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Disabilità: nessuna attenzione al genere nell’ultimo rapporto Istat sull’inclusione scolastica

Qualche giorno fa l’Istat ha pubblicato un rapporto di ricerca su “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità” relativo all’anno scolastico 2021-2022”. Spiace constatare che nel rapporto i dati non siano disaggregati anche per la variabile del genere, la qual cosa non consente di contrastare efficacemente le discriminazioni multiple a cui sono esposte le alunne (e anche coloro che non si identificano in alcun genere) con disabilità, come richiesto dalla Convenzione ONU. Questi alcuni dati contenuti nel rapporto: nell’anno scolastico considerato sono 316mila з* studenti con disabilità che frequentano le scuole italiane, il 5% in più rispetto all’anno scolastico precedente, ma solo una scuola su tre risulta accessibile.

Uno studente con disabilità motoria in una scuola materna.

Il 2 dicembre scorso l’Istat ha pubblicato un rapporto di ricerca su “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità” relativo all’anno scolastico 2021-2022” (il cui testo integrale, assieme alle tavole, è disponibile a questo link). Spiace constatare che nel rapporto le differenze di genere non siano considerate né nel linguaggio (si usa il maschile sovraesteso, chi non sapesse cos’è può scoprirlo a questo link), né nella rilevazione dei dati (che non sono disaggregati per genere). È pertanto necessario ripetere per l’ennesima volta che senza dati disaggregati per genere non si possono contrastare le discriminazioni multiple a cui sono esposte le alunne (e anche coloro che non si identificano in alcun genere) con disabilità che frequentano le scuole di ogni ordine e grado, e che contrastarle non è facoltativo visto che tale disposizione è contenuta nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (ratificata dal nostro Paese con la Legge 18/2009). Dunque, se ancora non fosse chiaro: TUTTI i dati che riguardano le persone con disabilità vanno disaggregati anche per il genere, perché senza dati disaggregati non si può applicare la Convenzione ONU.

Fatta questa doverosa premessa, veniamo agli altri contenuti del rapporto integrando il genere almeno nel linguaggio.

L’Istat informa che nell’anno scolastico 2021/2022 sono più di 316mila з alunnз con disabilità che frequentano le scuole italiane, che questi rappresentano il 3,8% deз iscrittз, e che vi è stato un incremento del 5% (pari a 15mila unità) rispetto all’anno scolastico precedente.

Nel periodo considerato, come disposto a livello ministeriale, vi è stato un minore ricorso alla Didattica a distanza (DAD), una modalità adottata nell’anno scolastico 2019-2020 per contenere la diffusione del Covid-19, che però ha rappresentato un ostacolo alla partecipazione e all’interazione tra coetanei. Oltre al minore ricorso alla DAD, è stato consentito a moltз studenti con disabilità di partecipare in presenza durante i periodi di restrizioni: nelle scuole che hanno attivato la DAD (64%), più di 86mila studenti con disabilità hanno preso parte alle lezioni in presenza mentre il resto della classe era collegata da remoto. Ciò nonostante la socializzazione ne ha risentito ugualmente, infatti solo unз alunnз su tre ha potuto interagire con з coetaneз collegatз da remoto, з altrз hanno partecipato con з solз insegnante per il sostegno, in totale isolamento dal gruppo classe.

Un dato positivo è costituito dal fatto che sono oltre 207mila з insegnanti per il sostegno impiegatз nelle scuole italiane nel periodo considerato, e che questo è un valore in crescita di oltre 16mila unità rispetto all’anno scolastico precedente. Tuttavia di questз docenti, più di 70mila (il 32%) sono statз selezionatз dalle liste curricolari, si tratta cioè di insegnanti che non hanno una formazione specifica ma vengono impegnatз nelle classi frequentate da alunnз con disabilità per far fronte alla carenza di figure specializzate. Si tratta di un fenomeno più frequente nelle regioni del Nord (con il 42% di insegnanti curricolari che svolgono attività di sostegno) e meno nel Mezzogiorno (dove la percentuale si riduce al 19%).

Gli strumenti tecnologici a supporto della didattica costituiscono un importante ausilio per favorire l’apprendimento, e з insegnanti dovrebbero ricevere un’adeguata formazione al loro impiego, tuttavia la formazione deз docenti per il sostegno sulle tecnologie educative specifiche per з alunnз con disabilità risulta ancora poco diffusa. Infatti «in una scuola su 10 nessun insegnante per il sostegno ha mai frequentato un corso specifico di aggiornamento per l’utilizzo di tali tecnologie; nel 62% delle scuole soltanto alcuni docenti hanno frequentato corsi mentre nei restanti casi (28%) tutti gli insegnanti hanno frequentato almeno un corso. Le scuole in cui tutti i docenti per il sostegno utilizzano questi strumenti sono soltanto il 54%, un valore ancora lontano dalla copertura totale» (pag. 4, grassetti miei in questa e nelle seguenti citazioni).

Una delle figure che affianca з insegnanti di sostegno sono з assistenti all’autonomia e alla comunicazione. Nelle scuole italiane ce ne sono più di 65mila, il 4,6% deз quali conosce la lingua dei segni italiana (LIS). La disponibilità di assistenti all’autonomia varia molto sul territorio con un rapporto studente/assistente pari a 4,5 a livello nazionale. Nel Mezzogiorno il rapporto sale a cinque, mentre decresce nelle regioni del Centro (con un rapporto di 4,1 studenti per assistente) e del Nord (dove il rapporto è pari a 4,3).

Nel Mezzogiorno anche le tecnologie informatiche sono maggiormente carenti. Il 76% delle scuole primarie e secondarie dispone di postazioni informatiche adattate alle esigenze deз alunnз con disabilità, ma il bisogno di questi strumenti non risulta sempre soddisfatto. Infatti più di una scuola su cinque definisce insufficiente la dotazione di postazioni informatiche adattate. Questa carenza aumenta nel Mezzogiorno dove una scuola su tre segnala tale problematica.

Ma forse uno dei dati più impressionanti è quello che riguarda la presenza di barriere architettoniche: soltanto una scuola su tre risulta accessibile per з studenti con disabilità motoria. La situazione è migliore nel Nord del Paese dove i valori sono superiori alla media nazionale (39,5% di scuole a norma) mentre raggiunge i livelli più bassi nel Mezzogiorno (31,8%). «L’assenza di un ascensore o la mancanza di un ascensore adeguato al trasporto delle persone con disabilità rappresenta la barriera più diffusa (45%). Numerose anche le scuole sprovviste di servoscala interno (31%) o di bagni a norma (24%). All’interno degli edifici, invece, raramente le scale o le porte non sono a norma (rispettivamente 6% e 3 % dei casi)» (pag. 5). Anche l’accessibilità per з alunnз con disabilità sensoriale risulta scarsa. Infatti «solo il 16% delle scuole dispone di segnalazioni visive per studenti con sordità o ipoacusia, mentre le mappe a rilievo e i percorsi tattili, necessari a rendere gli spazi accessibili agli alunni con cecità o ipovisione, sono presenti solo nell’1,5% delle scuole. La situazione riguarda tutto il territorio nazionale, con poche differenze tra il Nord e il Sud» (pag. 5).

A fronte di questo quadro, sconcerta che solo il 19% delle scuole abbia effettuato lavori finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche nel corso dell’anno scolastico, mentre il 17% di esse dichiara di non averlo fatto anche se l’edificio ne avrebbe avuto bisogno.

Anche sulla programmazione si registrano delle lacune. Infatti nell’anno scolastico 2021-2022, solo il 45% delle scuole ha attuato una programmazione a lungo termine, predisponendo il Piano annuale per l’inclusività (PAI) sia per l’anno scolastico in corso sia per quello successivo, mentre una quota del 6% di scuole non ricorre ad alcuna programmazione (percentuale che sale fino all’8% nelle regioni del Nord).

Simona Lancioni
Responsabile di Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa)

 

* In questo testo si fa uso dello schwa (ə) per il singolare e dello schwa lungo (з) per il plurale in luogo delle desinenze femminili e maschili comunemente utilizzate quando ci si riferisce alle persone. Si tratta di un tentativo sperimentale finalizzato a promuovere l’impiego di un linguaggio inclusivo dei generi femminile, maschile e non binario (per approfondire si veda: Un linguaggio accessibile e inclusivo delle differenze tra i generi). Si consiglia anche la lettura di Vera Gheno, Schwa: storia, motivi e obiettivi di una proposta, Magazine nel sito «Treccani», 21 marzo 2022.

 

Per approfondire:

Istat, L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità. Anno scolastico 2021-2022, 2 dicembre 2022.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema: “Il contrasto all’abilismo e all’omolesbobitransfobia”.

 

Data di creazione: 14 dicembre 2022

Ultimo aggiornamento il 15 Dicembre 2022 da Simona