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GIMBE, le diseguaglianze regionali nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza

In questi giorni la Fondazione GIMBE ha pubblicato il rapporto di ricerca denominato “Livelli Essenziali di Assistenza: le diseguaglianze regionali in sanità”, che prende in esame il decennio 2010-2019. L’analisi dei risultati ha consentito di stilare una sorta di graduatoria per l’erogazione delle prestazioni sanitarie che vede in testa l’Emilia-Romagna con il 93,4% di adempimenti, ed in coda la Sardegna con il 56,3%.

La copertina del rapporto 2022 della Fondazione GIMBE denominato “Livelli Essenziali di Assistenza: le diseguaglianze regionali in sanità”. Essa reca gli estremi dell’opera ed è illustrato con il disegno di tante matite colorate di diversa lunghezza.

In questi giorni la Fondazione GIMBE ha pubblicato il rapporto di ricerca denominato “Livelli Essenziali di Assistenza: le diseguaglianze regionali in sanità”, nel quale ha analizzato i risultati dei monitoraggi annuali del Ministero della Salute relativi l’erogazione delle prestazioni sanitarie che le Regioni devono garantire ai/alle cittadini/e gratuitamente o attraverso il pagamento di un ticket. Il rapporto, che è disponibile al seguente link, prende in esame il decennio 2010-2019 ed è stato realizzato attraverso la cosiddetta “Griglia LEA”, uno strumento che consiste nell’attribuire alle Regioni un punteggio e permette di distinguere tra quelle adempienti, e dunque meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e inadempienti, che verranno sottoposte a Piani di rientro. Non sono sottoposte alla verifica degli adempimenti: Friuli Venezia-Giulia, Sardegna, Valle D’Aosta e le Province autonome di Trento e di Bolzano.

L’analisi dei risultati ha consentito di stilare una sorta di graduatoria per l’erogazione delle prestazioni sanitarie che vede in testa l’Emilia-Romagna con il 93,4% di adempimenti, ed in coda la Sardegna con il 56,3% (Regione che però è esclusa dal monitoraggio LEA). Oltre all’Emilia-Romagna, si collocano ai primi posti anche la Toscana (91,3%), il Veneto (89,1%), il Piemonte (87,6%), la Lombardia (87,4%), l’Umbria (85,9%), le Marche (84,1%), la Liguria (82,8%), il Friuli Venezia-Giulia (81,5%) e la Provincia autonoma di Trento (78,8%). Insomma, solo Regioni del Nord e del Centro, ma nessuna Regione del Sud. Si collocano invece nella parte bassa l’Abruzzo (76.6%), la Basilicata (76.4%), il Lazio (75.1%), la Sicilia (69.6), il Molise (68%), la Puglia (67,5%), la Valle d’Aosta (63,8%), la Calabria (59,9%), la Campania (58,2%), la Provincia autonoma di Bolzano (57,6%), e, come già accennato, la Sardegna. Nel decennio 2010-2019 la percentuale cumulativa totale di adempimento delle Regioni è del 75,7%, con un intervallo tra Regioni pari a 56,3%-93,4%.

Il Rapporto affronta le criticità relative ad aggiornamento, esigibilità e monitoraggio dei LEA. Innanzitutto non si è mai concretizzato il loro aggiornamento continuo per mantenere allineate le prestazioni all’evoluzione delle conoscenze scientifiche; in secondo luogo, le nuove prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica non sono esigibili su tutto il territorio nazionale perché il cd. “Decreto Tariffe” non è mai stato approvato per carenza di risorse economiche; infine il Nuovo Sistema di Garanzia, la nuova “pagella” con cui lo Stato darà i “voti” alle Regioni, non è affatto uno specchio fedele per valutare la qualità dell’assistenza. «A quasi sei anni dal DPCM che ha istituito i “nuovi LEA” [trattasi del DPCM del 12 gennaio 2017, N.d.R.] – precisa Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – le diseguaglianze regionali, in termini di esigibilità di prestazioni e servizi a carico del SSN, non dipendono solo dalle capacità di erogazione delle Regioni, ma affondano nell’impianto istituzionale di aggiornamento e verifica dei LEA. Un impianto che richiede una profonda revisione di responsabilità, metodi e strumenti, perché l’esigibilità di servizi e prestazioni sanitarie in tutto il territorio nazionale non rimanga solo sulla carta».

Se da un lato non è possibile affermare che esista un piano occulto di smantellamento e privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, osservano dalla Fondazione GIMBE, dall’altro lato manca un esplicito programma politico per il suo salvataggio. Al fine di orientare le decisioni politiche nella nuova Legislatura, il Rapporto contiene «un piano – spiega sempre Cartabellotta – finalizzato non a una manutenzione ordinaria per una stentata sopravvivenza del SSN, ma all’attuazione di riforme e innovazioni di rottura per il rilancio definitivo di un pilastro fondante della nostra democrazia».

«A fronte di criticità globali quali crisi economica ed energetica, cambiamenti climatici e pandemia – conclude Cartabellotta – la politica deve saper cogliere le grandi opportunità per rilanciare il SSN: fine della stagione dei tagli alla sanità, PNRR [Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, N.d.R.], transizione digitale, approccio One Health. Un rilancio che il nostro Paese merita e che, con la collaborazione di tutti gli stakeholder, è in grado di realizzare per garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute a tutte le persone. Un diritto fondamentale che, silenziosamente, si sta trasformando in un privilegio per pochi, lasciando indietro le persone più fragili e svantaggiate. Perché se la Costituzione tutela la salute di tutti, la sanità deve essere per tutti». (Simona Lancioni)

 

Per approfondire:

Sito della Fondazione GIMBE.

GIMBE, Livelli Essenziali di Assistenza: le diseguaglianze regionali in sanità. Report Osservatorio GIMBE 2/2022, dicembre 2022, 46 pagine, formato pdf.

 

Ultimo aggiornamento il 3 Gennaio 2023 da Simona