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Raccontare le persone con disabilità fuori dalle cornici prestabilite

Senza Cornice è una serie podcast in cui Giovanni Cupidi, attivista per il riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità, racconta cinque storie di persone con disabilità e di persone detenute molto diverse tra loro, ma accomunate dall’aver intrapreso un percorso di inclusione esprimendo sé stesse in differenti contesti e con molteplici modalità. Si tratta di un progetto prodotto da Chora Media e promosso da SpecialMente, il programma di responsabilità sociale d’impresa di BMW Italia. Abbiamo ascoltato le prime due puntate e ci sono piaciute.

 

Il logo della serie di podcast “Senza Cornice” è costituito dal disegno di una pennellata di blu su sfondo azzurro che “si infila” in un riquadro bianco (una cornice) strabordando.

Senza Cornice è una serie podcast in cui Giovanni Cupidi, attivista per il riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità, racconta cinque storie di persone con disabilità e di persone detenute molto diverse tra loro, ma accomunate dall’aver intrapreso un percorso di inclusione esprimendo sé stesse in differenti contesti e con molteplici modalità. «Un quadro senza cornice è un quadro senza limiti. È un’immagine più libera di aprirsi al mondo esterno, che interagisce con ciò che c’è intorno senza regole prestabilite», si legge nella pagina dedicata al progetto prodotto da Chora Media e promosso da SpecialMente, il programma di responsabilità sociale d’impresa di BMW Italia. «Senza Cornice non vuole raccontare solo le grandi imprese, ma semplicemente la complessità degli individui e il loro posto nel mondo, al di fuori di cornici prestabilite», si legge in un altro passaggio della presentazione.

Attualmente sono stati pubblicati i primi due episodi, riguardano persone con disabilità, durano una ventina di minuti l’uno, e sono disponibili anche su Spotify, Apple Podcast, Spreaker e Google Podcast. Nel primo, dal titolo “Inizio io”, Cupidi inaugura la serie parlando di sé, e partendo dall’assunto che “la sincerità nasce dalla condivisione” e che se vogliamo che gli altri si aprano e raccontino la propria esperienza, chi lo chiede deve essere disponibile a mettersi in gioco per primo. Quando scegliamo di raccontarci, tutti, non solo le persone con disabilità, ci esponiamo al rischio di essere autoreferenziali. Ma in questo caso il rischio è stato scongiurato grazie ad alcuni accorgimenti che caratterizzano entrambi i podcast pubblicati. Intanto viene utilizzato uno stile informale, poi sono coinvolte anche altre persone, la qual cosa mostra il/la protagonista nelle sue relazioni, ed è anche alla luce di quel contesto che l’insieme assume una valenza normalizzante. Ad esempio, dal primo episodio apprendiamo che Cupidi ha quarantadue anni, ha una laurea in Statistica e un dottorato, e convive con una tetraplegia spinale che limita i suoi movimenti da quando aveva tredici anni. Nel racconto sono coinvolti anche sua madre Erina, Juan Carlos, uno dei più cari amici di Cupidi, e Sofia Righetti, filosofa e attivista dei diritti delle persone con disabilità. Ebbene, il racconto non assume mai toni sensazionalistici, procede con semplicità, in alcuni tratti con garbata ironia, senza sminuire o accentuare le difficoltà che convivere con una disabilità severa comporta.

Le stesse modalità sono utilizzate anche per il secondo episodio, “Voce”, che propone la storia di Carlotta Visconti, campionessa di boccia paralimpica, amante dello sci e di tanti altri sport. Visconti è interessata da una tetraparesi distonica che non le permette di coordinare bene i movimenti ed interferisce con il linguaggio. La donna riesce ad esprimersi verbalmente, ma lo fa con modalità inconsuete, e nel podcast le sue parole sono riferite da suo padre Davide, che ha un “orecchio allenato” e la comprende perfettamente. Solo in un breve passaggio Visconti risponde direttamente a una domanda di Cupidi, proprio al fine di sottolineare come la comprensione del linguaggio della donna sia solo una questione di “allenamento”. Anche in questo caso la figura della protagonista va a comporsi attraverso le testimonianze di una decina di amici e parenti, e con il supporto di Sofia Righetti, che propone una riflessione sulla circostanza che le persone con disabilità siano spesso esposte al rischio di “infantilizzazione”, senza che venga loro riconosciuta l’adultità. Anche la storia di Visconti presenta delle complessità, ma, come nel primo episodio, la scelta narrativa restituisce una gradevole sensazione di vitalità ed equilibrio.

Gli altri episodi della serie dovrebbero raccontare le storie di Emiliano Malagoli, creatore dell’Associazione Diversamente Disabili, di Daniele Piscioneri con il progetto sartoriale Made in Rebibbia e infine di Rugby oltre le sbarre.

Perché questi podcast funzionano così bene? Beh, dietro ogni puntata c’è un lavoro d’équipe. Questa équipe: «Senza Cornice è un podcast […] scritto insieme a Ilaria Orrù e Antonella Serrecchia. Le registrazioni sono di Daniele Sciacca e Cristiano Lo Mele. L’editing delle interviste è di Francesca Bottenghi. La consulenza editoriale sulla disabilità è di Sofia Righetti. L’editing e il sound design sono di Davide De Benedetti per Filmico. La producer è Anna Nenna. La cura editoriale è di Sara Poma».

Insomma, se Senza Cornice è un buon prodotto editoriale è anche perché dietro ci sono diverse professionalità e si sentono tutte. Poi, ovviamente, Cupidi ci mette del suo. Quando a parlare di disabilità sono le stesse persone disabili, è abbastanza improbabile che diano un’immagine distorta di sé. (Simona Lancioni)

 

Per approfondire:

Senza Cornice.

 

Ultimo aggiornamento il 12 Maggio 2022 da Simona