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Toscana, vaccinazioni anti-Covid e persone con disabilità

Nei giorni scorsi sul sito della Regione Toscana è stato pubblicato il programma regionale delle vaccinazioni anti-Covid con la specificazione delle diverse fasi e dell’ordine con cui le differenti categorie di soggetti potranno accedere alla profilassi. Come nel documento pubblicato l’8 febbraio dal Ministero della Salute, sono state incluse le persone con disabilità ma non i/le loro caregiver. Forse il Ministero della Salute e le Regioni dovrebbero iniziare porsi la seguente domanda: se si ammalasse la persona che presta assistenza al una persona con disabilità grave, chi potrebbe sostituirla in questo ruolo?

 

Un’operatrice sanitaria somministra il vaccino anti-Covid ad una donna.

Nei giorni scorsi sul sito della Regione Toscana è stato pubblicato il programma regionale delle vaccinazioni anti-Covid con la specificazione delle diverse fasi, dell’ordine con cui le differenti categorie di soggetti potranno accedere alla profilassi, del tipo di vaccino utilizzato, delle modalità di prenotazione, e dei luoghi di somministrazione. Sin da subito è stato ritenuto di considerare le persone ospiti di strutture residenziali – delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) e delle RSD (Residenze Sanitarie Disabili) – tra le categorie da vaccinare prioritariamente, mentre riguardo alla vaccinazione delle persone con disabilità che vivono nelle proprie abitazioni abbiamo dovuto attendere il documento pubblicato l’8 febbraio dal Ministero della Salute. Tuttavia, come ha prontamente segnalato l’Associazione Luca Coscioni, tale documento presenta la lacuna di non considerare i/le caregiver tra le categorie da vaccinare prioritariamente. Il 7 gennaio, nel corso di una conferenza stampa voluta per fare il punto sulla situazione delle vaccinazioni anti-Covid, era stato il Commissario Straordinario per l’Emergenza Covid Domenico Arcuri a dare qualche indicazione su questo tema dichiarando: «Da febbraio si cominceranno a vaccinare gli over 80, i disabili e anche i loro accompagnatori. Rispetto a questi ultimi, infatti, immagino che la connessione tra disabile e chi lo accompagna sia una connessione lineare. Il disabile immune, quindi, non può essere accompagnato da chi immune non è». Sembra proprio che la “connessione tra disabile e chi lo accompagna” non sia stata colta dal Ministero della Salute e, mentre ci uniamo all’appello dell’Associazione Luca Coscioni nell’invocare che venga considerata, esaminiamo come tali diposizioni sono state recepite dalla Regione Toscana.

Il programma delle vaccinazioni anti-Covid della Toscana si articola in quattro fasi.

Nella prima fase saranno vaccinati gli/le operatori/trici sanitari e socio-sanitari, gli/le operatori/trici della rete emergenza-urgenza e del volontariato addetto al trasporto pazienti, il personale delle RSA e delle strutture socio-assistenziali, gli/le ospiti delle RSA e delle strutture socio-assistenziali, le persone anziane over 80 anni (che saranno contattate personalmente dal proprio medico di famiglia che comunicherà loro il giorno e il luogo della vaccinazione).

Nella seconda fase rientrano le persone estremamente vulnerabili* indipendentemente dall’età, le persone tra 75 e 79 anni di età, le persone tra 70 e 74 anni di età, le persone vulnerabili under 70 anni**, le persone tra 60 e 69 anni che non presentano rischi specifici, e le persone tra 55 e 59 anni che non presentano rischi specifici.

Nella terza fase sono comprese le seguenti figure: personale scolastico ed universitario docente e non docente (età: 18-55), forze armate e di polizia (18-55), penitenziari (18-55), luoghi di comunità (18-55), altri servizi essenziali (18-55).

Infine, nella quarta e ultima fase verrà vaccinato il resto della popolazione (over 16).

Come possiamo notare, la Regione Toscana si è allineata alle indicazioni ministeriali eludendo anch’essa la fondamentale connessione tra la persona disabile e chi le presta assistenza. Forse il Ministero della Salute e le Regioni dovrebbero iniziare porsi la seguente domanda: se si ammalasse la persona che presta assistenza ad una persona con disabilità grave, chi potrebbe sostituirla in questo ruolo? (Simona Lancioni)

 

 

* Rientrano nella definizione di estremamente vulnerabili, a prescindere dall’età, le persone interessate da: fibrosi polmonare idiopatica e altre patologie respiratorie gravi che necessitino di ossigenoterapia; malattie cardiocircolatorie; condizioni neurologiche (sclerosi laterale amiotrofica; sclerosi multipla; paralisi cerebrali infantili; pazienti in trattamento con farmaci biologici o terapie immunodepressive; miastenia gravis; patologie neurologiche disimmuni); diabete e altre endocrinopatie severe quali mordo di Addison; fibrosi cistica; insufficienza renale/patologia renale; grande obesità; malattie autoimmuni – immunodeficienze primitive; malattie cerebrovascolari; patologia oncologica e talassemica; sindrome di Down; trapianto di organo solido: in lista di attesa e sottoposti a trapianto emopoietico dopo 3 mesi dal trapianto ed entro 1 anno dalla procedura.

** Sono ricomprese nella categoria delle persone vulnerabili under 70 anni quelle la cui patologia rientra nelle seguenti aree: BPCO/asma/fibrosi polmonari/insufficienza respiratoria; malattie cardiocircolatorie; condizioni neurologiche; diabete e altre endocrinopatie severe; fibrosi cistica; HIV; insufficienza renale/patologia renale; ipertensione arteriosa; malattie autoimmuni/Immunodeficienze primitive; malattia epatica; malattie cerebrovascolari; patologia oncologica e talassemica; sindrome di Down; trapianto; grave obesità.

 

Ultimo aggiornamento il 12 Febbraio 2021 da Simona