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Ripartito tra le Regioni il Fondo per il caregiver familiare del 2022

È stato pubblicato a fine dicembre il Decreto che definisce i criteri e l’utilizzo delle risorse del Fondo per il/la caregiver familiare del 2022. La dotazione complessiva è di quasi 25 milioni di euro. Le risorse sono assegnate alle Regioni che a loro volta dovranno trasferirle agli ambiti territoriali. La nuova disciplina introduce la possibilità, da parte delle Regioni, di sostenere i/le caregiver familiari anche attraverso l’erogazione diretta di contributi economici “di sollievo”, “assegni di cura” e bonus sociosanitari.

La mano di un caregiver incontra e sorregge quella di una persona con disabilità.

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 301 del 27 dicembre 2022 il Decreto dell’Ufficio per le Politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 17 ottobre 2022 che definisce i “Criteri e modalità di utilizzo delle risorse del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e assistenza del caregiver familiare per l’anno 2022” (l’Allegato 1 contiene il riparto alle Regioni, mentre l’Allegato A contiene il monitoraggio dei flussi finanziari). Il Fondo ha una dotazione economica di 24.849.974 euro. Le risorse sono assegnate alle Regioni che a loro volta dovranno trasferirle agli ambiti territoriali, e saranno utilizzate per interventi di sollievo e sostegno destinati ai/alle caregiver familiari. Le Regioni hanno anche la possibilità di valutare in autonomia se co-finanziare gli interventi di cui si tratta.

L’articolo 1 stabilisce che le somme vanno utilizzate dando priorità ai/alle caregiver di persone in condizione di disabilità gravissima; ai caregiver di coloro che non hanno avuto accesso alle strutture residenziali a causa delle disposizioni normative emergenziali, comprovata da idonea documentazione; ai programmi di accompagnamento finalizzati alla deistituzionalizzazione e al ricongiungimento del/la caregiver con la persona assistita.

Rispetto alla precedente norma di riparto del Fondo, la nuova disciplina introduce la possibilità, da parte delle Regioni, di sostenere i/le caregiver familiari anche attraverso l’erogazione diretta di contributi economici “di sollievo”, “assegni di cura” e bonus sociosanitari, e di eliminare le intermediazioni. Queste, infatti, sono le tipologie di azioni finanziabili ai sensi dell’articolo 2 del Decreto:

  • interventi di assistenza diretta in favore dei caregiver regionali mediante l’erogazione di contributi di sollievo o assegni di cura;
  • interventi di assistenza diretta o indiretta tramite la predisposizione di bonus sociosanitari utilizzabili per prestazioni di assistenza sociosanitaria;
  • assistenza diretta o indiretta per la fruizione di prestazioni di tregua dall’assistenza alla persona con disabilità, attuabili con interventi di sollievo, ad esempio per il fine settimana che favoriscano una sostituzione nell’assistenza o un ricovero in struttura residenziale aventi carattere di temporaneità;
  • attivazione e sviluppo di progetti finalizzati a percorsi di sostegno psicologico individuale o di gruppo;
  • interventi volti ad attività di formazione dei nuclei familiari che assistono persone con disabilità grave e gravissima;
  • interventi programmati per effetto del Decreto del 28 dicembre 2021 recante «Criteri e modalità di utilizzo delle risorse del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e assistenza del caregiver familiare per l’anno 2021».

Il Decreto attribuisce alle Regioni il compito di integrare le disposizioni attuative nella propria programmazione, e di valutare se utilizzare in concreto la possibilità di erogare i contributi direttamente alle famiglie e comunicare voci e modalità di finanziamento all’Ufficio per le Politiche in favore delle persone con disabilità, che trasferirà i fondi previsti.

Pur apprezzando la volontà di raggiungere direttamente i/le caregiver, l’esiguità dell’investimento appare in tutta la sua evidenza se si considera che la media dei contribuiti spettante a ciascuna Regione non arriva 1,250 milioni. Un impegno decisamente inidoneo a rispondere ai richiami del Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità che lo scorso ottobre ha accolto il ricorso di Maria Simona Bellini, una caregiver familiare italiana, avendo «riscontrato che l’incapacità dell’Italia di fornire servizi di sostegno individualizzati a una famiglia di persone con disabilità è discriminatoria e viola i loro diritti alla vita familiare, a vivere in modo indipendente e ad avere un tenore di vita adeguato» (si legga, a tal proposito, il seguente approfondimento). Non è superfluo ribadire che la situazione di Bellini non è dissimile da quella di migliaia e migliaia di altri caregiver italiani, in larga maggioranza donne, i cui diritti umani sono violati, non dalla loro attività di cura, ma dalla mancanza di politiche di tutela adeguate. (S.L.)

 

Ultimo aggiornamento il 17 Gennaio 2023 da Simona