Menu Chiudi

Diritto allo studio, una campagna per tutelare gli studenti universitari con DSA

L’Associazione Italiana Dislessia ha lanciato una campagna #lostudioèundiritto per promuovere una Legge che tuteli gli/le studenti universitari con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), riconoscendo loro l’uso strumenti e misure compensative durante il percorso accademico e realizzando almeno un centro sanitario pubblico per la diagnosi degli adulti in ogni regione. La raccolta firme proseguirà sino al 9 ottobre, conclusione della Settimana nazionale della dislessia 2022.

Il banner per la campagna per tutelare gli studenti universitari con DSA dell’Associazione Italiana Dislessia, contiene l’hashtag #lostudioèundiritto, l’invito a firmarla e le foto di alcuni studenti universitari con dislessia.

L’Associazione Italiana Dislessia (AID) ha lanciato una campagna #lostudioèundiritto per promuovere una Legge che tuteli gli/le studenti universitari con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), riconoscendo loro l’uso di strumenti e misure compensative durante il percorso accademico e realizzando almeno un centro sanitario pubblico per la diagnosi degli adulti in ogni regione.

«Grazie alla Legge 170 del 2010, gli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia) a scuola hanno diritto a usare strumenti compensativi come computer con sintesi vocale, mappe concettuali, calcolatrice, oltre al tempo in più per le prove scritte – si legge nel testo della campagna lanciata su Change.org –. All’Università, invece, l’uso degli strumenti è concesso a discrezione del singolo docente! È giusto? Certamente no: la dislessia è una caratteristica che permane nel corso della vita e gli strumenti sono indispensabili in tutte le fasi della formazione e nel mondo del lavoro». A ciò si aggiunga che la scarsità di centri pubblici per la diagnosi degli adulti impedisce a molti di accedere alle misure previste.

Per conoscere meglio il fenomeno nei mesi scorsi Associazione ha svolto un’indagine sul livello di inclusione e accessibilità negli Atenei, attraverso un questionario online anonimo che è stato compilato da 520 studenti con DSA.  Da essa è emerso che al 71.5% di loro è capitato di vedersi rifiutare gli strumenti compensativi. Solo il 16.9% ritiene che la Legge 170 sia sufficientemente applicata all’Università e l’87,1% ritiene che serva una normativa ad hoc per regolare l’uso degli strumenti compensativi e delle misure dispensative in ambito accademico. Non a tutti gli/le studenti servono gli stessi strumenti, perché ogni dislessico è diverso dall’altro. Senza una certificazione diagnostica, però, non hanno diritto a nessuno strumento, per questo è indispensabile che in ogni regione ci sia almeno un centro diagnostico per adulti gratuito.

L’idea di lanciare la petizione è maturata in questo contesto. Con essa l’Associazione chiede al Governo e al Parlamento la rapida approvazione di una Legge che assicuri adeguate tutele agli studenti con DSA. In Italia gli studenti con DSA sono quasi 20 mila. Sono persone dotate di un quoziente intellettivo nella norma ma possono avere difficoltà nel leggere in modo fluente, nello scrivere senza errori e nel calcolo. Esse riescono ad avere successo in tutti i contesti sociali: lo dimostrano imprenditori affermati, atleti, personalità dello spettacolo come Mika e Andrea Delogu, registi come Steven Spielberg, Nobel come Jacques Dubochet, premi Pulitzer come il poeta Philip Schultz, influencer come Khaby Lame. Ma per riuscire in tutti i campi devono essere messi nelle giuste condizioni per esprimere il proprio talento. Attualmente la petizione ha raggiunto quasi 21 mila sottoscrizioni, essa proseguirà sino al 9 ottobre, conclusione della Settimana nazionale della dislessia 2022.

Non mancano le testimonianze che documentano le difficoltà incontrate dagli/dalle studenti. Camilla, ad esempio, è dislessica e discalculica, si sta per laureare in giurisprudenza, e racconta la sua esperienza: «una volta ad un esame avevo richiesto il tempo aggiuntivo e la possibilità di modificare la modalità di esame da domande con crocetta a domande aperte. Il mio docente inizialmente mi negò entrambe, poi mi concesse il tempo aggiuntivo, ma durante questo tempo aggiuntivo venne a parlarmi, quindi non lo sfruttai. Questo mi portò a ripetere l’esame molte volte. Una volta, tornata da questo esame, ero così stressata che dovevo prepararmi un piatto di pasta, ma tremavo così tanto perché mi erano state dette cose non carine, che mi sono versata tutta l’acqua bollente addosso ed ho avuto delle ustioni di secondo grado che mi sono portata avanti per un bel po’. Lo racconto per far capire lo stress di non essere compresi ed apostrofati sulla base di difficoltà che si hanno, e che non dipendono da me o dalla svogliatezza, ma dal fatto che sono nata così». (S.L.)

 

Vedi anche:

AID – Associazione Italiana Dislessia.

La campagna si Change.org “Subito una legge per tutelare gli studenti universitari dislessici: #lostudioèundiritto”.

 

Ultimo aggiornamento il 6 Luglio 2022 da Simona