Menu Chiudi

«Se non fossi “così”»: il potere di disattendere le aspettative sbagliate

Pregiudizi e stereotipi fanno sì che molti e molte abbinano delle aspettative sbagliate nei confronti delle donne con disabilità. Aspettative che assegnano loro compiti e ruoli preconfezionati, solitamente marginalizzanti, e che spesso disconoscono la femminilità che ogni donna, anche disabile, esprime. Il filmato «Se non fossi “così”», ideato dal gruppo di lavoro di “Voci di Donne”, e prodotto con la collaborazione del Magnifico Teatrino Errante, mostra il potere salvifico e liberatorio di disattendere queste aspettative.

 

Una delle protagoniste del filmato «Se non fossi “così”».
Una delle protagoniste del filmato «Se non fossi “così”».

Pregiudizi e stereotipi fanno sì che molti e molte abbinano delle aspettative sbagliate nei confronti delle donne con disabilità. Aspettative che assegnano loro compiti e ruoli preconfezionati, solitamente marginalizzanti, e che spesso disconoscono la femminilità che ogni donna, anche disabile, esprime. Il filmato «Se non fossi “così”» mostra il potere salvifico e liberatorio di disattendere queste aspettative.

Ideato dal gruppo di lavoro di “Voci di Donne”, e prodotto con la collaborazione del Magnifico Teatrino Errante, il video rientra nell’ambito dei lavori di “Voci di Donne”, un progetto realizzato dall’AIAS di Bologna (Associazione Italiana Assistenza Spastici) con l’obiettivo di coinvolgere le donne con disabilità nell’analisi delle barriere alla loro piena realizzazione che esse incontrano nella vita, e nello sviluppo e nella progettazione di percorsi specifici, innovativi e replicabili di partecipazione e emancipazione. A sua volta, il progetto “Voci di Donne” si inserisce nella più ampia ricerca che il progetto RISEWISE sta portando avanti a livello europeo, e di cui l’AIAS Bologna è partner.

Un’altra delle protagoniste del filmato «Se non fossi “così”».
Un’altra delle protagoniste del filmato «Se non fossi “così”».

Messo on line il 14 dicembre 2017, il filmato «Se non fossi “così”» ha una durata breve (appena 3.55 minuti), ma sufficiente a trasmettere un messaggio molto potente. Le protagoniste del corto sono tutte donne, alcune con disabilità diverse, altre senza. La scenografia è essenziale, in uno spazio buio una luce illumina una porzione di parquet, alcune donne raggiungono uno gabello sul quale si siedono, alcune raccolgono ed indossano delle cuffie acustiche, altre si sistemano davanti a dei microfoni. A delle ragazze con disabilità è stato chiesto di raccogliere delle frasi che spesso si sono sentite dire nella loro vita e, per la prima volta, saranno loro a dirle, mentre delle ragazze senza disabilità ascolteranno. I dialoghi sono sottotitolati. “Pensi davvero che qualcuno sia disposto ad accollarsi il peso di te e di un figlio?”, “dai, fai la brava, non litigare con i tuoi genitori, vivrai per sempre con loro, avete tanto tempo da passare insieme”, “quando sarai grande tu sarai l’ultima delle tue sorelle che si sposa”, “e con i ragazzi, come va? Male, vero?”, “perché ti metti una gonna o una scollatura? Tanto nessuno ti guarda!”, “Stai con i piedi per terra, accidenti!”, “Che tu metta la gonna o i pantaloni, le tue gambe sono brutte lo stesso!”, “Ma davvero pensi che qualcuno possa innamorarsi di te?”, “Quando sarai grande non ti potrai sposare”, “se fossi come te, non credo che avrei la forza di alzarmi la mattina”, “se non fossi “così”..!”.

“Se lo dicessero a te?” chiedono, in conclusione, le donne con disabilità alle altre, il cui sguardo recepisce quel dolore. “Ciò che vogliamo vedere, non dipende solo dagli occhi, ma dai pensieri. – Prosegue la voce narrante mentre tutte le donne si riuniscono insieme e si abbracciano – Sei invisibile e dunque ti credono senza potere, a prima vista non esisti, perché sei imprevista. Ma tu esisti in ogni disobbedienza a queste aspettative. Ogni volta che te lo ricordi, occupi gli spazi esistenziali di tutte e di tutti, e pianti un seme di dignità e appartenenza più grande dell’invisibilità. È magnifico sentire che quel dolore di non avere un posto legittimo nel mondo, e nel mondo femminile, non procuri rabbia, ma la trasformi in forza e condivisione.”

Prodotto con l’intento di promuovere il riconoscimento dell’identità femminile delle donne con disabilità il filmato coglie nel segno. La scelta di far leggere a voce alta le frasi offensive alle stesse donne con disabilità assume il significato di autoconsapevolezza e di autoaffermazione: le donne con disabilità riconoscono le aspettative sbagliate e oltraggiose come tali, creando così i presupposti per prendere le distanze da esse. Mentre la scelta di condividere con le altre donne non disabili “quel dolore di non avere un posto legittimo nel mondo, e nel mondo femminile”, ed il fatto che, alla fine, tutte le donne si riuniscano insieme, esprimono e sottolineano la comune appartenenza al genere femminile.

Le donne con disabilità del filmato «Se non fossi “così”» sono donne esposte alla reiterata violenza psicologica di non sentirsi riconosciute nella loro femminilità, ma non sono donne sconfitte e neppure arrabbiate. Sono donne consapevoli, e, dunque, capaci di lavorare per costruire un mondo nel quale tutte e tutti abbiano un “posto legittimo”, e dove ad ogni individuo è riconosciuta la libertà di esprimere la femminilità o la maschilità nel modo che le/gli è più congeniale, e sentirsi accolta/o e rispettata/o nel proprio modo di essere.

Simona Lancioni
Responsabile del centro Informare un’h di Peccioli (PI)

 

Per approfondire:

«Se non fossi “così”», filmato ideato dal gruppo di lavoro di “Voci di Donne” e prodotto con la collaborazione del Magnifico Teatrino Errante, realizzato nell’ambito del progetto “Voci di Donne” dell’Associazione Italiana Assistenza Spastici di Bologna, durata: 3.55 minuti, accorgimenti di accessibilità: sottotitolazione, YouTube, 14 dicembre 2017.
Ideazione e regia: Antonella Spatti
Fotografia e camera: Marco Artusi
Voce over: Erica Del Bianco
Post produzione: Matteo Bellotti
Gruppo di lavoro “Voci di Donne”: Maria Cristina Pesci (responsabile scientifica), Valentina Fiordelmondo (responsabile organizzativa), Marilena Benassi, Elena Corradini, Carla Crivellari, Giuliana Gaspari, Silvia Stagni, Alessandra Grotta.

AIAS di Bologna

Pagina dedicata al progetto “Voci di Donne”.

Pagina dedicata al convegno conclusivo del progetto “Voci di Donne: le barriere che le donne con disabilità incontrano nella vita”.

Progetto RISEWISE

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.

 

Ultimo aggiornamento: 19 dicembre 2017

 

Ultimo aggiornamento il 19 Dicembre 2017 da Simona