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SondaPride, un’indagine sull’accessibilità dei pride italiani

Si è concluso in questi giorni il SondaPride, l’interessante progetto curato da Simone Riflesso, attivista gay e disabile, volto a effettuare la prima mappatura dell’accessibilità dei pride italiani alle persone con disabilità. L’indagine, che è stata svolta attraverso due questionari di rilevazione rivolti rispettivamente aз partecipanti alle manifestazioni e agli enti organizzatori delle stesse, ha avuto una risposta apprezzabile ed ha delineato un quadro complesso e frammentato del fenomeno indagato.*

Una realizzazione grafica dedicata al progetto SondaPride è illustrata con l’immagine di una sorta di radar coi colori dell’arcobaleno al centro del quale compare la figura stilizzata di una persona in sedie a rotelle. Il radar risalta su uno sfondo di cerchi concentrici viola.

Si è concluso in questi giorni il SondaPride, l’interessante progetto curato da Simone Riflesso, attivista gay e disabile, volto a effettuare la prima mappatura dell’accessibilità dei pride italiani alle persone con disabilità. In specifico il progetto ha inteso rispondere alle seguenti domande: quale spazio hanno le persone disabili e neurodivergenti LGBTQ+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, Queer) all’interno delle manifestazioni? Qual è il livello di accessibilità dei pride e delle iniziative ad essi collegate? Quale spazio ha la disabilità nelle iniziative di rivendicazione dell’orgoglio queer?

In realtà con l’espressione inglese pride (che letteralmente significa orgoglio) si fa riferimento a due diversi concetti. Da un lato si intende la fierezza delle persone LGBTQ+ di essere ciò che sono; dall’altro lato si intendono indicare le variopinte manifestazioni che si tengono nelle strade e nelle piazze di molte città del mondo, con le quali la comunità LGBTQ+ rivendica il proprio diritto ad esprimere liberamente il proprio orientamento sessuale e/o la propria identità di genere. L’indagine curata da Riflesso fa riferimento a quest’ultimo aspetto ed è stata svolta attraverso due questionari di rilevazione, uno rivolto aз partecipanti delle manifestazioni, e l’altro agli enti organizzatori che compaiono su ondapride.it (un elenco dei principali pride italiani), chiedendo di indicare quali interventi di accessibilità sono stati riscontrati e previsti per gli eventi organizzati.

Il riscontro è stato apprezzabile: hanno risposto 42 enti organizzatori su circa 50, e 161 partecipanti. Le rilevazioni hanno riguardato i diversi momenti della manifestazione, alcuni aspetti della comunicazione e il livello di inclusione della disabilità negli interventi e nelle tematiche nelle iniziative correlate al pride. «Il SondaPride non nasce come uno strumento di denuncia – precisa l’Autore dell’iniziativa –, ma come strumento di consapevolezza». Esso vuole fotografare la situazione presente per individuare le criticità da risolvere e gli aspetti da migliorare. Il quadro che ne è scaturito è molto complesso e frammentato, «con realtà virtuose che funzionano piuttosto bene, altre che fanno il minimo indispensabile e alcune ancora che arrancano e sicuramente sottovalutano l’importanza dell’accessibilità e dell’inclusione della disabilità». Tutti i risultati dell’indagine sono disponibili nella pagina dedicata al progetto, nel rapporto finale liberamente scaricabile a questo link, e nella mappa che ne è scaturita, anch’essa disponibile online a questo link. Vediamone qualcuno.

Per ciò che riguarda le persone con disabilità fisico-motorie, in alcuni casi non si è ancora raggiunta una totale accessibilità fisica degli spazi, e, a parere di Riflesso, c’è poca attenzione nella presenza di servizi igienici accessibili. Prova ne sia che solo un organizzatore, tra quelli interpellati, ha pensato a un numero telefonico dedicato da utilizzare durante il corteo e la manifestazione per chiedere assistenza. Negli altri casi, per chi ne avesse bisogno, potrebbe essere molto difficile contattare direttamente il servizio d’ordine per chiedere un aiuto (quando previsto). Inoltre sembra esserci una bassissima attenzione per le persone con disabilità invisibili, come quelle di chi ha malattie e dolori cronici e limitate disponibilità energetiche, o, ancora, per chi rischia un’iperstimolazione sensoriale e chi soffre d’ansia sociale.

La mancanza di accessibilità non è compensata dalla possibilità di partecipare da casa, visto lo scarsissimo numero di dirette o registrazione dei contenuti (rilevate in soli 6 casi). L’aspetto della comunicazione è stato indagato sia nel senso di fornire informazioni sull’accessibilità delle manifestazioni, sia in quello di curare l’accessibilità delle comunicazioni sui social. In merito Riflesso spiega che solo 4 siti web hanno una sezione apposita dedicata ai servizi di accessibilità, e solo 1 di essi ne dà comunicazione via social, spesso male. «Nella maggior parte dei casi non compare nessuna traccia di servizi di accessibilità, probabilmente perché non previsti».

La scelta di indagare l’accessibilità dei pride ha per Riflesso un valore simbolico, e vuole essere uno stimolo a ripensare l’intero associazionismo espressione della comunità LGBTQ+ «in chiave intersezionale e accessibile – argomenta –. Perché è bene ripeterlo: non esiste intersezionalità senza accessibilità».

La mancanza di attenzione all’accessibilità genera esclusione. Conclude infatti l’Attivista: «all’interno della comunità LGBTQ+ ci sono persone disabili e neurodivergenti che sono troppo spesso escluse, le cui istanze non vengono ascoltate o accolte. Abbiamo bisogno di accoglienza, abbiamo bisogno di interesse. Abbiamo bisogno di safe places [luoghi sicuri, N.d.R.]». (Simona Lancioni)

 

* In questo testo si fa uso dello schwa (ə) per il singolare e dello schwa lungo (з) per il plurale in luogo delle desinenze femminili e maschili comunemente utilizzate quando ci si riferisce alle persone. Si tratta di un tentativo sperimentale finalizzato a promuovere l’impiego di un linguaggio inclusivo dei generi femminile, maschile e non binario (per approfondire si veda: Un linguaggio accessibile e inclusivo delle differenze tra i generi).

 

Vedi anche:

Il sito di Simone Riflesso.

La pagina dedicata al progetto SondaPride.

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema: “Il contrasto all’abilismo e all’omolesbobitransfobia”.

 

Ultimo aggiornamento il 7 Settembre 2022 da Simona