conferma l’esistenza. Sempre in merito all’autore/trice della violenza è stato rilevato che nella quasi totalità dei casi (87%) si tratta di una persona nota alla vittima, con diversi gradi di prossimità. Inoltre, rispetto alla precedente rilevazione, è stato osservato che l’autore della violenza risulta essere con maggiore frequenza un familiare della donna con disabilità, piuttosto che il partner o l’ex partner (come invece indicano le statistiche sulla violenza di genere).

Un altro aspetto interessante riguarda uno dei fattori di rischio rilevati. Interrogate su quale fattore (genere, disabilità o entrambi) avesse influito maggiormente – a loro avviso – sulla violenza subita, il 35,8% delle donne ha indicato entrambe le condizioni, il 33% ha invece attribuito un peso superiore al proprio essere donna, e l’11,4% di loro ha indicato la disabilità. La circostanza che una parte significativa di donne con disabilità percepisca il proprio essere donna come primo fattore di rischio di subire violenza, può essere inteso come espressione del fatto che, rispetto ad un passato non lontano, molte di loro hanno acquisito maggiore consapevolezza della propria femminilità. Un altro fattore di rischio di subire violenza che merita di essere segnalato, e che era già emerso nella precedente indagine, riguarda la presenza di una disabilità plurima: il 77% delle donne con questo tipo di disabilità ha subìto almeno una forma di violenza, a fronte di un 61% delle donne con un solo tipo di limitazione.

Sotto il profilo della reazione alla violenza, le donne del campione che dichiarano di aver reagito in qualche modo alla stessa sono il 46,5%, ma solo il 6,7% ha sporto denuncia alle forze dell’ordine, ed appena il 3,5% si esse si è rivolta ai Centri Antiviolenza.

Interpellate su quali fossero, in base alla propria esperienza, i possibili aspetti in grado di rendere più efficace, per una donna con disabilità, il percorso di fuoriuscita dalla violenza, il 34,5% delle donne del campione ritiene che il metodo migliore sia quello di affidarsi ai canali ufficiali di contrasto alla violenza (denuncia alle forze dell’ordine, e rivolgersi ad un Centro Antiviolenza o ad un servizio preposto); il 17,3% segnala l’importanza di una rete di familiari, amici o altre persone fidate cui potersi rivolgere per raccontare l’esperienza vissuta, poiché parlare e non tenersi tutto dentro è il primo passo per affrontare un problema; 16,8% segnala la necessità di ricevere un supporto psicologico ed un’assistenza da parte di personale specializzato nella gestione dei casi di violenza; il 14,7% propone un intervento educativo in grado di modificare il modello culturale che permea ancora la nostra società; infine, il 9,6% vede nella promozione dell’autonomia e dell’indipendenza (economica, ma anche abitativa) della donna con disabilità lo strumento per consentirle di sottrarsi ad una situazione potenzialmente violenta e realizzare il proprio progetto di vita.

Quelli esposti sono solo alcuni dei dati raccolti nell’indagine sulla violenza nei confronti delle donne con disabilità, ed è facile coglierne l’importanza se riflettiamo sulla quasi totale assenza di dati sulla violenza nei confronti delle donne disaggregati anche in relazione alla disabilità delle vittime. È auspicabile che le due ricerche, quella qualitativa e quella quantitativa, contribuendo a dare visibilità questo fenomeno inducano gli istituti di ricerca ad indagarlo su più larga scala. Infatti, senza dati specifici, è impossibile descrivere in modo puntuale il fenomeno della violenza dei confronti delle donne con disabilità, e, conseguentemente, anche programmare e predisporre qualsiasi azione mirata di prevenzione, contrasto e supporto alle vittime con disabilità.

Simona Lancioni
Responsabile del centro Informare un’h di Peccioli (Pisa)

 

Per approfondire:

Disabilità: la discriminazione non si somma, si moltiplica – Azioni e strumenti innovativi per riconoscere e contrastare le discriminazioni multiple, progetto promosso dalla Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH) e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2019-2020.

Storie di discriminazioni multiple. Donne con disabilità vittime di violenza, rapporto di ricerca a cura di Daniela Bucci e Stefano Borgato, interviste realizzate da Marta Mearini e Leila Pereira, materiale documentario prodotto nell’ambito del progetto “Disabilità: la discriminazione non si somma, si moltiplica – Azioni e strumenti innovativi per riconoscere e contrastare le discriminazioni multiple” dalla Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, dicembre 2020.

Le donne con disabilità che hanno subìto violenza – Seconda edizione della ricerca VERA – rapporto di ricerca, [a cura di Lucia Martinez e Daniela Bucci], materiale documentario prodotto nell’ambito del progetto “Disabilità: la discriminazione non si somma, si moltiplica – Azioni e strumenti innovativi per riconoscere e contrastare le discriminazioni multiple” dalla Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, dicembre 2020.

La multidiscriminazione delle donne con disabilità. Kit informativo rivolto a donne con disabilità, famiglie, associazioni, operatrici e operatori di settore, materiale documentario prodotto nell’ambito del progetto “Disabilità: la discriminazione non si somma, si moltiplica – Azioni e strumenti innovativi per riconoscere e contrastare le discriminazioni multiple” dalla Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, 24 settembre 2020; versione in linguaggio facile da leggere e da capire.

I risultati del progetto VERA – Violence Emergence, Recognition and Awareness, a cura di Lucia Martinez, hanno collaborato: Daniela Bucci e Carlo Giacobini, Roma, Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, 20 novembre 2019.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.

 

Ultimo aggiornamento il 23 Dicembre 2020 da Simona