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L’amministrazione di sostegno ha fagocitato l’interdizione e l’inabilitazione

«L’amministrazione di sostegno ha fagocitato l’interdizione e l’inabilitazione», lo ha affermato Carlo Taormina, noto avvocato, politico e giurista, intervenendo ad una recente puntata della rassegna stampa settimanale promossa dall’Associazione Diritti alla Follia. La puntata in questione è andata in onda lo scorso 25 luglio, è stata condotta dalla giornalista Barbara Pavarotti, ed ha coinvolto anche Michele Capano, anch’egli avvocato e presidente dell’Associazione ospitante. I fatti di cronaca sono stati l’occasione per un interessante confronto sul tema degli abusi nell’applicazione degli istituti giuridici di tutela, ed in particolare dell’amministrazione di sostegno.

Una mano maschile afferra le maglie di una rete di recinzione (foto di Erik Mclean su Pexels).

Tra le tante attività di sensibilizzazione poste in essere dall’Associazione Diritti alla Follia per promuovere il rispetto dei diritti umani delle persone con disabilità psicosociale, vi è una rassegna stampa settimanale.  La puntata del 25 luglio (liberamente fruibile a questo link) è stata condotta dalla giornalista Barbara Pavarotti (autrice del recente docufilm “La prigionia dei vecchi e degli inutili”, con la regia di Roberta Zanzarelli), ed ha avuto come ospiti gli avvocati Michele Capano, presidente dell’Associazione ospitante, e Carlo Taormina, politico e giurista, già Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno nel secondo semestre del 2001. I fatti di cronaca sono stati l’occasione per un interessante confronto sul tema degli abusi nell’applicazione degli istituti giuridici di tutela, ed in particolare dell’amministrazione di sostegno. Proponiamo di seguito alcuni passaggi del confronto in questione.

«Non c’è più bisogno di interdizione e inabilitazione perché ormai l’istituto dell’amministrazione di sostegno non differisce per nulla da queste misure. Dov’è la differenza quando l’amministrazione stabilisce per gli amministrati condizioni di segregazione? Divieti di visite, di incontri, ricoveri coatti. Questa situazione è una truffa dal punto di vista giuridico», ha affermato l’avvocato Michele Capano, entrando nel merito del tema in esame.

Gli ha fatto eco l’avvocato Carlo Taormina: «L’amministrazione di sostegno si è rivelata assolutamente negativa, sotto tutti i profili. È diventata una professione, un ‘affare’ e gli approfittamenti sono continui, i peculati sono decine e decine. L’amministratore dispone di poteri sulla persona e questi poteri sono lasciati alla sua discrezionalità. Invece la Corte Europea dei Diritti dell’uomo ha detto: basta con questa storia [si riferisce al pronunciamento della CEDU sulla vicenda di Carlo Gilardi, se ne legga anche sulle nostre pagine a questo link, N.d.R.]. Abbiamo un mandato dalla Corte di rivedere il nostro istituto di amministrazione di sostegno, perché non può essere che quando il vecchio ti dà fastidio lo sbatti nelle RSA [residenze sanitarie assistite, N.d.R.]. È tutto da rifare. Serve un’amministrazione che abbia punti specifici rispetto a quanto si può fare quando si incide sulla libertà di una persona».

Avvocato Capano: «Noi, come Associazione, abbiamo riflettuto molto sulle cosiddette ‘detenzioni sanitarie’. Ci è stato detto che, in questo campo, le garanzie previste dall’ambito penalistico non si possono pretendere, perché è un ambito sanitario. Quindi il fatto sanitario diventa un lasciapassare attraverso cui eludere quel presidio cruciale che stabilisce la Costituzione quando una persona viene privata della libertà personale. Perché di questo si tratta. Inutile girarci intorno. Queste procedure, in ambito sanitario, avvengono in totale assenza di un avvocato della persona che subisce questa ‘detenzione’. Sulla base di accertamenti medici, d’accordo, ma, con la scusa che i ‘malati di mente’ sono da aiutare senza alcun accertamento processuale, costoro vengono privati di ogni garanzia, anche minima. È su questo che vorremmo un’interlocuzione con la Corte Europea e qualcosa ha cominciato a dire all’Italia anche il Comitato per la prevenzione della tortura, che opera nell’ambito del Consiglio d’Europa».

Durissimo l’avvocato Taormina, che ha puntato il dito sulla “latitanza” dei giudici tutelari: «Questa situazione ha un elemento di grandissima disattenzione e incapacità istituzionale che è quella dei giudici tutelari. Per loro la giurisdizione tutelare è una sinecura. Mettono tutto in mano all’amministratore di sostegno o al tutore. Ecco, dunque, il verificarsi di casi come quello di Carlo Gilardi. Troppa gente sta nelle RSA e non ci dovrebbe stare. Non c’è nessuna responsabilità di quanto fa o ha fatto l’AdS [acronimo di amministratore di sostegno, N.d.R.].

Quando si tratta di decidere cose fondamentali per la vita di una persona serve un Collegio di magistrati. Invece queste sono tutte situazioni che abbiamo sempre ritenuto di serie C, giustizia di serie C. E naturalmente serve un avvocato che tuteli la persona da sé stesso e dall’amministratore di sostegno».

 

La giornalista Barbara Pavarotti riflette su alcuni casi di cronaca: «Ogni giorno leggiamo di ruberie degli AdS che si appropriano dei soldi del loro assistito e vengono condannati. Ma dove erano i giudici tutelari, non hanno visto i rendiconti? Il giudice che doveva evitare queste ruberie non viene mai chiamato in causa».

Avvocato Taormina: «È vero. Il giudice tutelare, se l’AdS sbaglia o si frega soldi, non ne risponde mai. Anche se ha avuto tutta la documentazione e non l’ha controllata. Nel 99% delle procedure di amministrazione di sostegno, il giudice se ne frega e si basa su carte prodotte da medici. Invece dovrebbe convocare questi esperti, valutare l’accertamento. Non è possibile basare la decisione se X deve andare in RSA sul parere dello psicologo di turno. Il giudice deve convocare tutti, valutare gli accertamenti medici e poi decidere. E questo deve essere frutto di una decisione collegiale, non affidata al singolo giudice. Sono scelte troppo delicate per affidarle a una singola persona».

Avvocato Capano: «I decreti di nomina degli amministratori di sostegno autorizzano ogni sostituzione rispetto alla volontà dell’amministrato. Tipo la scelta delle cure. L’AdS si sostituisce al consenso sulle cure anche in caso di ricovero. Il coinvolgimento del beneficiario è solo teorico. Il grande equivoco è che non vengono definiti ‘trattamenti sanitari obbligatori’, ma volontari. Volontari, ma decisi da altri. Poi l’AdS si sostituisce alla persona nello stabilirne la residenza. E questo nonostante nel 2016, lo specifico Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità abbia raccomandato all’Italia di abrogare tutte le figure sostitutive della persona, AdS compresi. Noi speravamo che la legge che ha istituito nel 2004 la figura degli amministratori di sostegno [Legge 6/2004, N.d.R.] avrebbe portato ad un protagonismo del beneficiario. Così non è stato».

Avvocato Taormina: «L’amministrazione di sostegno sta fagocitando interdizione e inabilitazione, perché è molto più semplice farla. Invece questa distinzione deve rimanere, è ineludibile. Almeno, in queste procedure, si fanno seri approfondimenti. E la responsabilità della deriva dell’amministrazione di sostegno non è nemmeno della legge, ma della superficialità con cui la si applica.

La verità è che si sono miliardi di interessi sull’amministrazione di sostegno. È diventata un centro di affari, di interessi e di soldi che fa comodo a tanta gente. Gente che vota. E i politici che la difendono si buttano pure su questo».

 

Avvocato Capano: «Le parole del sottosegretario alla Giustizia Del Mastro con cui in sostanza il Governo fa quadrato e blinda la legge sugli AdS, che anzi va rafforzata ed espansa, segnano probabilmente la parola ‘fine’ alle illusioni suscitate dalla recente sentenza CEDU sul caso Gilardi, nonostante le doglianze espresse in passato da Giorgia Meloni, prima che diventasse Presidente del Consiglio».

Avvocato Taormina: «No, l’Italia adesso deve fare. Se non fa nulla va contro la Corte Europea che ha dato indicazioni ben precise. Bisogna ‘tipicizzare’ tutti gli interventi che riguardano la privazione della libertà delle persone. Scavare, andare a fondo. Senza questo, nessuna limitazione può essere posta. È vero che la Corte Europea non ha posto obblighi all’Italia, ma se dice che solo determinate situazioni possono comportare un intervento che incide sulla personalità, allora è un po’ complicato che lo Stato non ne dia seguito.

Quanto al caso Gilardi, è chiaro che lui sta in maniera illegale nella RSA. Ma ci vuole un magistrato coraggioso che agisca per sequestro di persona per la collocazione in RSA. Che vada lì e dica: ‘Signori, che volete fare?’. Lo stesso sottosegretario Del Mastro ha detto che lui vuole tornare a casa sua, anche nelle condizioni in cui si trova. Ci vuole che la procura disponga l’arresto di qualcuno. Solo allora si muoverà qualcosa.

Una parola di speranza? La speranza è che in questo Paese gli ‘scarti’ siano ritenuti più importanti di chi non siamo abituati a scartare».

 

Per informazioni: dirittiallafollia@gmail.com

 

Vedi anche:

Associazione Diritti alla Follia.

Italia condannata per violazione dei diritti umani, il commento dell’Associazione Diritti alla Follia, «Informare un’h», 13 luglio 2023.

Quel margine di autodeterminazione che non può mai essere sottratto a nessuno, «Informare un’h», 6 luglio 2023.

Fragilità recluse: il Garante della libertà personale e la disabilità, «Informare un’h», 26 giugno 2023.

Il Garante continua a seguire la vicenda di Carlo Gilardi, «Informare un’h», 21 febbraio 2023.

Il “caso Gilardi”, spia eclatante dei tanti “manicomi nascosti”, «Superando.it», 11 maggio 2021.

Amministrazione di sostegno, doveva essere un abito su misura… invece, «Informare un’h», 18 febbraio 2022.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema della “Tutela giuridica”.

 

Ultimo aggiornamento il 31 Luglio 2023 da Simona