Menu Chiudi

Si allarga il fronte delle critiche allo schema di Decreto del nomenclatore tariffario

Lo schema di Decreto sul nomenclatore tariffario continua a riscuotere critiche, dopo quelle espresse nei giorni scorsi da diversi Enti di area sanitaria (di cui abbiamo riferito), anche le Regioni temono che i tagli avranno conseguenze serie per l’offerta quantitativa e, soprattutto, qualitativa delle prestazioni sanitarie. E non è certo tenero Roberto Messina, presidente nazionale di Senior Italia FederAnziani, quando dice: «si dica chiaramente che si è deciso di demolire la sanità pubblica e universale e di lasciare che i più fragili se ne vadano al Creatore, perché questo sarà l’effetto delle pesantissime decisioni che si stanno assumendo».

 

Una bambina con disabilità motoria sorride mentre si sposta con l’ausilio di un deambulatore.

Trasmesso alle Regioni il mese scorso, lo schema di Decreto MEF-Salute (Ministero dell’Economia e delle Finanze – Ministero della Salute) che aggiorna le tariffe per l’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, è in attesa dell’approvazione da parte della Conferenza Stato-Regioni. Il testo, lo ricordiamo, va a perfezionare il DPCM del 2017 che ha ridefinito e aggiornato i livelli essenziali di assistenza (LEA) – il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2017 –, e sostituisce i vecchi tariffari per la specialistica ambulatoriale (Decreto del Ministero della Sanità del 22 luglio 1996), e quella protesica (Decreto Ministero della Sanità del 27 agosto 1999, n. 332).

Ebbene, in attesa che l’iter di approvazione si perfezioni, il provvedimento sta riscuotendo diverse critiche. Hanno iniziato ad esprimere preoccupazione diversi Enti di area sanitaria con un comunicato firmato congiuntamente da Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata), Aris (Associazione religiosa istituti socio-sanitari), Andiar (Associazione Nazionale di Diagnostica per Immagini dell’Area Radiologica), Ansoc (Associazione Nazionale Studi Odontoiatrici Convenzionati), Feder Anisap (Federazione Nazionale delle Associazioni Regionali delle Istituzioni Sanitarie Ambulatoriali), FederbiologiFederlab (Federazione Nazionale Strutture Ambulatoriali), Simmfir (Sindacato Italiano dei Medici di Medicina Fisica e Riabilitativa), Sbv (Sindacato Branche a Visita), Snr (Sindacato Nazionale Radiologi), Cic (Collegio Italiano Chirurghi), Sicop (Società Italiana di Chirurgia dell’Ospedalità Privata). Gli Enti in questione denunciano come nel provvedimento siano previsti ribassi fino al 30% e non vengano calcolate in maniera adeguata le reali voci di costo delle prestazioni, così come stabilisce, invece, la normativa. Denunciano altresì che non si tengano in debito conto aspetti essenziali come l’obsolescenza tecnologica delle attrezzature e la loro necessaria innovazione, con il risultato di mettere a rischio, ineluttabilmente, la qualità dei servizi dedicati ai cittadini. Essi, inoltre, prospettano effetti negativi anche sotto il profilo occupazionale, soprattutto per le strutture di piccola e media dimensione (sarebbero a rischio 2000 aziende).

Ora però il fronte delle critiche si allarga e anche le Regioni hanno esternato pubblicamente le proprie preoccupazioni. Un testo di Alessandro Rosi, pubblicato sulla testata «Quotidiano Sanità.it», riferisce che «secondo fonti della Regione Lombardia, che hanno avuto modo di analizzare le proposte del Ministero per il nuovo “Nomenclatore tariffario dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica”, i tagli sono trasversali, colpiscono quasi tutte le prestazioni e naturalmente riguardano sia le strutture pubbliche che private». Nel testo sono citati i casi più eclatanti – come l’intervento chirurgico di circoncisione, che passa dalle attuali 1.065 euro alle 129 euro del nuovo nomenclatore, con una riduzione del costo della prestazione dell’84% –, nonché quelli meno drastici ma comunque molto impattanti essendo molto frequenti – come la riduzione dei costi del 20% per i 600mila interventi di cateratta praticati ogni anno.

I tagli riguardano anche gli esami specialistici, come le risonanze magnetiche nucleari, che hanno subito in taglio medio del 30% rispetto al costo attuale. La risonanza magnetica nucleare, viene argomentato, è «un esame ad alto costo che richiede l’utilizzo di apparecchi sofisticati e tecnologie sempre più aggiornate perché la qualità dell’immagine risulta essere fondamentale, basti pensare alle risonanze a cranio, colonna e addome».

«Il Tariffario ha subito dunque tagli per finanziare tutti quei LEA [Livelli Essenziali di Assistenza, N.d.R.], che, una volta individuati, non erano stati mai attivati per via della mancata copertura finanziaria», osservano le Regioni, che, in assenza di modifiche al Decreto in quesitone, paventano conseguenze serie per l’offerta quantitativa e, soprattutto, qualitativa delle prestazioni sanitarie. «Le Regioni, già in affanno, arrancheranno ancora di più e conseguentemente i cittadini perderanno una gradualmente opportunità di cura e diagnostiche», spiegano.

Ma la questione non finisce qui, anche dal comparto delle persone anziane arrivano ulteriori critiche. Non potrebbe essere più esplicito Roberto Messina, presidente nazionale di Senior Italia FederAnziani, che, sempre sul «Quotidiano Sanità.it», il 1 febbraio ha dichiarato: «a seguito dei tagli nel privato accreditato saremo costretti a pagare delle addizionali, mentre nel sistema pubblico aumenteranno senz’altro i ticket. Allora si dica chiaramente che si è deciso di demolire la sanità pubblica e universale e di lasciare che i più fragili se ne vadano al Creatore, perché questo sarà l’effetto delle pesantissime decisioni che si stanno assumendo, alla faccia dei tanti proclami sull’importanza di rafforzare il servizio sanitario nazionale messo a dura prova dal Covid». Messina esorta a difendere il sistema sanitario gratuito, ed esprime preoccupazione perché, invece, la proposta ministeriale sembra andare in una direzione opposta: «Non basta l’azzeramento delle visite specialistiche, degli screening, degli interventi chirurgici giudicati non urgenti, l’abbandono dei 24 milioni di pazienti cronici che non riescono ad accedere alle cure primarie e che devono confrontarsi con liste d’attesa ormai infinite, non basta la batosta della pandemia con tutto quello che ne consegue, ora arriva anche la notizia che il Ministero della Salute intende introdurre pesanti tagli nel nuovo Nomenclatore tariffario dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, colpendo quasi tutte le prestazioni, con gravissimi rischi per l’operatività delle strutture sanitarie e ospedaliere e di conseguenza per la salute dei pazienti.»

I tagli, inutile girarci intorno, avranno ricadute sulle persone più fragili. «A noi sembra che a dispetto della tanta retorica degli ultimi mesi ci sia la precisa volontà di smantellare l’SSN e di costringere i cittadini a rivolgersi al privato, pagandosi le cure interamente di tasca propria, cosa che ovviamente sarà possibile solo a un ristretto numero di persone. Non sarà certo, infatti, il taglio del tariffario a portare gli ospedali ad aumentare gli interventi e a risolvere così il problema delle liste d’attesa: il risultato sarà, al contrario, quello di abbassare la qualità delle prestazioni, ridurre le possibilità di investire nell’innovazione e nell’aggiornamento tecnologico necessario in tante prestazioni specialistiche e diagnostiche, e infine restringere le possibilità di diagnosi accurate e tempestive per i cittadini. Uno scenario in cui ovviamente a fare le spese delle decisioni ministeriali saranno come sempre i cittadini più fragili, ovvero gli anziani e i malati cronici», conclude Messina. (S.L.)

 

Vedi anche:

Nomenclatore tariffario le preoccupazioni degli Enti di area sanitaria, «Informare un’h», 27 gennaio 2022.

Nomenclatore tariffario, trasmesso alle Regioni il Decreto che aggiorna le tariffe per le visite specialistiche e le protesi, «Informare un’h», 18 gennaio 2022.

Specialistica ambulatoriale e protesica privata. “Speranza apra un tavolo di confronto sul Nomenclatore Tariffario”, «Quotidiano Sanità», 20 gennaio 2022.

Nomenclatore tariffario, Pulin (Confimi): “A rischio 2mila aziende, «Affaritaliani», 21 gennaio 2022.

 

Ultimo aggiornamento il 2 Febbraio 2022 da Simona