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Il Disegno di Legge Zan e la disabilità: un confronto tra cattolici e non

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato le osservazioni di Salvatore Nocera e Simona Lancioni riguardo ad un articolo pubblicato l’8 luglio dalla testata «Avvenire», a firma di Enrico Negrotti, articolo centrato principalmente su come il tema della disabilità è stato trattato nel cosiddetto “Disegno di Legge Zan”. Rilanciati sul portale «Superando.it», i due contributi hanno riscosso le critiche di Monica Boccardi e Paolo Cilia del sito «Progetto Autismo». Il loro lungo articolo si può leggere sul sito «Progetto Autismo», mentre pubblichiamo di seguito le controrepliche di Nocera e Lancioni che sono stati chiamati in causa.*

Alcune foglie appese ad un filo presentano una gradazione cromatica che parte dal verde, passa per il giallo e l’arancione ed arriva al rosso. Foto di Chris Lawton (fonte: Unsplash).

Questo il testo di Enrico Negrotti, dal titolo “Ddl Zan e nodi da sciogliere. Discriminazione dei disabili, saper vedere dove comincia” («Avvenire», 8 luglio 2021) da cui ha preso avvio il dibattito. Questi i commenti di Salvatore Nocera («Chi sono io per giudicare?») e Simona Lancioni (Le persone con disabilità sanno riconoscere i propri interessi senza che glieli indichi un’autorità terza). Questo il testo critico di Monica Boccardi e Paolo Cilia, La Persona con disabilità nel DdL Zan, competizione vittimaria e cosificazione della Persona, consultabile sul sito «Progetto Autismo». Di seguito, come anticipato, le controrepliche di Nocera e Lancioni.

Cari fratelli cattolici di Progetto Autismo, ho letto le dure critiche mosse nel vostro articolo intitolato La Persona con disabilità nel Ddl Zan, competizione vittimaria e cosificazione della Persona, rispetto alle mie pacate osservazioni all’articolo di Enrico Negrotti comparso sull’«Avvenire» dell’8 luglio scorso.
Il mio articolo, invero, non trattava del Disegno di Legge Zan, ma mi era stato suggerito dal mio “disappunto” per il tono canzonatorio con il quale venivamo trattati noi persone con disabilità per il fatto che la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), avesse sostenuto la richiesta di approvazione immediata del Disegno di Legge Zan. Anzi, in proposito, avevo espressamente apprezzato e condiviso le perplessità del professor Giovanni Maria Flick, cattolico  praticante e presidente emerito della Corte Costituzionale, circa l’imprecisa scrittura tecnica del Disegno di Legge; oggi aggiungo altresì che condivido le puntuali osservazioni espresse dall’avvocato Daniela Bianchini in occasione dell’audizione del 3 giugno scorso alla Camera, quale componente della Fondazione del Beato Livatino; e aggiungo ancor più che condivido le fondate osservazioni alla scrittura del Disegno di Legge Zan ,sollevate da due illustri sedicenti non credenti, come il radicale professor Padoan dell’Accademia dei Lincei e dal noto matematico professor Odifreddi.

Il mio articolo voleva sostanzialmente spiegare il motivo dell’adesione della FISH, dovuta al fatto che, in quanto persone con disabilità, siamo state sempre e siamo ancor oggi discriminate e quindi condividiamo, in senso di fratellanza con tanti altri discriminati, la richiesta di contrasto alle violenze verbali e fisiche, come, nel caso di specie, le persone previste dal Disegno di Legge Zan.
Io ho sempre apprezzato la testata «Avvenire» per il suo perseverante impegno culturale a favore di tanti altri discriminati come i migranti, i loro figli nati in Italia ma privi ancora del diritto allo jus culturae et soli, gli emarginati, i poveri, i reietti , gli “scarti umani” e le “periferie del mondo”. Per questo mi è spiaciuto che il mio giornale cattolico avesse, in quell’articolo, assunto un simile tono.
Ora constato che la vostra durissima reprimenda nei miei confronti riguarda soprattutto il fatto che io mi sia dichiarato “cattolico praticante” e abbia citato nel mio articolo alcune parole di Papa Francesco, in attuazione dell’insegnamento evangelico «Non giudicate».
Il vostro articolo riguarda quasi tutto una durissima reprimenda di tono da inquisizione nei miei confronti, addirittura alludendo a miei retropensieri e all’uso strumentale del dirmi “cattolico praticante”. Purtroppo devo prendere atto che – benché dal Concilio voluto da San Giovanni XXIII, il cattolicesimo abbia aperto una nuova epoca di dialogo inter-religioso, seguito dall’enciclica Ecclesiam Suam di San Paolo VI, dalla preghiera ecumenica di Assisi, voluta da San Giovanni Paolo II e dai recenti incontri e documenti sottoscritti da Papa Francesco con molti esponenti religiosi di altre fedi a sostegno della pace nel mondo – il dialogo interno alla nostra Chiesa Cattolica tra credenti che abbiamo idee culturali, politiche e sociali diverse, è invece ancora assai difficile, per non dire a rischio di offese.

Voi lasciate intendere di parlare delle persone autistiche, senza esserlo; mentre io, che sono un minorato della vista, in attuazione del principio di autodeterminazione, stabilito dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, avevo preso la parola per giustificare, da credente, la scelta della FISH su un tema certo divisivo, ma che concerne il diritto umano alla non discriminazione nostra e di altri.
Credevo con quel mio articolo di avere contribuito a chiarire la nostra posizione ed avere avviato un dialogo costruttivo sulla non discriminazione delle persone con disabilità, noi che ci sentiamo solidali con le altre persone che subiscono discriminazioni.
Debbo constatare che ovviamente non ci sono riuscito. Anzi, a seguito del tono della vostra scomunica, mi sono sentito come il peccatore pubblicano disprezzato dal pio fariseo della famosa parabola evangelica (dal Vangelo secondo Luca 18,9-14).

Salvatore Nocera
Presidente del Comitato dei Garanti della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

 

Non sono piaciute a Monica Boccardi e Paolo Cilia le osservazioni espresse da me e da Salvatore Nocera, sul cosiddetto Disegno di Legge Zan ovvero il Disegno di Legge S. 2005, avente ad oggetto Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Osservazioni rilanciate dal portale «Superando.it», nel testo unificato intitolato Le persone con disabilità sanno perfettamente valutare quale sia il loro bene (12 luglio 2021).
Non sono piaciute a Boccardi e Cilia, come accennavo che, per confutarle, hanno scritto un lungo, lunghissimo testo in «Progetto Autismo» denominato La Persona con disabilità nel DdL Zan, competizione vittimaria e cosificazione della Persona (16 luglio 2021).

La prima critica riguarda le presunte pregiudiziali di costituzionalità da cui il Disegno di Legge Zan sarebbe viziato. Scrivono i due Autori: «Sorvoliamo sulle gravi e fondamentali violazioni dei principi generali del diritto, che rendono il Progetto di Legge incostituzionale, irrazionale, indeterminato e pericoloso, di cui abbiamo già trattato in precedenza, certo con minor autorevolezza del professor Flick, ma con uguale, se non maggiore, convinzione (questo il link per approfondire: Il progetto di Legge Zan: una legge viziata dall’ideologia)».
Su questa argomentazione mi limito a riprendere quanto già espresso dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in merito all’ipotesi sollevata dalla Santa Sede che il Disegno di Legge Zan violasse il Concordato con la Chiesa: «Il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per verificare che le nostre leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il Concordato con la Chiesa». Non essendo io una costituzionalista, non mi addentro nella materia, mi limito a confidare negli strumenti di garanzia di costituzionalità di cui le nostre Istituzioni sono dotate.

La seconda critica sollevata concerne la circostanza che le tutele per persone con disabilità siano state aggiunte nel Disegno di Legge in questione solo in un secondo momento, e che esse non siano state considerate in diversi articoli del testo. A detta degli Autori «ciò dimostra senza ombra di dubbio un trattamento discriminatorio nei loro confronti [delle persone con disabilità, N.d.R.], proprio da parte della normativa che si pretende volta anche alla loro tutela contro le discriminazioni!».
Che la disabilità sia stata aggiunta in un secondo momento è vero, e che i raccordi con le diverse disposizioni presenti nell’impianto normativo avrebbero dovuto essere curati meglio è un’osservazione che ho già espresso. Ciò nonostante continuo a pensare che una legge che introduca delle aggravanti penali per la discriminazione e la violenza nei confronti delle persone con disabilità sia necessaria, e che sia meglio avere una legge imperfetta piuttosto che nessuna legge.

La terza critica intende affermare che le persone con disabilità si starebbero facendo strumentalizzare. Scrivono in merito gli Autori: «Non ci si rende conto, infatti, di essere stati coinvolti, facendo leva sulle ingiuste discriminazioni, in una sorta di alleanza vittimaria, le Persone con disabilità e le Persone con omo-affettività finalmente unite in una sorta di rivincita contro le ingiustizie subite. Se dovessimo inserire nella tutela penale anche altre categorie severamente osteggiate e bullizzate non finiremmo più e le categorie aumenterebbero all’infinito».
Il Disegno di Legge Zan, è bene ricordarlo, propone di estendere le aggravanti penali già previste per i reati contro la persona commessi per motivi razziali, etnici o religiosi, come disciplinati dalla cosiddetta “Legge Mancino” (Legge 205/1993), agli stessi reati commessi «per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità». Perché questi motivi e non altri? Perché è documentato che le donne, le persone con disabilità e le persone LGBTQIA+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, Queer, Intersessuali e Asessuali) sono “gruppi bersaglio” dei crimini d’odio. Introdurre dei reati specifici fornisce uno strumento legale, ed anche culturale, che attesta come queste condotte non siano accettate e tollerate dalla nostra società.
Secondo gli Autori risulta «evidentissimo che la disabilità è stata strumentalmente inserita nel progetto di legge, al solo scopo di attirare consensi, da parte di persone fragili, regolarmente discriminate e pertanto desiderose (giustamente e legittimamente) di essere tutelate, anche a livello penale e non solo civile, dalle condotte discriminatorie che sono costrette a subire».
A tal proposito ricordo che il Disegno di Legge Zan ha ottenuto, tra gli altri enti, anche l’adesione della FISH, un’adesione assunta dal Consiglio nazionale della Federazione composta da Associazioni di persone con disabilità: tutti soggetti perfettamente in grado di decidere per sé. Se la loro posizione non coincide con quella di Boccardi e Cilia questo non significa che si siano fatti strumentalizzare – un argomento abilista utilizzato per espropriare le persone con disabilità del loro diritto all’autodeterminazione –, significa semplicemente che questi soggetti pensano che introdurre delle aggravanti penali per i crimini d’odio contro le persone con disabilità sia interesse delle stesse persone con disabilità.

Ciò che «davvero servirebbe a tutelare le Persone con disabilità dalle discriminazioni non è certo un procedimento penale», argomentano i due Autori, ma «una buona e approfondita educazione, capillare e precoce, al rispetto della Persona in quanto tale, a prescindere da tutto il resto. Non è insistendo sul vittimismo, non è facendo a gara su chi è più fragile, debole o meritevole, che si può ottenere l’uguaglianza e la non discriminazione, ma creando e diffondendo la coscienza comune, tipica del solo cattolicesimo, che l’uomo è figlio di Dio e in quanto tale va amato, rispettato e servito».
Lasciando da parte quest’ultima chiosa che sembra ambire ad uno Stato teocratico (sic!), che l’educazione sia uno strumento di prevenzione delle discriminazioni e della violenza personalmente lo dico da sempre. Per quale motivo invece, stando agli Autori, le tutele penali non sarebbero necessarie, francamente non l’ho capito, ma tacciare di vittimismo chi quelle tutele le chiede è una denigrazione gratuita che sminuisce le violenze subite da queste persone.
Come pure sono offensivi i toni con cui gli autori (interamente scritto in minuscolo) si rivolgono a Salvatore Nocera, persona della quale ho grandissima stima e alla quale esprimo tutta la mia solidarietà… ed ho paura di aver intuito la ragione per cui costoro sono così terrorizzati dall’idea che vengano istituite le aggravanti penali per i crimini d’odio.
Gli Autori riprendono anche due argomentazioni già utilizzate da Enrico Negrotti nell’articolo pubblicato su «Avvenire» l’8 luglio scorso sul quale erano incentrate le mie riflessioni e quelle di Nocera: l’aborto e il suicidio assistito. In merito mi limito a ripetere quanto già espresso riguardo all’articolo di Negrotti, vale a dire che nessuno dei due argomenti è trattato nel Disegno di Legge Zan. Anche quando lo Stato Vaticano ha rifiutato di ratificare la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità l’argomentazione adotta è stata la mancanza di un divieto esplicito all’aborto legale (sebbene, neppure la Convenzione ONU tratti questo argomento). Le persone con disabilità chiedono che siano riconosciuti i loro diritti umani e che vengano introdotte aggravanti penali per i crimini d’odio nei loro confronti? La risposta di alcuni/e cattolici (non tutti/e, per fortuna) sembra essere sempre la stessa: non si può perché c’è l’aborto… Che c’entra l’aborto? Temo che non lo sappiano neanche loro.

Da laica non entro nel merito della successiva disputa tra cattolici. Mi sento invece di dire qualcosa riguardo all’affermazione secondo cui l’identità di genere si riferirebbe «antropologicamente ai due sessi e non ad altri “generi”», a tal proposito segnalo l’istruttivo articolo L’identità di genere spiegata a chi pensa di non averne una («Valigia Blu», 19 luglio 2021), pubblicato dalla scrittrice e giornalista Giulia Blasi.
Quando ci sono temi particolarmente complessi, con tante variabili da considerare, e devo decidere da che parte stare, cerco “gli ultimi” e mi schiero dalla loro parte. Chi sono “gli ultimi” in questa storia? Sono le persone che subiscono discriminazioni e violenze (qualunque ne sia il motivo) e chiedono aggravanti penali, o chi cerca tutti i pretesti possibili e immaginabili perché quelle discriminazioni e violenze non vengano sanzionate come meritano? Coraggio, la risposta non è così difficile!

Simona Lancioni
Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa).

 

* I testi riportati sono già stati pubblicati su Superando.it, il portale promosso dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), e vengono qui ripresi, con lievi adattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

 

Vedi anche:

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema: “Il contrasto all’abilismo e all’omolesbobitransfobia”.

 

 

Ultimo aggiornamento il 21 Luglio 2021 da Simona