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Un anno dopo: le persone con disabilità dell’Ucraina

Ad un anno esatto dall’inizio della guerra in Ucraina, che ha provocato la più grave crisi umanitaria in Europa dalla seconda guerra mondiale, è un dato di fatto che due milioni e settecentomila persone con disabilità presenti nel Paese prima del 24 febbraio 2022 sono state colpite in modo sproporzionato. Il Forum Europeo sulla Disabilità ha reso pubblico oggi un documento, realizzato con i propri partner dell’Ucraina, che evidenzia le numerose drammatiche sfide affrontate in quest’anno dalle persone con disabilità. Ne presentiamo una sintesi dei contenuti.*

Alcuni bambini e bambine con disabilità dell’Ucraina (©Reuters/Serhii Hudak).

Com’è ben noto, oggi, 24 febbraio, è passato esattamente un anno dall’inizio delle operazioni belliche in Ucraina, un anno in cui si è sviluppata una guerra che ha provocato la più grave crisi umanitaria in Europa dalla seconda guerra mondiale, con oltre 11 milioni di persone ucraine sfollate dalla propria terra.
Solo poche settimane dopo l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia avevamo segnalato l’avvio di una stretta collaborazione tra l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, e l’organizzazione CBM International, volta a garantire che le persone con disabilità e le loro organizzazioni di rappresentanza venissero supportate nel miglior modo possibile, sia per le esigenze più concrete di chi era rimasto nel Paese, sia per quelle di chi aveva potuto riparare in altri Stati. Ma non solo: tale iniziativa, infatti, non si è posta solo l’obiettivo di affrontare i bisogni immediati, ma anche di influenzare a medio-lungo termine la più ampia comunità umanitaria possibile, per rafforzare il movimento delle persone con disabilità in tutta la regione coinvolta. Si è trattato certamente di un modello del tutto nuovo di risposta umanitaria guidata da organizzazioni di persone con disabilità.

Producendo dunque un po’ di cifre, va detto che prima del 24 febbraio dello scorso anno, le persone con disabilità registrate in Ucraina erano più di 2 milioni e 700.000; successivamente l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha stimato che fino al mese di luglio dello scorso anno il 13% delle famiglie in fuga dal Paese avessero almeno un componente con disabilità.
Secondo dati aggiornati allo scorso mese di gennaio, il programma promosso dall’EDF e sostenuto da CBM International, aveva raggiunto in totale 29.559 persone, su 7.563 delle quali era stato anche possibile raccogliere dati disaggregati, registrando che tra esse il 55% erano persone con disabilità, il 53% donne e il 23% bambini.
A questo punto è quasi scontato evidenziare come un anno di guerra abbia colpito in modo sproporzionato le persone con disabilità dell’Ucraina, costringendole a fare i conti con barriere potenzialmente letali, quali la mancanza di alloggi accessibili, di piani di evacuazione inclusivi e di corridoi umanitari, oltre alla grave carenza di accesso alle informazioni e all’assistenza sanitaria. Una situazione ancor più preoccupante se si parla di persone che necessitano di maggiore sostegno, tra cui i bambini e le bambine con disabilità o quelle collocate in istituti residenziali.
Proprio oggi, 24 febbraio, dunque, insieme ai propri partner in Ucraina, ossia la NAPD (Assemblea Nazionale delle Persone con Disabilità, l’LS (League of the Strong, “Lega dei Forti”) e il KhlSR (Istituto di Ricerca Sociale di Kharkiv), l’EDF ha prodotto la prima sintesi di un rapporto di monitoraggio su cui si sta tuttora lavorando, un documento (disponibile in inglese a questo link) che offre una panoramica della situazione dei diritti delle persone con disabilità un anno dopo l’invasione, evidenziando le numerose sfide che esse hanno dovuto affrontare dall’inizio della guerra, molte delle quali richiedono certamente un maggiore adeguamento dei servizi di emergenza, per aderire agli standard di accessibilità e inclusione.
In collaborazione con l’EDF, presentiamo in anteprima a Lettori e Lettrici i contenuti di quel documento, soffermandoci innanzitutto sulle principali raccomandazioni rivolte in esso alle autorità centrali ucraine, per affrontare al meglio le sfide più critiche.

Quel che dunque si chiede venga attuato quanto prima è di:
° Adottare i requisiti minimi per l’accessibilità di case modulari e di rifugi per persone con disabilità, consultando in modo significativo le organizzazioni di persone con disabilità nei piani per la ricostruzione del Paese.
° Fornire formati alternativi di informazione rivolti alle persone in situazioni di emergenza, garantendo tra l’altro l’accessibilità dei siti web e di altre risorse digitali.
° Garantire che le persone con disabilità abbiano pari accesso a tutti i servizi umanitari che rispondono ai bisogni primari.
° Rendere disponibili servizi accessibili di trasferimento dei procedimenti giudiziari e di supporto individuale, per garantire l’accesso al sistema del cosiddetto “Tribunale Telematico”.
° Considerare le esigenze di bambini e bambine nell’àmbito dell’organizzazione del processo educativo, oltreché in vista della ricostruzione e del ripristino delle infrastrutture educative.
° Consolidare gli sforzi
 dello Stato ai fini della deistituzionalizzazione, creando servizi sociali a livello comunitario.
Tali raccomandazioni trovano origine da una serie di dati di fatto, a partire dalla grave carenza in termini di accessibilità dei rifugi e degli alloggi modulari temporanei.
Inoltre, sin troppo spesso le persone con disabilità dell’Ucraina non hanno accesso a informazioni vitali, a causa del mancato utilizzo del Braille, della Lingua dei Segni e dei sottotitoli o di un linguaggio facile da leggere e comprendere, per messaggi socialmente importanti. Basti pensare, per dirne solo una, alle persone con disabilità uditiva, che non possono essere rapidamente allertate sui raid aerei in arrivo.
Per quanto poi concerne i processi di amministrazione della giustizia e la garanzia del diritto alla tutela giudiziaria per le persone con disabilità, anche qui la guerra ha fatto la propria parte, con molti tribunali situati oggi nei territori occupati e molti altri temporaneamente chiusi, danneggiati o distrutti, cosicché le persone con disabilità che possono rivolgersi a una Corte di Giustizia sono esposte a viaggi lunghi e pericolosi, aggiungendo ulteriori problemi alle già presenti difficoltà strutturali dovute alla lunga durata e talora anche alla scarsa qualità con cui vengono condotti i procedimenti giudiziari stessi.

Bambini e bambine, donne e persone che vivono in istituti residenziali: a loro il documento dedica alcuni passaggi specifici.
Per quanto riguarda i bambini e le bambine, il documento sottolinea come la guerra ne abbia fortemente limitato l’accesso all’istruzione, anche perché, segnatamente, le strutture per gli sfollati interni dispongono di risorse tecniche e metodologiche assai scarse per garantire un’istruzione di qualità a coloro che abbiano esigenze di sostegno.
In generale, comunque, l’impatto della guerra è stato particolarmente critico per i bambini e le bambine con disabilità, come evidenziano i passaggi cui si dà maggiore rilevanza nel rapporto pubblicato oggi, vale a dire i bambini e le bambine con disabilità in cerca di rifugio, le famiglie affidatarie che cercano di riparare all’estero insieme a bambini e bambine con disabilità, l’evacuazione degli stessi dagli istituti e da ultimi, ma non ultimi, i gravi rischi di adozioni inappropriate e illegali.

Un altro gruppo di persone per le quali il già presente rischio di discriminazione e violenza è ulteriormente aumentato, sono le donne e le ragazze con disabilità.
In tal senso, come ha dichiarato Phillipa Tucker, coordinatrice del settore di EDF riguardante l’Europa Centrale e Orientale, «le donne con disabilità sanno bene di cosa hanno bisogno e vanno direttamente coinvolte nel lavorare con altri, per sviluppare le migliori soluzioni possibili per quanto le riguarda».

Un capitolo a sé, infine, viene dedicato alle persone con disabilità che vivono in strutture residenziali chiuse, molte delle quali sono purtroppo finite nei territori occupati oppure danneggiate o addirittura distrutte. In questi casi la mancanza di regole chiare e di risorse adeguate ha influito anche sulla qualità delle cure e dei servizi erogati ai residenti evacuati, causando il sovraffollamento delle strutture che ospitano gli sfollati, con carenza di personale e mancanza di assistenza medica per un residente su tre.
«Nonostante l’impatto negativo dell’approccio istituzionale alla riabilitazione e al sostegno delle persone con disabilità – affermano dall’EDF – e le condizioni di pericolo per la vita cui sono state esposte le persone che vivono negli istituti sin dall’inizio della guerra, sappiamo che le autorità ucraine sono impegnate nella ricostruzione di quelle strutture in prima linea e questo confligge con il nostro impegno in tutta Europa per il divieto di costruzione e ristrutturazione di istituti residenziali a favore del passaggio a un’assistenza di comunità. Le persone con disabilità, infatti, hanno bisogno di sostegno nella comunità per sentirsi indipendenti».

Vi è infine la parte del documento che più “guarda al futuro” ed è quella dedicata all’assoluta necessità di una ricostruzione postbellica nel segno dell’inclusiva.
«Le persone con disabilità – si legge in tal senso nel documento – non hanno solo bisogno di servizi o di sostegni umanitari individuali, ma anche che i loro bisogni fondamentali rientrino nel quadro dei piani generali riguardanti tutte le fasi della risposta umanitaria e della ricostruzione».
«Abbiamo davanti a noi una lunga, lunghissima strada per ricostruire il Paese – afferma Larysa Bayda, che dirige l’Assemblea Nazionale delle Persone con Disabilità dell’Ucraina – e già oggi stiamo pensando a come garantire l’inclusione della disabilità in tutti i piani e strategie nazionali e internazionali e come le organizzazioni pubbliche delle persone con disabilità possono contribuire a questi processi».
Su tali questioni l’EDF ha già delineato nell’estate dello scorso anno, insieme a SUSTENTO, l’organizzazione ombrello delle persone con disabilità in Lettonia, una serie di raccomandazioni rivolte sia al governo ucraino che alla più generale comunità umanitaria, per sostenere la ricostruzione di una società inclusiva e resiliente. Un documento, quest’ultimo, in cui si chiede ad esempio «di dare priorità all’accessibilità e all’universal design [“progettazione universale”, N.d.R.] fin dall’inizio della strategia di ricostruzione, da sviluppare in piena sinergia con la società civile, inclusa la partecipazione sostanziale delle persone con disabilità attraverso le loro organizzazioni rappresentative». (Stefano Borgato)

 

Ringraziamo André Felix per la collaborazione.

 

* Il presente testo è già stato pubblicato su «Superando.it», il portale promosso dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), e viene qui ripreso, con lievi adattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

Nella colonnina a destra del nostro articolo intitolato Vivere con una Malattia Rara sotto i bombardamenti (a questo link) è presente l’elenco dei contributi dedicati in quest’ultimo anno da «Superando.it» alla guerra in Ucraina e alla situazione delle persone con disabilità.

 

Vedi anche:

Sito dell’EDF – European Disability Forum.

Sito dell’EDF alla pagina specificamente dedicata alla situazione in Ucraina.

Sito di CBM International.

 

Ultimo aggiornamento il 24 Febbraio 2023 da Simona