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Bologna, l’evoluzione del DAMA per l’equo accesso all’assistenza sanitaria delle persone con disabilità grave

II percorso DAMA (Accoglienza Medica Avanzata per le persone con disabilità grave e gravissima dalla nascita) coinvolge circa 300 persone con grave disabilità provenienti da tutto il territorio bolognese. Il 2 ottobre scorso l’Azienda USL di Bologna ha illustrato come il servizio si sia rinnovato e ampliato nel tempo.

L’ingresso dell’Ospedale Maggiore Carlo Alberto Pizzardi di Bologna, una delle strutture coinvolte nel percorso DAMA (Accoglienza Medica Avanzata per le persone con disabilità grave).

Nell’ambito del piano aziendale “Equità, Umanizzazione e Partecipazione”, a fronte di un proficuo e costante confronto con le Associazioni di pazienti disabili, l’Azienda USL di Bologna rinnova il percorso DAMA, acronimo di Accoglienza Medica Avanzata per le persone disabili dalla nascita.

Si tratta di un percorso aziendale – avviato una decina di anni fa e oggi completamente rinnovato e ampliato sull’intero territorio – dedicato alle persone adulte con disabilità grave e gravissima di tipo congenito e connatale, nella sfera neuromotoria, intellettiva e comunicativa e che hanno ricevuto un riconoscimento dell’handicap dalle Commissioni Invalidi Civili delle Aziende USL italiane in base alla Legge 104/1992 (art.3, comma 3).

Il percorso DAMA intende, infatti, garantire un accesso e un’accoglienza multiprofessionale orientata a tutte le persone con disabilità grave alla nascita, attivando percorsi di accompagnamento e semplificazione nell’accesso e nella erogazione delle cure a partire dai Pronto soccorso, nonché negli ambulatori territoriali ed ospedalieri.

L’Azienda USL punta ad assicurare a questi pazienti una continuità assistenziale in prossimità del domicilio e in grado di rispondere al bisogno di salute del paziente in modo completo, con importanti ricadute sulla qualità dell’assistenza erogata ai pazienti e sul supporto offerto ai caregiver. Questi ultimi, infatti, non dovranno più affrontare molteplici viaggi, difficilmente praticabili, per il trasporto della persona con disabilità di cui si curano dal domicilio (in particolare nei distretti dell’Appennino o della Pianura) alle strutture sanitarie della città, bensì potranno contare su prese in carico territoriali: anche in un solo appuntamento possono essere eseguite molteplici prestazioni da personale specializzato e formato sulle modalità relazionali più adeguate alla cura ed assistenza di questi soggetti fragili.

Tutto ciò è reso possibile grazie ad una nuova modalità di valutazione e risposta ai bisogni dei pazienti con grave e gravissima disabilità che fa perno sulla figura del Medico di Medicina Generale e sulla sua segnalazione ai Punti di Coordinamento dell’Assistenza Primaria (PCAP), presenti in ciascun Distretto sanitario.

Nello specifico, il PCAP ha il compito di valutare il bisogno e individuare il setting più idoneo rispetto al livello di complessità del paziente, in prossimità del domicilio, favorendo anche l’accorpamento di più prestazioni in un unico accesso ai servizi. In questo modo è possibile garantire non solo l’appropriatezza e la prossimità territoriale rispetto alle necessità di cura della persona, ma anche promuovere e coltivare una relazione di fiducia medico-paziente, solida e duratura, con l’equipe di professionisti territoriali che si occupano della presa in carico dei diversi e specifici bisogni sanitari della persona. Dopotutto, non è sempre semplice decodificare i disturbi di questa fascia di popolazione fragile: lamenti, stato di agitazione e aggressività piuttosto che ritrosia, possono essere sintomi di un nuovo malessere non facilmente identificabile.

Tale percorso intende, dunque, aiutare le persone disabili a superare i disagi che possono provare in occasione di prestazioni e cure erogate in un ambiente sanitario a loro estraneo e talora percepito come ostile, semplificare l’accesso alle prestazioni, personalizzare il percorso di cura, rafforzare il collegamento con il Medico di Medicina Generale e garantire a ciascuno cure erogate da personale formato, offrendo la possibilità di essere accompagnati da famigliari o case manager per prestazioni specialistiche, accessi in Pronto soccorso o degenze ospedaliere.

Questa nuova riorganizzazione è frutto della valorizzazione di innovativi percorsi aziendali che hanno fortemente contribuito allo sviluppo e all’implementazione di nuovi modelli organizzativi nei diversi ambiti specialistici. Primo tra tutti, il percorso sviluppato dall’equipe di Odontoiatria e Chirurgia maxillo facciale dall’Azienza USL, diretta da Anna Maria Baietti, che ha svolto la funzione di apripista, contribuendo peraltro – attraverso la partecipazione ad un tavolo tecnico ministeriale – allo sviluppo e alla diffusione di un modello di presa in carico, capace di integrare e consolidare la continuità dei servizi offerti dall’ospedale e dal territorio.

Post covid aumento delle prestazioni erogate per questa fascia di popolazione fragile

Da un’analisi dei dati relativi alle prestazioni ambulatoriali (e/o piccoli interventi eseguiti anche in sedazione cosciente) erogate a questa fascia di popolazione si registra che gli àmbiti specialistici più rappresentati sono: odontoiatria, cardiologia, gastroenterologia, otorinolaringoiatria, oculistica, ginecologia, dermatologia e pneumologia. Negli anni pre-covid (tra il 2017 e il 2019) si registravano circa 200 prestazioni all’anno, salite nel corso del2022 ad oltre 315, mentre solo nei primi 6 mesi del 2023 si registrano circa 300 prestazioni erogate.

La medesima tendenza di incremento si riscontra nel numero di interventi in multidisciplinarietà eseguiti anche in occasione di interventi chirurgici odontoiatrici in anestesia generale, presso il Centro Hub della Rete Chirurgia del Volto e Odontoiatria dell’Ospedale Bellaria: se prima della pandemia essi sfioravano i 40 interventi/annui, solo nei primi 6 mesi del 2023 ne sono stati eseguiti 63. A questi di aggiungono 21 interventi eseguiti in analgosedazione, presso l’Ospedale Maggiore, nell’ambito del percorso pediatrico dedicato ai piccoli pazienti con autismo. A ciò si affianca l’offerta di interventi di prevenzione e visite domiciliari odontoiatriche per pazienti fragili con vulnerabilità sanitaria ospiti in CRA, case protette e case di riposo allettati o difficilmente trasportabili. A titolo esemplificativo, nei primi 6 mesi dell’anno, nelle CRA sono stati coinvolti oltre 150 ospiti.

Un crescente bisogno a cui l’Azienda USL di Bologna ha scelto di dare risposta definendo una riorganizzazione dei percorsi che ha coinvolto equipe multiprofessionali e multidisciplinari dei presidi ospedalieri e del territorio, con un grande impegno svolto in particolare dalle équipe del Dipartimento di Cure Primarie, del Dipartimento delle Chirurgie specialistiche e del Governo clinico aziendale.

 

Fonte: comunicato Ufficio stampa della Azienda USL di Bologna.

 

Ultimo aggiornamento il 6 Ottobre 2023 da Simona