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Uno sportello contro la violenza nei confronti delle donne con disabilità

Intervista a Rosalba Taddeini, presidente dell’Associazione Frida, a cura di Simona Lancioni

«Quando mi ha tirato la sedia in testa che avrei dovuto dire? Sono sfoghi così, del momento, si sa, gli uomini hanno queste punte di carattere, hai visto come sono fatti anche fisicamente? Sono un fascio di nervi ma deboli di stomaco, la sedia è volata perché non avevo tolto la cipolla dal sugo, c’aveva ragione lui, non la digerisce e poi sta male… Comunque ha funzionato, perché dopo la botta che ho preso la cipolla non l’ho più messa da nessuna parte.» (S. Dandini, Ferite a morte, Rizzoli, 2013, pag. 20)

L’Associazione Frida – Donne che sostengono donne è una Onlus (organizzazione non lucrativa di utilità sociale) che si è costituita nel marzo 2008. Essa opera per la prevenzione ed il contrasto della violenza contro le donne. Situata a Ponte a Egola, una frazione di San Miniato (PI), l’associazione svolge la sua  attività in Toscana, ed in particolare nel territorio del Valdarno Inferiore e dell’Empolese Valdelsa. Da quando ha iniziato ad essere operativa Frida ha accolto 125 donne vittime di violenza. A giugno 2013, con il Progetto Aurora, l’associazione aprirà uno sportello antiviolenza specificamente rivolto alle  donne con disabilità. Per quel che ne sappiamo si tratta di un’iniziativa unica in Italia. La cosa ci colpisce molto. Proviamo a saperne di più.

Frida Kahlo, La colonna spezzata, 1944
Frida Kahlo, La colonna spezzata, 1944

Come nasce il Progetto Aurora ed in cosa consiste?

Le recenti raccomandazioni dell’OCSE (Closing the gender gap – 2012) sottolineano l’importanza, a livello europeo, di approfondire il tema della violenza di genere nei confronti di donne disabili, fenomeno ancora oggi poco studiato e analizzato, e di studiare e mettere in atto strategie e interventi operativi idonei a contrastarlo. Il progetto Aurora nasce quindi nel solco di queste raccomandazioni al fine di comprendere e contrastare la violenza di genere ai danni di donne con disabilità.

Obiettivo del progetto è l’acquisizione di consapevolezza, da parte delle donne vittime di violenza domestica, dei propri diritti e sottrazione dalla “dipendenza dall’attività di cura” a tutto campo. La finalità è quella di riequilibrare la condizione di svantaggio femminile, rimuovere la multi discriminazione, creare uno spazio in cui esprimere liberamente il pensiero, il confronto, la crescita di consapevolezza delle donne con disabilità fisiche e sensoriali che vivono condizioni di violenze, abusi e violazione dei diritti umani.

Il target del progetto Aurora è costituito da:

  • donne con disabilità fisiche e sensoriali sottoposte alla violenza
  • donne con riduzione dell’autonomia fisica, mentale, sociale causata da violenza domestica
  • donne vittime di violenza sessuale coniugale: correlazione tra “l’attività di cura” e la sottomissione alla sessualità maschile.

Le principali attività previste sono:

– un’indagine conoscitiva pilota sul fenomeno della violenza domestica e sessuale nei confronti di donne disabili, che riguarderà la qualità delle risposte normative e sociali esistenti attraverso interviste qualitative ad operatori socio-sanitari, educativi e Forze dell’Ordine, e la conoscenza delle problematiche e necessità delle donne disabili vittime di violenza;

– la formazione per operatrici e operatori su violenza, salute, disabilità;

– l’apertura di uno sportello specializzato e dedicato all’accoglienza e al sostegno di donne disabili vittime di violenza domestica e sessuale, la cui apertura avverrà presso la sede dell’AIAS di Empoli a giugno 2013;

– la sensibilizzazione e l’informazione sul tema della violenza nei confronti delle donne con disabilità, anche attraverso convegni e iniziative pubbliche.

Quali differenze ci sono, se ci sono, tra un sportello antiviolenza rivolto alle donne senza disabilità ed uno rivolto alle donne con disabilità e/o anziane?

Tutte le donne vittime di violenza incontrano barriere che rendono spesso molto difficile il riconoscimento della violenza e l’avvio di un proprio percorso di fuoriuscita da essa. Le barriere culturali, la non consapevolezza dei propri diritti e la dipendenza economica costituiscono i principali ostacoli al processo di autodeterminazione ed emancipazione delle donne vittime di violenza. Per le donne disabili, tali barriere sono ancora più forti perché spesso la violenza è agita dalla stessa persona che si prende cura di lei, amplificandone quindi la condizione di dipendenza e subordinazione.

Rispetto alla metodologia di sostegno e di accoglienza delle donne vittime di violenza non esistono differenze sostanziali tra uno sportello rivolto a donne senza disabilità rispetto ad uno rivolto a donne con disabilità. Tuttavia, l’apertura di un servizio specifico può garantire:

– una maggior fruibilità del servizio da parte di donne con disabilità. Lo sportello sarà infatti aperto presso la sede dell’AIAS di Empoli, associazione molto conosciuta e facilmente accessibile per le donne con disabilità del territorio, che hanno inoltre la possibilità di poter accedere al servizio senza esplicitare a chi si prende cura di loro di rivolgersi ad uno sportello antiviolenza.

– la presenza di operatrici specializzate, oltre che sul fenomeno della violenza, anche sulla disabilità, sulle sue implicazioni, e sulle sue connessioni con la violenza. In tal modo si rende inoltre possibile un’efficace lavoro di rete con i servizi socio-sanitari e assistenziali di cui le donne con disabilità usufruiscono.

Potere darci qualche informazione sui profili delle utenti del vostro servizio e degli uomini che le hanno sottoposte a violenza?

Delle oltre 125 donne che si sono rivolte a Frida nei primi 5 anni di attività dell’associazione: il 68% è di nazionalità italiana, il 7% proviene da altri paese dell’Unione Europea e il restante 25% da altre parti del mondo; si sono rivolte a Frida donne di tutte le età, dai 17 agli oltre 80 anni; il 76% delle donne accolte ha uno o più figli; la maggior parte delle donne non ha un’occupazione o lavora in modo saltuario e non in regola.

Per quanto riguarda gli autori della violenza: nell’87% dei casi l’autore della violenza e il partner o l’ex partner, nel 10% dei casi è un parente e solo nel 3% dei casi è un conoscente; nel 76% dei casi l’autore è di nazionalità italiana; a fronte del 68% di donne di nazionalità italiana, è emerso come spesso l’autore della violenza sia italiano e abbia una relazione con una donna straniera sulla quale agisce violenza; anche gli autori della violenza possono essere di tutte le età, dai 20 a oltre 80 anni, e mediamente più anziani delle proprie compagne; la maggior parte degli uomini violenti non ha precedenti penali e non soffre di disturbi mentali e non è violento in altri contesti della propria vita.

Quali tipi di violenza avete riscontrato?

Nel 78% dei casi, le donne accolte da Frida sono vittime di più forme e tipologie di violenza (psicologica, fisica, sessuale, economica e/o stalking), ovvero di violenza domestica agita ad opera del partner; nel 13% sono vittime di violenza psicologica, nel 7% vittime di stalking, nel 2% sono vittime di violenza sessuale.

Nei vostri cinque anni di attività è già capitato che si siano rivolte a voi donne con disabilità? Quali riscontri vi hanno fatto cogliere questo bisogno specifico?

In 5 anni di attività si sono rivolte a Frida molte donne con problematiche e disturbi psico-fisici spesso conseguenti alla stessa violenza subita. Per quanto riguarda invece donne con disabilità pre-esistenti, sono solo poche le donne che si sono rivolte all’associazione. Tuttavia proprio perché siamo consapevoli che le donne con disabilità sono a più alto rischio di vittimizzazione, abbiamo riscontrato la necessità di attivare un servizio specifico che potesse favorire l’emersione del fenomeno.

Attraverso quali canali pensate di far conoscere questa iniziativa alle donne che potrebbero essere interessate?

I canali di sensibilizzazione e informazione attraverso i quali le donne con disabilità potranno venire a conoscenza del servizio saranno di due tipi:

–          canali indiretti, tramite la sensibilizzazione di Forze dell’Ordine, Servizi socio-sanitari e assistenziali, servizi educativi e scolastici, terzo settore

–          canali diretti, tramite la diffusione di materiale informativo che sarà distribuito nei luoghi frequentati dalle donne con disabilità (ambulatori, centri diurni …), campagne mediatiche (conferenze stampa, articoli di giornale …) e convegni ed eventi pubblici.

Come si accede al vostro servizio?

I servizi che Frida offre sono gratuiti e rivolti a tutte le donne. Frida dispone ad oggi di 5 sportelli Antiviolenza in 5 diversi Comuni del territorio e di un numero di telefono attivo 24 ore su 24 al quale le donne si possono rivolgere sia in caso di emergenza sia per poter richiedere informazioni. Con questo primo contatto inizia il percorso di accoglienza che potrà poi proseguire con colloqui volti alla rielaborazione della violenza e al sostegno nella fuoriuscita da essa.

Esiste una molteplicità di canali attraverso i quali le donne vengono a conoscenza dei servizi che Frida offre per poi prenderne personalmente contatto: Servizi Sociali, Forze dell’Ordine, conoscenti, campagne di sensibilizzazione, altre associazioni, Pronto Soccorso, personale medico, ecc. Tale molteplicità rispecchia l’importante lavoro di rete e di sensibilizzazione che Frida svolge.

In questi giorni Serena Dandini sta portando nei teatri lo spettacolo «Ferite a morte», una sorta di Spoon River per far rivivere le storie delle vittime di femminicidio, il cui ricavato andrà ai centri antiviolenza. In Italia sono 877 le donne uccise dal 2005 ad ottobre 2012 (fonte: Casa delle donne di Bologna), ma il nostro Paese non ha ancora preso serie misure di contrasto a questo fenomeno. L’associazione Frida sta per inaugurare un nuovo centro antiviolenza ad Empoli. Volete ricordare quali sono le attività svolte da un centro antiviolenza? Considerando che i centri antiviolenza hanno finanziamenti statali insufficienti ed irregolari, come pensate di finanziarvi?

L’associazione Frida ad oggi gestisce 5 sportelli antiviolenza e tra maggio e giugno aprirà lo sportello antiviolenza dedicato a donne disabili ad Empoli e inaugurerà il “Centro Antiviolenza Frida Khalo” a San Miniato, nel quale potranno inoltre essere ospitate donne vittime di violenza e figli/e minori in particolare situazione di disagio o pericolo. I Centri Antiviolenza sono prima di tutto luoghi di elaborazione politica e sociale, volti a far emergere, prevenire e contrastare la violenza di genere, restituendo alle donne la propria dignità e la consapevolezza dei propri diritti, accompagnandole nella riscoperta della propria identità, del proprio valore, delle proprie competenze, per ritrovare così il desiderio di un nuovo progetto di vita.

Nel rispetto delle linee guida internazionali, ogni Centro Antiviolenza offre servizi di accoglienza, ascolto e sostegno nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza e, dove possibile, ospitalità alle donne vittime di violenza e ai figli/e minori.  I Centri antiviolenza svolgono, inoltre, attività di consulenza psicologica e consulenza legale gratuite, gruppi di sostegno, formazione, sensibilizzazione e prevenzione sulla violenza, raccolta ed elaborazione di dati, orientamento ed accompagnamento al lavoro e all’autonomia sociale ed abitativa.

Tutte le attività promosse da Frida sono possibili grazie al ricorso a fonti di finanziamento pubbliche e private, sia nella forma della partecipazione a bandi, sia attraverso il costante e capillare lavoro di rete con i servizi e le istituzioni del territorio, nell’ottica di favorirne la sostenibilità.

Per approfondire:

Sito dell’Associazione Frida – Donne che sostengono donne contro la violenza di genere di Ponte a Egola, una frazione di San Miniato (PI).

Contro la violenza sulle donne, pagina del Gruppo donne UILDM che contiene diversi documenti in tema di violenza nei confronti delle donne disabili (ultimo aggiornamento: 03.05.2012).

Violence means death of the soul. Information kit. Supporto informativo finalizzato alla prevenzione della violenza nei confronti delle donne disabili realizzato da DPI Italia (Disabled Peoples’ International), [2003?]

Valutare per ricostruire contenuti e riformulare obiettivi. Il testo indaga il rapporto tra la donna con disabilità e il/la proprio/a assistente personale allo scopo di prevenire eventuali forme di violenza (ai danni della donna con disabilità) che potrebbero svilupparsi all’interno del rapporto stesso, [2003?].

Contro la sterilizzazione forzata di ragazze e donne con disabilità, Superando.it, 24.11.2009

D.i.Re. – Donne in Rete contro la violenza (ultimo aggiornamento: 08.042013)

NO MORE! Convenzione contro la violenza maschile sulle donne – femminicidio (ultimo aggiornamento: 25.10.2012).

Femminicidio Feminicide Feminicidio, blog di Barbara Spinelli (ultimo aggiornamento: 20.10.2012).

Zeroviolenzadonne.it (ultimo aggiornamento: 11.04.2013).

WAVE – Women against violence Europe (ultimo aggiornamento: 11.04.2013, lingua: ENG).

Codice etico per la stampa in caso di femminicidio, Femminismi e donne di Fano-Pesaro-Urbino, Femminismi.it, 01.05.2012.

Immagine e percezione della figura femminile nei media, di Cristina Gamberi (filmato, durata 19.12 min.), il filmato analizza la comunicazione dei media in tema di violenza sulle donne (25.11.2012).

Per le donne scriviamo un’altra storia, di Michela Murgia, il testo analizza la comunicazione in tema di violenza sulle donne (24.11.2012).

Le avventure di Atharu Amadu, samurai di Ales nell’amore tradito, di Michela Murgia, il testo analizza la comunicazione dei media in tema di violenza sulle donne (30.11.2012).

Nota: tutti i siti sono stati consultati in data 11.04.2013

Ultimo aggiornamento: 17.04.2013

Ultimo aggiornamento il 1 Ottobre 2013 da Simona