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Le misure per raggiungere la parità di genere ci sono: non resta che adottarle!

di Silvia Cutrera*

Dopo che l’ONU ha indicato la parità di genere tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per il 2030 e l’Unione Europea ha promosso una propria Strategia per la Parità di Genere, anche l’Italia lo ha fatto, inserendo la propria Strategia tra gli interventi previsti per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e della riforma del “Family Act”. Cinque le priorità individuate, con misure trasversali riguardanti anche le donne con disabilità. Le misure specifiche da attuare per raggiungere i vari obiettivi sono ben dettagliate per ogni asse di intervento: non resta che adottarle!

Una realizzazione grafica dedicata alla parità di genere raffigura una bilancia sui cui piatti sono situate le figure stilizzate di un uomo e una donna.

Dopo che le Nazioni Unite hanno indicato la Gender Equality (“parità di genere”) come uno dei diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per il 2030 e l’Unione Europea ha promosso una nuova Strategia Europea per la Parità di Genere 2020-2025, anche l’Italia ha una Strategia per la Parità di Genere (a questo link), inserita tra gli interventi previsti per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR, missione 5: Coesione e inclusione) e della riforma del Family Act (in attesa di approvazione alla Camera).

Il documento, presentato in Consiglio dei Ministri lo scorso mese di agosto dalla ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, ha tenuto conto di contributi di Amministrazioni Centrali, Regioni, Enti Territoriali, delle parti sociali e delle principali realtà associative attive sul territorio per promuovere la parità di genere e l’inclusione (tra queste ultime anche la FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
Gli obiettivi da raggiungere si basano sul presupposto che «persone di ogni genere, età ed estrazione abbiano le medesime opportunità di sviluppo e di crescita, personali e professionali, di accesso al mondo dell’istruzione e del lavoro, senza disparità di trattamento economico o dignità, e possano realizzare il proprio potenziale con consapevolezza di una uguaglianza garantita e senza compromessi in un paese moderno e preparato per affrontare la sfida dei tempi futuri».

Per combattere le disuguaglianze di genere vengono individuate cinque priorità che riguardano rispettivamente: LavoroRedditoCompetenzeTempo e Potere, utilizzando quindi l’impostazione dell’EIGE, l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere, che ogni anno nel Gender Equality Index mostra fino a che punto gli Stati dell’Unione Europea siano lontani dal raggiungimento di una società dove vi sia parità di genere e dove l’Italia si colloca al di sotto della media europea (14° posto), mentre per quanto riguarda la partecipazione al mercato del lavoro, il nostro Paese si posiziona all’ultimo posto in Europa (28°).
La disparità di genere si evidenzia anche nella condizione reddituale, dove la differenza retributiva espone a un maggiore rischio di povertà la popolazione femminile rispetto a quella maschile. Considerato che attualmente le competenze richieste e meglio retribuite nel mondo del lavoro sono correlate a percorsi di studio in scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, la Strategia Nazionale considera come prioritaria l’istruzione con una spinta verso le discipline scientifiche (STEM).
Oltre al lavoro, al reddito e alle competenze un altro àmbito in cui vi è un significativo divario tra uomini e donne riguarda la dimensione del tempo, dove l’attività di cura alle persone e alla casa, non remunerata, è prevalentemente svolta dalle donne, mentre il tempo di svago o quello dedicato ad attività ricreative, culturali e sportive è inferiore rispetto a quello degli uomini.
L’ultimo aspetto che la Strategia ha voluto considerare riguarda il tema della partecipazione e della rappresentanza delle donne nei ruoli apicali e negli organi decisionali di potere politico, economico e sociale, dove alcuni miglioramenti, dovuti a norme specifiche, hanno ridotto il preesistente divario, non consentendo però la realizzazione della parità.

Nella Strategia, dunque, è delineato l’obiettivo da perseguire e le linee guida per l’azione di governo, vale a dire guadagnare cinque punti nella classifica del Gender Equality Index dell’EIGE nei prossimi cinque anni, per raggiungere un posizionamento migliore rispetto alla media europea entro il 2026, con l’obiettivo di rientrare tra i primi dieci Paesi europei in dieci anni.
Vediamo ora, priorità per priorità, come vengono declinati i vari obiettivi.

° Lavoro: creare un mondo del lavoro più equo in termini di pari opportunità di carriera, competitività e flessibilità, attraverso il supporto alla partecipazione femminile, anche a valle del drammatico impatto della pandemia, in particolare aiutando i genitori a conciliare vita e carriera, e stimolando l’imprenditoria femminile, soprattutto in ambito innovativo.
Sostenere inoltre l’incremento dell’occupazione femminile, anche mediante la valorizzazione della contrattazione collettiva, ponendo l’accento sulla qualità del lavoro, e rimuovere la segregazione settoriale, promuovendo la presenza femminile in settori tipicamente maschili e la presenza degli uomini in àmbiti tipicamente femminili.
° Reddito: ridurre i differenziali retributivi di genere agevolando la partecipazione e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro attraverso il sostegno degli oneri di cura, valorizzando le competenze, assicurando l’equa remunerazione di lavori e occupazioni con equivalente valore socio-economico e promuovendo una condizione di indipendenza economica.
° Competenze: assicurare uguali opportunità nello sviluppo delle capacità e nell’applicazione dei talenti individuali in tutte le discipline del sapere, e in particolare in quelle matematiche e tecnico-scientifiche, rimuovendo barriere culturali e stereotipi di genere, oltre ad assicurare un’equa rappresentanza di genere nel mondo accademico; promuovere al contempo un approccio che punti alla desegregazione delle competenze di donne e uomini in tutti i settori con una forte connotazione di genere.
° Tempo: promuovere la condivisione paritaria delle attività di cura e di assistenza non remunerate (cura dei figli, dei genitori e degli anziani) tra uomini e donne e assicurare assistenza della prima infanzia di qualità, economicamente accessibile e capillare su tutto il territorio.
° Potere: sostenere un’equa distribuzione di genere nei ruoli apicali e di leadership economica, politica, sociale e culturale, in termini sia di rappresentanza che di responsabilità e coltivare la formazione e lo sviluppo di un ampio bacino di talenti, con eguale rappresentazione di genere.

Nella Strategia Nazionale sono previste varie misure di intervento, tra cui alcune trasversali, come la promozione del Gender Mainstreaming (le diverse implicazioni derivanti da ogni azione politiche sulle tematiche di genere) e di un linguaggio che favorisca il dialogo e il superamento di espressioni o manifestazioni sessiste. E ancora, la creazione di un “Patto Culturale” tra il mondo istituzionale e tra questo e la società civile, per garantire un’azione collettiva di promozione della parità di genere, con la valutazione dell’impatto di genere di ogni iniziativa legislativa e anche la promozione della medicina-genere specifica.

Particolarmente significative, per le donne con disabilità, potranno essere le restanti misure trasversali che prevedono il sostegno alle fragilità con l’integrazione della prospettiva di genere legata a situazioni di fragilità, sia nella programmazione delle misure previste dalla Strategia, sia nell’adozione di misure specifiche rivolte a target identificati come fragili, quali appunto la disabilità, il disagio sociale ed economico, la presenza di situazioni di violenza, sfruttamento lavorativo e caporalato. (pagina 19 della Strategia). Così come il potenziamento delle statistiche ufficiali, per il rafforzamento della produzione di indicatori disaggregati per genere, anche amministrativi, tramite l’ISTAT e il SISTAN, che consentano di produrre statistiche di genere sempre più dettagliate e riferite a diversi àmbiti, includendo, ci si augura, anche i dati disaggregati per genere e disabilità.
E infine la promozione di modelli positivi per la parità di genere e per la decostruzione degli stereotipi di genere e il contrasto all’hate speech (“incitamento all’odio”) e alle discriminazioni multiple, tramite iniziative educative da realizzarsi in ambito scolastico e universitario e mediante la realizzazione di campagne di comunicazione dedicate, con attenzione anche al target delle donne con disabilità, ed in generale ai rischi legati alle discriminazioni multiple.

Nel documento, va detto in conclusione, le misure specifiche individuate per raggiungere gli obiettivi delle cinque priorità strategiche sono ben dettagliate per ogni asse di intervento. Non resta che adottarle.

 

* Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). Il presente testo è già stato pubblicato su Superando.it, il portale promosso dalla FISH, e viene qui ripreso, con lievi adattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

 

Per approfondire

A questo link è disponibile un testo di sintesi della Strategia Nazionale per la Parità di Genere 2021-2026 (il documento integrale è a questo link).

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.

 

Ultimo aggiornamento il 25 Ottobre 2021 da Simona